Immaginando il Mediterraneo quale casa comune: quali passi per l’integrazione?
Suggestioni tematiche: Come costruire un immaginario collettivo di unità e destino comune tra i popoli delle due sponde / Come incrociare pratiche di partecipazione e dialogo interculturale e sfidare la cultura dello scontro tra civiltà / Ruolo della società civile nella costruzione di un percorso di integrazione regionale che includa la costruzione di spazi e istituzioni comuni.
Obiettivo del dialogo: far emergere l’importanza ed il valore dello spazio comune e delle sue risorse culturali, e di un comune impegno politico per la difesa dei valori della cittadinanza mediterranea, che si concretizzi in un vero e proprio percorso di integrazione tra le due sponde.
Sintesi di Francesca Piro, Progetto Mediterranea (moderatrice)
Hanno partecipato: Mohamed Leghtas, marocchino, attivista e redattore, membro di Forum des Alternatives Maroc e coordinatore del portale della società civile del Maghreb e del Mashreq ejoussour; Takoua Ben Mohamed, tunisina residente in Italia, graphic journalist e sceneggiatrice,fondatrice del “fumetto intercultura”, che nel corso degli anni ha avuto un grande successo mediatico e politico; Sebastian Barbalan, attore teatrale e cinematografico, presidente dell’Associazione Culturale di Teatro Sperimentale Clandestino; Giovanni Serra, imprenditore sociale, leader di una cooperativa sociale denominata Dignità del Lavoro; è vice-presidente del Movimento Italiano del Volontariato (MOVI) e attualmente lavora all’idea di un istituto di formazione all’attivismo nel Mezzogiorno.
Il dialogo viene introdotto dalla moderatrice Francesca Piro, che pone ai partecipanti la domanda: «Come è possibile immaginare una casa comune mediterranea? Quali sono le strade da percorrere?».
Dopo aver brevemente spiegato le basi della propria azione nell’ambito dell’integrazione lavorativa delle parti sociali svantaggiate, Giovanni Serra esprime il suo pensiero circa il ruolo che il lavoro svolge all’interno della comunità sociale. Il lavoro inteso come strumento per il recupero della dignità dell’uomo ed anche della sua identità sociale. Per Serra, immaginare una casa comune del Mediterraneo significa immaginare un luogo nel quale possano, in un contesto di pianificazione degli interventi, collaborare soggetti transnazionali, in uno spazio di azione comune e condiviso. Ciò può avvenire attraverso un movimento tra i popoli che coinvolga le cittadinanze dal basso, ed in maniera orizzontale. Un sistema, quindi, che agisca non soltanto a livello politico, ma anche dal punto di vista etico, sociale, legale, culturale, artistico, ambientale e democratico.
Sebastian Barbalan, rumeno, nel suo intervento racconta principalmente la sua esperienza artistica di immaginazione dell’arte come strumento per il cambiamento sociale. L’arte come mezzo per far emergere le culture e definire gli spazi comuni. Il messaggio che arriva attraverso l’arte è più diretto ed ha una capacità di visione maggiore. La sua esperienza di riqualificazione di spazi cittadini in disuso come è accaduto a Oradea rappresenta, per Barbalan, un modello sul quale lavorare. L’attore tuttavia, non appare particolarmente convinto della possibilità della realizzazione di una casa comune mediterranea, a causa delle diverse identità che sono presenti nella regione, e che non facilitano l’integrazione. L’arte, comunque, rimane uno degli strumenti fondamentali per avvicinarle.
L’intervento di Taqwa Ben Mohamed suggerisce, invece, la necessità di immaginare una casa comune mediterranea come un luogo dove non ci siano pregiudizi di tipo religioso o sociale. Il fatto stesso di giudicare come ci si veste, se si porta o meno il velo, ecc. può essere un ostacolo per una giusta integrazione sociale. Far cadere, quindi, i pregiudizi nei confronti delle diverse culture che contraddistinguono il Mediterraneo, anche attraverso l’arte, ed in particolar modo nel suo caso, attraverso il fumetto che, rappresentando la realtà sulla carta, talvolta in maniera ironica o caricaturale, ne sdrammatizza i tratti, permettendo alle vere ragioni di emergere e di confrontarsi.
Dopo aver brevemente descritto il suo ruolo all’interno del movimento di cittadinanza attiva marocchina, infine, Mohamed Leghtas immagina invece una possibile casa comune mediterranea come un’area nella quale sia possibile un’informazione libera. E, quindi, racconta le difficoltà che i giornalisti incontrano nel suo Paese, nonostante vi siano articoli di legge che sembrano apparentemente tutelare l’informazione libera. In realtà, la libertà di espressione non viene rispettata. «Oggi – dichiara – con le possibilità offerte dai social networks, le occasioni di condividere uno spazio comune dove denunciare pregiudizi e violazioni delle libertà civili favorisce de facto l’integrazione».
Alla domanda: «Sì, ma come possiamo fare per muoverci dal basso, anche in senso politico, verso l’integrazione?», i quattro partecipanti condividono la comune posizione di continuare ad incontrarsi, a progettare azioni e campagne comuni e a scambiarsi idee ed opinioni, per facilitare così la trasmissione di consapevolezze e la condivisione delle problematiche più urgenti. «Soltanto da un confronto diretto tra le persone, può nascere una vera identità mediterranea, ampia, e che coinvolge tutti i Paesi del Mediterraneo» convergono i partecipanti.