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Sei in: Home1 / Speciali2 / Sabir Maydan3 / Sabir Maydan 20144 / I dialoghi5 / Incontro con l’equipe di progetto Mediterranea

Incontro con l’equipe di progetto Mediterranea

Moderatrice: Caterina Pastura, Mesogea

Intervengono:

Francesca Piro (ITA): medico, tra i fondatori di Progetto Mediterranea; responsabile dell’ufficiostampa

e della logistica a terra e in mare, gestisce i rapporti con le istituzioni.

Simone Perotti (ITA): scrittore e marinaio, è ideatore e fondatore di Progetto Mediterranea,

responsabile culturale e supervisore delle diverse attività della spedizione e comandante

dell’imbarcazione. / Video

 

Durante il dialogo fra Caterina Pastura e Francesca Piro, membro dell’equipaggio di Progetto Mediterranea, vengono presentati gli obiettivi e le caratteristiche del progetto.

Sintetizziamo la presentazione del progetto attraverso il messaggio portato dal video in cui interviene il fondatore Simone Perotti, conclusa la prima tappa che dall’Italia ha portato l’imbarcazione in Grecia (sintesi):

“Progetto Mediterranea ha prima di tutto un obiettivo culturale. Viaggiare per il Mediterraneo toccando ventinove Paesi in cinque anni in barca a vela non è semplice, ma è molto affascinante, perché in ognuno di questi luoghi cerchiamo di costruire, con l’aiuto di tutti, le condizioni per incontrare teste e pensieri. Solo il Mediterraneo ci pare infatti possa contribuire con nuove idee a superare quest’epoca di decadenza.

Molta della gente del Mediterraneo che incontriamo ha ancora lo sguardo ed il cuore rivolto a Nord e a Ovest. In Grecia, ad esempio, hanno messo in campo uno sforzo straordinario per entrare in Europa, poi per adeguarsi agli standard normativi europei, e adesso hanno terrore di dover uscire dall’Euro, e quindi sono tutti presi da questo orientamento a Nord-Ovest. Questo ha tolto energia, ha tolto sguardo verso il Sud e l’Est del Mediterraneo. La gente non sa che cosa avviene in Italia, in Spagna, in Turchia. Non sa perché i media ogni volta parlano con il filtro dell’Europa e non con quello del Mediterraneo. Una delle cose per esempio che noi non sapevamo è che la Grecia è attraversata dal tema del “doppio”. Questo ce l’ha detto Maurizio De Rosa, traduttore, esperto di letteratura che vive in Grecia, fine interprete della realtà culturale e sociale. Quello che un tempo era il grande mondo di lingua greca (da Costantinopoli alla Sicilia), si è ritrovato chiuso nei confini di un piccolo Paese e vive questo spaesamento di essere nato altrove, cresciuto anche culturalmente in Paesi europei, come Petros Markaris, che ha studiato in Germania, o Denys Zacharopoulos, grande esperto di arte, che è stato a lungo negli Stati Uniti e in Francia, che però hanno scelto di vivere nel proprio Paese di origine al termine di un lungo percorso. Questa molteplicità è uno degli elementi del Mediterraneo. L’identità del Mediterraneo, e lo impariamo miglio per miglio, non esiste se non in una chiave molteplice, ma in cui la molteplicità è ben diversa dalle “contaminazioni” che temiamo noi in Italia.

Abbiamo incontrato personaggi come Mario Strofalis, un rivoluzionario civile e sociale, un musicista che dirigeva un istituto di cultura, creava colonne sonore e musiche per pubblicità. Era uno che la crisi non la pativa. A un certo punto ha lasciato tutto per dare l’opportunità ai musicisti rimasti senza lavoro di continuare a suonare sul tema “della gratuità”: “Tanto non   tate lavorando, almeno suoniamo!” ha detto loro, e hanno occupato parcheggi abbandonati e

iazze, ha creato un festival per farli suonare, coinvolgendo anche cineasti e performers, costruendo l’Athens Art Network. Ha creato opportunità di lavoro con l’idea di costruire una nuova economia, e non di risolvere soltanto un problema occupazionale. Sono nati quindi il baratto, la banca del tempo e un movimento ampio, con effetti collaterali interessanti: nei quartieri dove si è tenuto questo festival, le tendenze neofasciste che attraversano la Grecia sono state agevolmente allontanate, più di come non fossero riusciti a fare la polizia o il governo. Quando gli abbiamo chiesto “ma cosa pensi ci sia di valore nel Mediterraneo, in quest’epoca di crisi?” ci ha detto: “Il tesoro sono i talenti delle genti del Mediterraneo, ed è su quello che noi dobbiamo recuperare. Il vero denaro, la vera ricchezza scaturirà da un nuova socialità, da una nuova economia, nella quale i talenti delle genti del Mediterraneo verranno messi in condizione di generare valore”.

