Verso un’economia sociale e solidale: quali pratiche economiche per un Mediterraneo di prosperità, sostenibilità e giustizia sociale?
Suggestioni tematiche: Relazione tra cultura produttiva e dello scambio nel Mediterraneo e economia sociale e solidale (ESS) / Potenzialità dell’ESS nella cooperazione economica inter-mediterranea e nella promozione di circuiti di sviluppo alternativi a quelli dominanti le relazioni Nord-Sud o Ovest-Est / Esempi di buone pratiche sulle due sponde del Mediterraneo
Obiettivo del dialogo: Promuovere l’ESS quale strumento di riscatto economico e sociale nella regione che rimetta insieme Nord e Sud senza attivare meccanismi di subalternità, insostenibilità o neocolonialismo; riflettere su quanto l’ESS possa contribuire all’integrazione euro-mediterranea
sintesi di Gabriele Vaccaro, Banca Etica (moderatore)
Hanno partecipato: Sarra el-Idrissi, attivista politica di Fez, Marocco, che lavora come coordinatore nazionale del progetto IESS! (Iniziative d’impiego in economia sociale e solidale) in Tunisia; Maria Peteinaki, ateniese, membro del partito greco Ecologist Greens, co-fondatrice di Alternative Tours of Athens e una delle promotrici del movimento degli orti urbani autogestiti; Benedito (Benè) Anselmo Martins de Oliveira, uomo di grande esperienza in economia sociale, cooperative, terzo settore, cooperative popolari, gestione collettiva, partecipazione, cooperazione e solidarietà, e attualmente Capo di gabinetto della SENAES (Segretariato nazionale di economia solidale del Ministero del Lavoro brasiliano).
Benè Martins de Oliveira ha messo in valore l’esperienza brasiliana di economia solidale come fenomeno diffuso e popolare, che ha seguito al periodo della dittatura. Un processo che ha avuto ed ha una valenza “politica” perché determina scelte a favore dei più poveri e a partire da loro, intesi come soggetto protagonista. Ha segnalato l’importanza dell’attività dei ricercatori delle università nel disporre di una solida base scientifica di analisi che alimenti una prospettiva di trasformazione della realtà. Questo si traduce poi in un forte impulso per realtà cooperative che partono da un retroterra culturale di matrice cristiano-sociale, sperimentato nelle comunità di base. Ha sottolineato che i numeri e i risultati della cooperazione sociale sono notevoli, se teniamo conto della popolazione brasiliana. Infine, l’attenzione e la sensibilità socioeconomica degli ultimi governi ha sicuramente favorito questo processo, che si è istituzionalizzato, favorendo un’economia solidale che si avvale delle relazioni di rete tra istituzioni pubbliche e società civile (secondo una metodologia di prassi/teoria/prassi).
Maria Peteinaki ha evidenziato esperienze e buone prassi sperimentate in direzione dell’economia solidale partendo dalla crisi economica e sociale che interessato la Grecia. La capacità di autorganizzazione che hanno manifestato molte iniziative cittadine, partendo da esigenze specifiche, ha servito da controaltare alla corruzione diffusa, e il cambio di prospettiva socioculturale ha permesso di arginarla. Ha raccontato della sua esperienza con: Alternative Tours of Athens, che mira a promuovere una visione e forme di turismo alternative della città attraverso la sua vita moderna, i giovani artisti e i movimenti sociali che sono emersi in questi ultimi anni; il suo impegno per beni comuni, eventi culturali urbani, rigenerazione della città e urbanistica partecipata, e decrescita; il suo coinvolgimento nel movimento degli orti urbani autogestiti.
Sarra el-Idrissi ha sottolineato il fatto che a un forte movimento sociale non corrisponde una risposta istituzionale adeguata; il tema dell’economia sociale sembra essere fortemente connesso alle realtà delle cooperative agricole, che necessiterebbero però di un quadro normativo di riferimento che al momento manca, e la cui assenza non facilita lo sviluppo del terzo settore.
Antonino Tavilla, portavoce del Distretto di Economia Solidale di Messina, è infine intervenuto per segnalare che le istituzioni nazionali ed europee hanno disatteso i propri documenti ufficiali che mettevano al centro dell’attenzione il Mediterraneo, e che – se fossero stati seguiti e valorizzati – avrebbero dato una risposta al fenomeno dell’immigrazione. Si è chiesto se le interlocutori greca e tunisina percepiscono questo “vuoto” istituzionale e politico dell’Europa rispetto a processi storici come l’immigrazione, cosa che rende di fatto più vulnerabile la stessa Europa. Nella loro risposta, Peteinaki e el-Idrissi hanno riconosciuto che c’è ancora un lungo cammino dal basso da compiere perché tali scelte strategiche possano diventare patrimonio comune per le istituzioni europee, che comunque si percepiscono ancora molto distanti.
La conclusione è che l’economia sociale può diventare un paradigma culturale, che mostra di compiere passi importanti in questa direzione; bisogna però ancora lavorare molto sul fronte delle reti economico/sociali sulle due diverse sponde del Mediterraneo. Agricoltura, turismo e cultura sono i fronti aperti, attraverso cui si possa immaginare un progetto politico che metta in luce i fallimenti del neoliberalismo e promuova un’economia per le persone, e non le persone per l’economia. Quindi, avanti con l’idea di cittadinanza euromediterranea, la necessità di valorizzare i fora esistenti anche attraverso canali web radio, e infine con i centri di ricerca in diretto contatto con la società civile, così come è avvenuto in Brasile.