Libertà di espressione: lo stato della questione
Suggestioni tematiche: Il ruolo della società civile nella tutela della libertà di espressione / Le relazioni di scambio e di contaminazione fra media e società civile, media associativi e comunitari, ed attivismo politico / Il ruolo degli attivisti nella denuncia della repressione della libertà di espressione e nella promozione di una cultura di critica sociale.
Obiettivo del dialogo: far emergere l’importanza del fare opinione e del costruire una cultura della libera espressione, e dell’importanza della promozione del media-attivismo nel contesto nazionale e mediterraneo.
Sintesi di Gianluca Solera, COSPE (moderatore)
Hanno partecipato: Mohamed Leghtas, marocchino, attivista e redattore, membro di Forum des Alternatives Maroc (FMAS) e coordinatore del portale della società civile del Maghreb e del Mashreqejoussour; Cecilia Dalla Negra, già assistente del Vice-presidente del Parlamento europeo Luisa Morganitini, giornalista e Vice-direttore dell’Osservatorio Iraq, Medioriente e Nordafrica; Savino Paparella; attore e regista teatrale, vincitore del “Festival Teatrale di Resistenza 2015 – Premio Museo Cervi per la Memoria”, con lo spettacolo Al forestér.
Durante il dibattito, sono state affrontate diverse questioni, e in particolare: il ruolo della società civile nella tutela della libertà di espressione; le relazioni di scambio e di contaminazione fra media e società civile, media associativi e comunitari, ed attivismo politico; il ruolo degli attivisti nella denuncia della repressione della libertà di espressione e nella promozione di una cultura di critica sociale.
Mohamed Leghtas affronta il tema a partire dalla situazione nel Maghreb-Mashrek, dove le rivoluzioni e le proteste del 2011 hanno generato grandi speranze di rafforzamento delle libertà pubbliche e di consolidamento della libertà di stampa e di espressione. In Marocco, la nuova costituzione adottata dopo le proteste garantisce la libertà di espressione (art. 28) e il diritto di accesso all’informazione (art. 27), mentre il governo sta esaminando tre progetti di legge sul codice della stampa, il consiglio nazionale della stampa e e lo statuto dei giornalisti professionisti. Tuttavia, numerosi restano gli attacchi alla libertà di espressione (giornalisti inquisiti, organi di stampa multati, ecc.). Per questo, FMAS e il suo programma ejoussour hanno creato una rete di osservatori della libertà di espressione nel Paese, nell’ambito del progetto «Shaping the MENA coalition on freedom of expression». Nel suo primo rapporto sulla situazione nel 2015, sono stati registrati 47 casi di violazione (www.marsadhouriyat.org)[1].
Cecilia Dalla Negra, per il mestiere che fa, è forse l’ospite più esposto a registrare casi di violazione della libertà di espressione nella regione mediterranea. Attraverso l’Osservatorio Iraq, Medioriente e Nordafrica, è in continuo contatto con giornalisti, esponenti della società civile e attivisti di quella regione, e deve ammettere che gli attacchi all’opinione si sono fatti più frequenti. Ritiene che la vigilanza e la denuncia restino strumenti essenziali alla tutela di questa libertà, in un contesto in cui, dopo la cosiddetta «Primavera araba», i fenomeni di restaurazione o involuzione violenta hanno colpito le voci libere e ridotto gli spazi di dialogo sociale e politico. Vigilanza e denuncia funzionano solo attraverso la collaborazione tra giornalisti indipendenti e comunità di attivisti delle due sponde, in un contesto in cui l’Europa rischia di mettere in secondo piano i diritti umani nelle relazioni con i Paesi mediterranei. Questa collaborazione si deve avvalere di strumenti di informazione e ricerca giornalistica trans-nazionali, a cui la stessa Cecilia sta lavorando.
Savino Paparella ha in particolare raccontato di come utilizza il teatro come strumento di sensibilizzazione alla crescita di una coscienza critica e indipendente. Parma, la sua città di adozione, ha una grande tradizione in fatto di resistenza all’omologazione e all’asservimento fin dalle famoseGiornate di Parma dell’agosto del 1922, quando sindacati e forze sociali si ribellarono alla violenza fascista e all’indifferenza dello Stato verso di esse, e la città venne assediata prima dalle squadre fasciste, poi dall’esercito. Fu un caso unico di ribellione in Italia. Oggi, si ricordano ogni anno le Giornate di Parma, con la Festa delle Barricate antifasciste, a cui anche Paparella ha contribuito con i suoi spettacoli. È questo un esempio di come coltivare la memoria della ribellione nei confronti del sopruso rappresenti in sè uno strumento importantissimo per formare nuove leve e vigilare sulla libertà di espressione. In questo, l’arte può connettere realtà diverse, sfuggire alla censura di regime, e veicolare idee e messaggi politici che altrimenti, in un contesto politico-istituzionale, verrebbero reputate destabilizzanti e perseguite.
[1]I casi sono divisi in cinque categorie: violazioni commesse da individui (9 casi); persecuzione e intimidazione giudiziaria (10 casi); violazioni commesse dalle forze dell’ordine (10 casi); impossibilità di lavorare (3 casi); casi diversi (15). Il rapporto integrale è disponibile sul sito.