La cattiva notizia è riscontrare che non c’è una cittadinanza attiva di tipo intellettuale. Gli intellettuali dovrebbero essere gli interpreti della crisi, puntare il dito nella direzione in cui dovremmo andare, trovare le soluzioni per reagire alla crisi, ma stanno perdendo questo treno. Non stanno facendo quello che fino alla cultura militante degli anni ’70 hanno sempre fatto. Cioè fare il lavoro più difficile, trovare il nuovo orizzonte. Questa mancanza di militanza e anche di interpretazione della crisi attraversa la Grecia, l’Italia e altri Paesi. Gli intellettuali sono assenti e stanno mancando un appuntamento con la Storia che è insito nella loro stessa figura.

Maria Peteinaki, portavoce dei verdi e presente nel mondo della protesta e delle occupazioni dei teatri, ci ha detto invece una cosa che mi piace riportare e cioè che questa crisi non è solo negativa. È una crisi che consente la comunicazione orizzontale tra le persone, che avevano smesso di parlare, consente il rinascere di luoghi di aggregazione e quindi in qualche modo favorisce gli anticorpi necessari per la costruzione di un nuovo sistema sociale. Ed è questo un elemento particolarmente importante, perché nel Mediterraneo c’è sempre stato questo dialogo orizzontale, da cui ha sempre tratto gli elementi di forza per poter esprimere il proprio valore.

Petros Markaris, narratore, famoso in tutto il mondo per una serie di romanzi noir che mettono al centro la crisi, ha messo l’accento su una cosa drammatica: l’insorgenza dei nuovi fascismi. La crisi è il terreno di cultura ideale di questi nuovi fascismi, perché offre l’opportunità di poter trovare nella violenza, nella prevaricazione, nell’indicazione del migrante come la causa di tutti i problemi, nei nuovi nazionalismi, lo sfogo di una condizione di disagio. Tendenze simili dilagano anche in altri Paesi europei, soprattutto nella fascia meridionale. Denys Zacharopoulos su questo punto ha un’idea diversa. A suo parere, il vero rischio di nuovo fascismo sono i fondamentalismi: “Il fascismo classico per essere votato deve avere una faccia presentabile che lo depotenzia, mentre i nuovi fascismi, cioè l’espressione di violenza e intolleranza contro chi è diverso, sono rappresentati dal fondamentalismo, che dilaga in una buona parte del mondo islamico, e che pur costituendo una minoranza, produce effetti superiori a quelli che ci si aspetterebbe da una minoranza.”

Kostas Koutsourelis, poeta molto acuto, ci ha colpito per una cosa del tutto diversa: quando si parla di Mediterraneo, si pensa sempre a qualcosa che ha davvero tanti elementi in comune, ed è un peccato che non agisca in maniera unitaria. La stessa natura del nostro viaggio è animata da questo. Siamo convinti che in quest’area di 29 Paesi vi sia un elemento di omogeneità superiore a ciò che divide, e che questa cittadinanza del Mediterraneo possa e debba compiersi, per arrivare un giorno agli Stati Uniti del Mediterraneo, che dialogano con l’Europa, e l’Italia può essere parte di entrambe, con un ruolo guida. Koutsourelis aggiunge: “Certo ci sono degli elementi di unione nel Mediterraneo, siamo più fratelli tra noi che con i danesi, certo abbiamo la possibilità di costruire una società non fondata sull’economia come è stato per l’Europa e quindi fasulla, di plastica. Ma, attenzione, ci sono anche moltissime cose che ci dividono.” Il metodo per individuarle sarebbe costruire un catalogo delle differenze, disinnescare ciò che ci divide e andare alla ricerca di un’identità del Mediterraneo.

