La piazza mediterranea dopo le rivoluzioni: ci può rendere ancora liberi?

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“LA PIAZZA MEDITERRANEA DOPO LE RIVOLUZIONI: CI PUÒ RENDERE ANCORA LIBERI?”

Moderatore: Fabio Laurenzi, Presidente COSPE

Intervengono:

Mahmoud Hassan (EG): scrittore, produttore televisivo e attivista politico alessandrino, la sua novella “The Remaining Stories of What Happened” ha vinto nel 2012 il premio The Egyptian Cultural Palaces. Membro dei “Fratelli Musulmani” fino al 2005, ha poi assunto un orientamento laico e di sinistra.

Costis Triandaphyllou (GR): artista visuale poliedrico, poeta e attivista ateniese. È regista del film “Saga of a City”. È stato uno degli animatori del gruppo Direct Democracy di piazza della Costituzione (Plateiós Syntagmatós), e collabora con la rivista di critica sociale Protagma.

Mohcine Hammane (MAR): rappresentante della rete Chabaka di Tangeri, che lavora su diritti del lavoro, migrazione e gioventù. Ha partecipato al Movimento 20 febbraio 2011, è membro del Consiglio dei diritti umani di Tangeri e collabora con associazioni spagnole sullo sviluppo sociale.

Il dialogo viene introdotto dal moderatore Fabio Laurenzi, presidente COSPE, che pone come tema principale “la piazza”, e chiede come possa essere ancora strumento di partecipazione e libertà per il futuro, invitando a far emergere, da questo confronto, qual è stato il valore della piazza per gli ospiti presenti, e che peso potrà avere nel futuro, dato che SABIRMaydan vuole essere in sè una piazza, un luogo di confronto e conoscenza che metta insieme le due sponde del Mediterraneo.

Costis Triandaphyllou, artista, poeta e regista che vive e lavora tra Atene e Parigi, reagisce a questa sollecitazione mostrando un video sulle manifestazioni di piazza Syntagma, dove i cittadini scesi in piazza hanno affermato la loro profonda inquietudine e collera per la situazione sociale e politica che li circonda. “Se ci uniamo tutti insieme possiamo cambiare le cose; siamo qui in piazza perché noi sappiamo quali sono le soluzioni dei nostri problemi; le soluzioni risiedono in noi stessi”: recitano gli slogan di piazza Syntagma. Dopo la proiezione del video, Costis descrive la situazione attuale in Grecia e in generale nella regione attraverso un testo poetico, il cui titolo è “Ponte mediterraneo di comunicazione e lotta”. Afferma che per creare un ponte sul Mediterraneo, bisogna iniziare ristabilendo dei rapporti coi nostri vicini, ristabilendo uno spirito di comunità nei nostri quartieri. Secondo l’artista, dobbiamo partire dalle nostre esperienze di lotta e rifarci ad una memoria storica: ci sono stati momenti fondanti nella nostra società, partiti dall’iniziativa di movimenti di base. È solo attraverso la presa di coscienza di una memoria storica comune che possiamo trovare anche linguaggi comuni che possono rafforzare la nostra lotta. Non importa quali siano le posizioni di ognuno, dove viviamo o in che modo percepiamo la realtà, la realtà storica collega tutti noi, e ci possiamo ancorare a questa solo attraverso la formazione di un nuovo contesto di dialogo ideologico: “L’autodeterminazione e auto-creazione di una nuova realtà, la possiamo raggiungere solo attraverso una saggezza collettiva” afferma Costis. Come si è visto nella piazza Syntagma, è proprio “la piazza” il luogo dove poter costruire un discorso pubblico, e dar vita così ad assemblee libere ed autocostituenti. A questo proposito, Costis lancia una sfida: “Propongo la creazione di un’assemblea mediterranea, la creazione di un movimento sociale per la gente che vuole vivere sovrana e in pace. Creiamo un’assemblea mediterranea permanente che abbia un network comunicativo specifico, in quanto c’è bisogno urgente di incontrarsi. Un’assemblea che guardi alla vita degli uomini, delle donne e dei bambini del Mediterraneo e anche del nostro ecosistema. Vediamo il bacino mediterraneo come un territorio di creazione e libertà”.

Mahmoud Hassan, produttore televisivo, scrittore e attivista politico nato ad Alessandria d’Egitto, parla invece della situazione attuale del suo Paese dopo la rivoluzione iniziata nel 2011, e le conseguenze che questa ha avuto sulla società egiziana, una società che nonostante i sovvertimenti politici è spaccata tra ricchi e poveri, registra ancora un alto tasso di analfabetismo ed è esposta a un inquinamento ambientale pesante: la popolazione, ad esempio, registra un alto tasso di tumori, causato da una riforma in favore dell’agricoltura chimica voluta dal presidente Mubarak. Gli attivisti egiziani stanno lavorando sul territorio per far capire alla popolazione che la rivoluzione è finita, ed ora è arrivato il momento di pensare a come risollevarsi in maniera concreta a livello economico, sociale e ambientale.

Anche Mohcine Hammane, rappresentante della rete Chabaka di Tangeri, condivide con il pubblico la situazione attuale del suo Paese. Il Marocco ha due facce, ci dice, una che punta all’estero e all’immagine che deve dare, e una interna che invece si mostra molto meno indulgente di quello che vuol far credere fuori dai suoi confini. Il regime marocchino ha deciso di avviare una nuova riforma costituzionale, dopo la discesa popolare in piazza del 2011 e gli slogan che chiedevano libertà, giustizia e dignità, ma in realtà è stato solo un modo per calmare le acque, una manovra fittizia. Un esempio palese di questa contraddizione tra il discorso ufficiale delle istituzioni e la realtà dei fatti, secondo Mohcine, è la pratica di repressione della libertà di espressione, nonostante la tutela contemplata dalla riforma costituzionale. Un’attivista per i diritti umani di Chabaka è stata ad esempio imprigionata dopo aver partecipato ad una manifestazione, senza nessuna prova, e una volta che ha denunciato la sua detenzione avvenuta in maniera del tutto illegale, le è stata comminata una pena di un anno di prigione. “Questa è una chiara manifestazione della manipolazione del governo, che ha fatto finta di ascoltare le domande politiche del movimento 20 Febbraio, e che non le ha materializzate in leggi” denuncia Mohcine.

Per concludere, “come possiamo creare una cittadinanza mediterranea?” Costis ripete la sua idea di creare un’assemblea mediterranea, che faccia da ponte transnazionale. Mahmoud invita i governi del Nord del Mediterraneo ad investire più sull’educazione e l’istruzione, perché solo così potranno contrastare l’immigrazione illegale e dare maggiore consapevolezza alle popolazioni. Mentre per Mohcine la parola-chiave è solidarietà, l’unico concetto che potrà creare reti valide per il futuro.