Identità che va costruita. Va costruito un nuovo modello del Mediterraneo. “Senza questo nuovo modello, dice Koutsourelis, non può esistere una cittadinanza del Mediterraneo e quindi non può esistere un percorso di unione tra popoli che oggi sono divisi”. Gianluca Solera, che è lì con voi, ci ha regalato una bellissima definizione: Progetto Mediterranea tende ad unire con un filo rosso, con una scia, quello che i poteri forti dell’economia, della politica e della finanza vorrebbero mantenere diviso, cioè i popoli e le regioni del Mediterraneo. Da questo punto di vista, chi fa questo lavoro di unire e di fare cittadinanza è tecnicamente un soggetto che fa un’azione illegale. Si riferiva Gianluca ad uno dei temi che gli è più caro: legalità e giustizia non sempre vanno mano nella mano in questa epoca. Ciò che è illegale è sovente anche ciò che è giusto.

Non so se siamo illegali. Certamente questo viaggio prosegue, perché noi stiamo cercando le idee, stiamo cercando i pensieri, che forse domani renderanno quest’identità del Mediterraneo più tangibile, e quindi un’unione dei Paesi che ne fanno parte più possibile”.

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✨ Come leggere le interconnessioni tra giustizia ✨ Come leggere le interconnessioni tra giustizia sociale ed economica con una prospettiva decoloniale? ✨

Il nostro recente evento "Un'idea di futuro: Decolonizzare gli immaginari", tenutosi in occasione dell'assemblea annuale COSPE al Castello dell’Acciaiolo di Scandicci, ha acceso i riflettori su temi cruciali.

Abbiamo esplorato due momenti di profonda riflessione:

"Decolonizzare la Palestina": un dialogo essenziale per una nuova narrativa sulla questione israelo-palestinese, con Somdeep Sen e Anna Maria Selini.

"I HEAR YOUR SILENCE": un approfondimento sull'attivismo queer tra cinema e fotografia, con la presentazione della fanzine frutto del progetto FADA sostenuto da COSPE in Tunisia, e gli interventi di Daniela Sala, Mustapha Gharbi, Barbara Caponi e Claudia Ambu.
Rivivi questi momenti di confronto e scoperta.

@ssen03 @a_se_li @gharbimustapha @alasaleinad @giabiv @fadacollective @lovemyway_aps @ireoscomunitaqueer @florencequeerfestival
@florencemustact @iparticipate_it @arci.firenze@cgil_firenze @anpifirenze @Vanessanakate1
È di ieri sera la notizia che alcuni aiuti umanit È di ieri sera la notizia che alcuni aiuti umanitari entreranno nella Striscia di Gaza, ma nel frattempo continuano a cadere le bombe.

Finché non ci sarà la fine dell’occupazione, finché non ci sarà giustizia, non ci sarà alcuna pace possibile.

Quelle stesse bombe ieri si sentivano cadere a poca distanza dal valico di Rafah, dove si trovava la delegazione #CarovanaSolidale composta da parlamentari, organizzazioni della società civile, giornalistɜ e giuristɜ.

#GazaOltreilConfine #Stopcomplicity
@aoicooperazione | @arcinazionale | @assopacepalestina

(Video: Daniele Napolitano / Chiara Ercolani)
Quest'anno non siamo fisicamente lì, davanti al v Quest'anno non siamo fisicamente lì, davanti al valico di Rafah, ma i nostri corpi e i nostri pensieri sono sempre a Gaza.

Anche COSPE aderisce alla Carovana solidale #GazaOltreIlConfine per chiedere l'intervento immediato del governo italiano per scongiurare altre morti e fermare l'annessione totale della Striscia.

Chiediamo al governo Meloni di non essere complice. Chiediamo all’Europa di non essere complice.

Non possiamo restare a guardare mentre si prepara un altro massacro.

Basta complicità.

#CarovanaRafah @aoicooperazione @arcinazionale @assopacepalestina

(Foto: Daniele Napolitano / Chiara Ercolani)
Si chiudono due giorni importanti per COSPE, grazi Si chiudono due giorni importanti per COSPE, grazie a tutte le persone che sono al nostro fianco e fanno parte di una comunità condivisa di valori, di azioni, di alleanze e di supporto!

Un ringraziamento allɜ speaker e allɜ organizzazioni che, insieme a noi, ieri hanno reso possibile l’incontro dedicato alla decolonizzazione dei nostri immaginari, un percorso e una riflessione che guida anche il futuro della nostra associazione.
@ssen03 @a_se_li @gharbimustapha @alasaleinad @giabiv @fadacollective @lovemyway_aps @ireoscomunitaqueer @florencequeerfestival
@florencemustact @iparticipate_it @arci.firenze @cgil_firenze @anpifirenze

Un grazie va anche a tutte le persone che oggi hanno preso parte all’assemblea dellɜ sociɜ in cui abbiamo anche condiviso e discusso il nuovo piano strategico della nostra associazione. 

Con noi anche Claudia Sereni, sindaca del @Comunediscandicci
@Vanessanakate1 attivista ugandese di Fridays For Future che ci ha condiviso un potente videomessaggio e @micaelafrulli che ci ha restituito una testimonianza diretta dalla Carovana solidale in viaggio verso il valico di Rafah per denunciare ancora una volta la drammatica situazione in cui versa la popolazione palestinese e chiedere lo stop al genocidio. Pur non partecipando direttamente, come lo scorso anno, anche noi di COSPE aderiamo e sosteniamo la delegazione italiana, insieme alla rete di @aoicooperazione @arcinazionale e @assopacepalestina

Scegliamo ogni giorno da che parte stare e facciamolo insieme #togetherforchange
“Questo silenzio ci uccide, come i missili israe “Questo silenzio ci uccide, come i missili israeliani”, Wael Al-Dahdouh, Al Jazeera a Gaza. 

Oggi, nel giorno in cui ricorre la Nakba, eravamo in piazza al presidio organizzato da @amnestyitalia 

Insieme a tante altre realtà della società civile continuiamo a chiedere lo stop al genocidio perpetrato da Israele contro la popolazione palestinese nella nella Striscia di Gaza!

@greenpeace_ita @aoicooperazione @assopacepalestina @actionaiditalia @_articoloventuno_ @terredeshommesitalia @sbilanciamoci
Con profondo dolore abbiamo appreso della morte im Con profondo dolore abbiamo appreso della morte improvvisa di Ali Rashid, avvenuta ieri. 

Figura autorevole e al tempo stesso profondamente umana, Ali ha rappresentato per moltɜ — anche per noi di COSPE — un punto di riferimento imprescindibile nella comprensione e nella difesa dei diritti del popolo palestinese. 

È stato un raro esempio di coerenza, chiarezza e coraggio. Lucido nelle analisi, sereno nei toni, fermo nelle sue posizioni pacifiste, è sempre stato in grado di denunciare le gravi responsabilità storiche e attuali dello Stato di Israele, della comunità internazionale e dei paesi arabi, senza mai giustificare o legittimare il ricorso alla violenza da nessuna delle parti coinvolte. 

Molti anni fa gli proponemmo con gratitudine di diventare Socio Onorario di COSPE, un riconoscimento che accettò con umiltà e affetto, a testimonianza del legame che ci univa nei valori e nelle battaglie comuni. 

Oggi, 15 maggio, nella giornata della Nakba durante il presidio per Gaza, organizzato da Amnesty International davanti alla Farnesina, ricorderemo Ali e il suo impegno. Sarà il nostro modo per dirgli grazie, per onorare la sua memoria, per rilanciare il suo messaggio di giustizia, umanità e speranza.
🌱 In molte comunità rurali le donne sono al ce 🌱 In molte comunità rurali le donne sono al centro della produzione e del sostentamento delle loro famiglie, come ci ha raccontato Patricia Uchuari, una giovane donna che produce caffè biologico a Palanda, nell’Amazzonia meridionale dell’Ecuador. 

Con il suo lavoro Patricia si occupa anche di coordinare un gruppo di donne per rafforzare l’economia locale e produrre caffè di alta qualità con pratiche agro-ecologiche più sostenibili! ☕ 

🫱🏻‍🫲🏿 Per un futuro di maggiore equità e di giustizia per tutte le donne, in Italia e nel mondo, scegli COSPE per il tuo 5x1000. Scrivi con noi storie di futuro contro le disuguaglianze di genere. Nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il nostro codice fiscale: 9400 857 0486.
Scarica il promemoria, link in bio!

© Video e foto: @pietropaolini @terraprojectnet
“Di fronte all’orrore che si consuma ogni gior “Di fronte all’orrore che si consuma ogni giorno a Gaza (più di 50mila morti ad oggi), il silenzio non è più un’opzione. Le immagini che arrivano dalla Striscia, i racconti dei sopravvissuti, i corpi dei bambini estratti dalle macerie, gli ospedali ridotti in cenere e le famiglie cancellate dalla violenza armata non possono essere derubricati a “effetti collaterali” di una guerra. Sono le prove di una tragedia umanitaria e politica, che la storia giudicherà come un crimine contro l’umanità

Chiediamo alla Presidente Meloni e al Governo italiano di rompere immediatamente il silenzio e assumersi le proprie responsabilità davanti al diritto internazionale e alla coscienza civile del nostro Paese. 

La neutralità di fronte a un massacro non è equidistanza: è complicità. Le parole non bastano più. È il tempo di atti concreti” Anna Meli, Presidente COSPE

➡️ Leggi l’appello completo sul nostro sito
Venerdì 16 maggio ti aspettiamo per un doppio app Venerdì 16 maggio ti aspettiamo per un doppio appuntamento con attivistɜ dall’Italia e dal mondo: 𝗨𝗻'𝗶𝗱𝗲𝗮 𝗱𝗶 𝗳𝘂𝘁𝘂𝗿𝗼: 𝗱𝗲𝗰𝗼𝗹𝗼𝗻𝗶𝘇𝘇𝗮𝗿𝗲 𝗴𝗹𝗶 𝗶𝗺𝗺𝗮𝗴𝗶𝗻𝗮𝗿𝗶

🔵 Ore 17.00 - 𝗗𝗘𝗖𝗢𝗟𝗢𝗡𝗜𝗭𝗭𝗔𝗥𝗘 𝗟𝗔 𝗣𝗔𝗟𝗘𝗦𝗧𝗜𝗡𝗔:
𝘜𝘯𝘢 𝘯𝘶𝘰𝘷𝘢 𝘯𝘢𝘳𝘳𝘢𝘵𝘪𝘷𝘢 𝘱𝘦𝘳 𝘭𝘢 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘪𝘴𝘳𝘢𝘦𝘭𝘰-𝘱𝘢𝘭𝘦𝘴𝘵𝘪𝘯𝘦𝘴𝘦
Somdeep Sen, professore associato in Studi sullo Sviluppo Internazionale presso la Roskilde University in Danimarca dialoga con la giornalista Anna Maria Selini, autrice del podcast “Palestina- Israele. La guerra dei giornalisti” per @altreconomia

👉 L’ingresso è gratuito, ma è consigliata la prenotazione: link in bio, nelle storie o su 𝗰𝗼𝘀𝗽𝗲.𝗼𝗿𝗴

📆 Castello dell’Acciaiolo (Via Pantin, 63, Scandicci - FI)

Evento organizzato da COSPE in collaborazione con @arci.firenze, @anpifirenze, @cgil_firenze e con @florencemustact @iparticipate_it

A seguire:

🔵 Ore 19.00 - 𝗜 𝗛𝗘𝗔𝗥 𝗬𝗢𝗨𝗥 𝗦𝗜𝗟𝗘𝗡𝗖𝗘: 
𝘈𝘵𝘵𝘪𝘷𝘪𝘴𝘮𝘰 𝘲𝘶𝘦𝘦𝘳 𝘵𝘳𝘢 𝘤𝘪𝘯𝘦𝘮𝘢 𝘦 𝘧𝘰𝘵𝘰𝘨𝘳𝘢𝘧𝘪𝘢
🇵🇸 𝗦𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗶𝗹 𝗺𝗼𝗻𝗱𝗼 𝗚𝗮𝘇𝗮 𝗺𝘂𝗼𝗿𝗲. 𝗦𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗚𝗮𝘇𝗮 𝘀𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗻𝗼𝗶 𝗮 𝗺𝗼𝗿𝗶𝗿𝗲. 𝗡𝗼𝗶 𝗶𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮𝗻𝗶, 𝗲𝘂𝗿𝗼𝗽𝗲𝗶, 𝘂𝗺𝗮𝗻𝗶. 

Continuiamo a mobilitarci e a dare voce alla società civile palestinese. In questo intervento Gianni Toma, vice presidente COSPE legge alcuni passaggi della lettera che il Consiglio delle Organizzazioni Palestinesi Per i Diritti Umani (PHROC) - di cui cui fanno parte anche i nostri partner AlHaq e JLAQ, due organizzazioni palestinesi impegnate nei diritti umani - ha inviato alla Consigliera Speciale ONU per la Prevenzione dei Genocidi, Virgina Gamba. 

#Gazalastday #ultimogiornodigaza @gazalastday Che sia un diluvio.
Siamo presenti in Palestina dalla fine degli anni Siamo presenti in Palestina dalla fine degli anni ’90, fianco a fianco con la società civile palestinese. In questi anni abbiamo costruito legami forti e continuiamo ogni giorno ad ascoltare e raccogliere le loro voci.

Con l’iniziativa “Ultimo giorno di Gaza”, vogliamo amplificarle. Perché questo silenzio, questa inazione della comunità internazionale – e delle stesse Nazioni Unite – non sono più accettabili.

@anna.meli68 legge un passo di un documento della Palestinian Women Workers Society For Development (@pwwsd.women.rights), storica associazione femminista palestinese, redatto dopo 100 giorni dall’aggressione su Gaza, e purtroppo molto attuale ancora oggi…

#ultimogiornodigaza #gazalastday @gazalastday
Ti aspettiamo il 16 maggio! Doppio appuntamento co Ti aspettiamo il 16 maggio! Doppio appuntamento con attivistɜ dall’Italia e dal mondo.

📆 Castello dell’Acciaiolo (Via Pantin, 63, Scandicci - FI)

🔵 Ore 19.00 - 𝗜 𝗛𝗘𝗔𝗥 𝗬𝗢𝗨𝗥 𝗦𝗜𝗟𝗘𝗡𝗖𝗘:
𝘈𝘵𝘵𝘪𝘷𝘪𝘴𝘮𝘰 𝘲𝘶𝘦𝘦𝘳 𝘵𝘳𝘢 𝘤𝘪𝘯𝘦𝘮𝘢 𝘦 𝘧𝘰𝘵𝘰𝘨𝘳𝘢𝘧𝘪𝘢
Presentazione della fanzine "I Hear Your Silence", un progetto del collettivo FADA sostenuto da COSPE in Tunisia. La fanzine, nata come reportage fotografico sull'attivismo queer in Tunisia, Libano e Giordania, racconta la resistenza delle comunità queer nella regione MENA, con testi del giornalista giordano-palestinese Hasan Kilani e fotografie di Daniela Sala.

▪️ Daniela Sala (in collegamento)
▪️ Mustapha Gharbi, presidente dell’associazione @mawjoudin_we_exist Tunisia
▪️ Barbara Caponi, @florencequeerfestival e @ireoscomunitaqueer
▪️ Claudia Ambu, @lovemyway_aps

Modera Giacomo Alberto Vieri, @florencemustact

Aperitivo a seguire.

👉 L’ingresso è gratuito a entrambi i talk, ma è consigliata la prenotazione - link in bio!
🔴 Aiutaci a realizzare attività di supporto ps 🔴 Aiutaci a realizzare attività di supporto psico-sociale, soprattutto per donne e bambinɜ. A Gaza la popolazione civile, sfollata e sotto le bombe, è stremata, come ci ha raccontato il nostro collega Ibrahim*
𝗗𝗼𝗻𝗮 𝗼𝗿𝗮 👉 link diretto in bio e nelle storie.

*𝘯𝘰𝘮𝘦 𝘥𝘪 𝘧𝘢𝘯𝘵𝘢𝘴𝘪𝘢 𝘱𝘦𝘳 𝘵𝘶𝘵𝘦𝘭𝘢𝘳𝘦 𝘭𝘢 𝘱𝘳𝘪𝘷𝘢𝘤𝘺 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘱𝘦𝘳𝘴𝘰𝘯𝘦 𝘤𝘰𝘪𝘯𝘷𝘰𝘭𝘵𝘦
38.000 PERSONE HANNO GIÀ FIRMATO LA PETIZIONE. FA 38.000 PERSONE HANNO GIÀ FIRMATO LA PETIZIONE. FALLO ANCHE TU. 

Zero minuti. Zero dibattiti.
Zero democrazia.

Questo silenzio è intollerabile. Il referendum è un diritto costituzionale, sancito dall’art. 75, e rappresenta l’unico strumento di democrazia diretta previsto dalla nostra Costituzione.

Garantire ai cittadini una corretta e completa informazione sui quesiti referendari è un dovere della televisione pubblica. È, prima ancora, una garanzia democratica.

Oscurare deliberatamente il referendum significa negare ai cittadini la possibilità di scegliere consapevolmente. Significa calpestare il diritto all’informazione. Significa indebolire il patto democratico su cui si fonda la Repubblica.

STOP CENSURA SUI REFERENDUM!

Firma ora nelle storie
🎬 Proiezione del documentario Juntas 📍 Vener 🎬 Proiezione del documentario Juntas
📍 Venerdì 9 maggio – ore 21:00
📌 Spazio Polaresco – Bergamo

COSPE presenta Juntas all'interno della rassegna "Ecofemminismo comunitario" a Bergamo. Il docufilm della regista colombiana Ana Cristina Ayala, che racconta la storia dell’associazione "Tejedoras de Vida del Putumayo" e dell’impegno delle sue fondatrici per la difesa dei diritti umani e del territorio.

Un racconto di coraggio, cura e resistenza femminile, parte del percorso Ecofemminismo Comunitario a cura di @legambiente_bergamo.

Guarda il trailer completo nelle storie

Intervengono:
Pamela Cioni, responsabile comunicazione COSPE
Elisa Aste e Fatima Muriel in collegamento dalla Colombia.

🎟️ Ingresso gratuito | Prenotazione obbligatoria su: www.legambientebergamasca.it

#TogetherForChange #Juntas #DirittiUmani #Ecofemminismo #Colombia #TejedorasDeVida  @lacittadellemille @politeia_bg @spazio_polaresco @cospe_americalatina
𝟯 𝗺𝗮𝗴𝗴𝗶𝗼 - 𝗚𝗶𝗼𝗿𝗻𝗮𝘁𝗮 𝗠𝗼𝗻𝗱𝗶𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗟𝗶𝗯𝗲𝗿𝘁𝗮̀ 𝗱𝗶 𝗦𝘁𝗮𝗺𝗽𝗮

Viktoriia Roshchyna, ucraina e Fatima Hassouna di Gaza sono solo due delle giornaliste uccise nel 2025. 

Nella sola Gaza dal 7 ottobre 2023, per il Committee to protect journalists (@committeetoprotectjournalists), le vittime sono 176, ma secondo altri studi questo numero sale a oltre 230. I numeri sono incerti e sicuramente al ribasso. Ciò che è certo è che a Gaza è stato ucciso il numero più alto di giornalistɜ che si sia mai registrato. 

Più di ogni altra guerra, più della somma dellɜ giornalistɜ uccisɜ durante alcuni tra i conflitti più recenti: la guerra civile americana, la Prima e Seconda guerra mondiale, la guerra in Corea, quella in Vietnam, in Jugoslavia e in Afghanistan dopo l’11 settembre (fonte: @costsofwar)

La deliberata scelta politica di colpire lɜ operatorɜ dell’informazione ha un obiettivo ben preciso: provare a invisibilizzare un intero popolo, silenziando la voce di chi racconta al mondo ciò che sta accadendo impunemente sotto ai nostri occhi.

Non dimentichiamoci di tutti i giornalistɜ che hanno pagato con la vita il prezzo della verità. Non normalizziamo tutto questo. Non possiamo accettarlo. Non a Gaza, non in Ucraina, non in nessun altro conflitto.
✨ In Italia e nel mondo ci impegniamo per promuo ✨ In Italia e nel mondo ci impegniamo per promuovere l’accesso al lavoro e la libertà delle donne, creatrici di vita, di impresa e di opportunità. 

Un esempio? In Tunisia l’ingegneria tessile e il recupero di abiti usati incontrano la moda! Nesrine Khalifa Mansour ha creato uno spazio comunitario e cooperativo: @maison ness

Grazie alla sua idea di impresa - che valorizza l’artigianato e la sartoria tradizionali - l’innovazione passa anche attraverso il riuso. 

♻️ Nesrine recupera abiti e tessuti usati e dà loro nuova vita. Tra design e innovazione, semplici pezzi di stoffa diventano nuovi capi e riacquistano valore, esempi concreti di consumo responsabile.

Sostieni insieme a noi il lavoro di giovani donne imprenditrici come lei che portano avanti un’economia sociale e solidale. 

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In memoria di David Solazzo, collega e amico In memoria di David Solazzo, collega e amico
La nostra solidarietà va alla redazione di @presa La nostra solidarietà va alla redazione di @presadirettarai oggetto di un esposto da parte del deputato Carlo Giovanardi, l’avvocato Iuri Maria Prado e il semiologo Ugo Volli. Secondo l’esposto, la puntata andata in onda domenica su Rai 3 con un reportage e un approfondimento su Gaza, peccava di parzialità. L’ennesimo attacco alla libertà di stampa o, meglio, un atto intimidatorio come lo definisce anche @u.si.g.rai il sindacato Rai, ammantato dall’accusa di antisemitismo. Siamo abituati ormai a questa retorica e a una narrativa che non permette scarti dal racconto ufficiale. Ma la puntata di Presa diretta è stata puro servizio pubblico, doveroso e puntuale per raccontare quello che sta accadendo a Gaza, con voci indipendenti. Una guerra questa che pur sotto gli occhi di tutti non riesce ad essere davvero raccontata dato che ancora la stampa internazionale è interdetta dalla Striscia. Un plauso quindi a quei giornalisti e giornaliste che mettono a disposizione la loro professionalità per raccontare i fatti. Che a volte comunque non bastano.

Solidarietà dunque a Riccardo Iacona e alla sua redazione.

Immagine di @presadirettarai
COSPE aderisce a #ultimogiornodigaza #gazalastday COSPE aderisce a #ultimogiornodigaza #gazalastday

𝟵 𝗺𝗮𝗴𝗴𝗶𝗼 – 𝗟’𝗘𝘂𝗿𝗼𝗽𝗮 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗿𝗼 𝗶𝗹 𝗴𝗲𝗻𝗼𝗰𝗶𝗱𝗶𝗼

Il 9 maggio è la Giornata dell’Europa: ma è anche l’ultimo giorno di Gaza. Perché il tempo sta finendo, per questa terra nostra. Questa terra del Mediterraneo, il mare che ci unisce.
Per questo, in quella giornata in cui ci chiediamo chi siamo, vi chiediamo di parlare di Gaza, di farloovunque vorrete. E di farlo, tutte e tutti, sulla rete: su siti, canali video, social. E sempre con l’hashtag#GazaLastDay, #UltimogiornodiGaza.

Senza il mondo Gaza muore. Ed è altrettanto vero che senza Gaza siamo noi a morire. Noi, italiani, europei, umani.

Per rompere il silenzio colpevole useremo la rete, che è il solo mezzo attraverso cui possiamo vedere Gaza, ascoltare Gaza, piangere Gaza. Perché possano partecipare tutte e tutti, anche solo per pochi minuti. Anche chi è prigioniero della sua casa, e della sua condizione: come i palestinesi, i palestinesi di Gaza lo sono. Perché almeno stavolta nessuna autorità e nessun commentatore allineato possa inventarsi violenze che occultino la violenza: quella fatta a Gaza.

Sulla rete, e non solo. Per chi vuole mettere in rete ciò che succede nelle piazze e nelle comunità che si interrogano, assieme, su come fermare la strage.

Con la consapevolezza che noi siamo loro. E che a noi – italiani ed europei - verrà chiesto conto della loro morte. Perché a compiere la strage è un nostro alleato, Israele. Per ripudiare l’Europa delle guerre antiche e contemporanee, per proteggere l’Europa di pace nata da un conflitto mondiale, esiste un solo modo: proteggere le regole, il diritto, e la giustizia internazionale. E soprattutto guardarci negli occhi, e guardarci come la sola cosa che siamo. Umani.

Aggiungiamo tutte le parole che vorremo usare all’hashtag #ultimogiornodigaza #gazalastday.
Senza scomunicarne nessuna, senza renderne obbligatoria nessuna. Per chiamare le cose con il loro nome.
Ora è il momento di costruire una rete di senza-potere determinati a prendere la parola. E il 9 maggio è la prima tappa di una strada assieme.
Perché la strage, perché il genocidio, abbiano fine. Ora.
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