Appello alla comunità internazionale: fermiamo la strage di civili palestinesi e israeliani

Siamo stati omertosi e complici con la politica illegale che Israele sta mettendo in atto da anni contro il popolo palestinese. Siamo tutti responsabili”. Luisa Morgantini, presidente di Assopace, affida le sue riflessioni e le sue lacrime a un video esprimendo quello che molte associazioni, come la nostra che da più di 20 anni lavorano nei Territori Occupati e nella Striscia di Gaza, credono fermamente. Occorre che la comunità internazionale si assuma la responsabilità e inverta la rotta in modo da evitare l’ennesima carneficina già in atto tra i civili palestinesi e israeliani.  “Nella ferma condanna delle operazioni militari messe in atto da Hamas – dice Anna Meli, presidente di COSPE – ancora una volta rilanciamo la richiesta che ci arriva da uno dei nostri partner storici, Al Haq, che, insieme ad altre associazioni palestinesi come Al-Mezan e il Centro Palestinese per i Diritti Umani (PCHR), chiede l’intervento immediato dell’ONU e  della comunità internazionale tutta per far cessare le violenze di Israele contro i civili palestinesi e quindi la guerra in atto che porterà distruzione e morte da entrambe le parti”.

COSPE attualmente lavora a Gaza con il progetto RE-ACT insieme alla ONG EDucaid, con le persone che hanno acquisito una disabilità a seguito di bombardamenti o alla partecipazione alla Grande Marcia del Ritorno, ma anche le loro famiglie. Le persone disabili, vittime in gran parte delle politiche e delle azioni ingiuste nei confronti della popolazione civile da parte di Israele, saranno anche le prime ad essere ancora e di nuovo vittime di questo stato di guerra. Le notizie che ci giungono dai nostri partner a Gaza segnalano già alcuni morti tra le persone disabili coinvolte nel progetto. Persone che non sono riuscite a fuggire, nascondersi e scappare. Vittime due volte. Di Gaza è anche la compagnia teatrale Theatre Day Production – unica di Gaza – che è venuta in Italia a inizio settembre con lo spettacolo The Story is Sick. E facendosi portatrice di un messaggio di pace e di futuro. Oggi spezzato. La storia è malata e continua a ripetersi all’infinito. Fino a che la comunità internazionale tutta non vorrà aprire gli occhi.

Di seguito l’appello e la ricostruzione dei fatti degli ultimi giorni:

“Per decenni, le nostre organizzazioni hanno messo in guardia contro lo status quo e il deliberato fallimento e riluttanza della comunità internazionale ad affrontare le cause profonde dell’attuale situazione in Palestina, vale a dire il colonialismo di coloni, l’apartheid e l’occupazione illegale di Israele, così come la continua negazione dei diritti inalienabili del popolo palestinese, compreso il diritto all’autodeterminazione, e di adottare misure efficaci e significative per affrontarli.

  • Secondo le nostre informazioni preliminari sul campo, durante la notte l’esercito israeliano ha effettuato diversi attacchi contro la popolazione civile di Gaza; distruggendo dozzine di case, edifici residenziali e commerciali e spazzando via intere famiglie palestinesi, spesso senza preavviso. La situazione sul terreno è di tale gravità da richiedere un intervento immediato e urgente da parte della comunità internazionale.
  • Sabato 7 ottobre 2023, gruppi armati palestinesi si sono impegnati in un’operazione in risposta all’escalation dei crimini israeliani contro il popolo palestinese, tra cui: l’assedio della Striscia di Gaza, i raid militari quotidiani in Cisgiordania, gli attacchi contro le comunità palestinesi in Cisgiordania, le uccisioni, gli arresti arbitrari di massa, il trattamento disumano dei prigionieri politici palestinesi nelle carceri israeliane, l’appropriazione di risorse naturali, la demolizione di case e le azioni dei coloni ebrei che prendono d’assalto il complesso di Al-Aqsa.
  • Nelle prime ore di sabato pomeriggio, Israele ha iniziato a bombardare la Striscia di Gaza dall’aria, dalla terra e dal mare in quello che sembra essere un attacco di ritorsione contro la popolazione civile – una pratica abitualmente impiegata dall’esercito israeliano a Gaza, Jenin e in tutto il paese, territorio palestinese occupato. Secondo il Ministero della Sanità palestinese, da sabato pomeriggio sono stati uccisi 313 palestinesi, tra cui almeno 20 bambini, e altri 1.990 sono rimasti feriti, tra cui almeno 121 bambini (dati aggiornati al 9 ottobre).
  • Gli attacchi israeliani hanno preso di mira i civili palestinesi e le infrastrutture civili in tutta la Striscia di Gaza. A Gaza City, hanno preso di mira e distrutto diversi grattacieli, tra cui la Torre Falasteen, la Torre Watan e la Torre Al-Aklouk. Un altro attacco israeliano ha colpito la casa della famiglia Shaban, uccidendo tutti e sei i membri, due genitori e i loro figli. A Beit Hanoun, nel distretto di Gaza nord, un attacco israeliano ha preso di mira la casa della famiglia Shabat, uccidendo 12 palestinesi, tra cui donne e bambini. Nel nord di Gaza è anche stata colpita un’ambulanza, uccidendo due paramedici. A Khan Younis, un attacco israeliano ha preso di mira la casa della famiglia Abu Daqqa, uccidendo diciotto membri, tra cui donne e bambini.
  • Un altro attacco israeliano ha preso di mira un’ambulanza davanti all’ospedale Nasser. Nel distretto dell’area centrale, l’esercito israeliano ha effettuato diversi attacchi contro le case delle famiglie. L’attacco che ha colpito la casa della famiglia di Abu Rqab ha ucciso sette membri, sei dei quali bambini. A Rafah, un attacco israeliano ha preso di mira la casa della famiglia Abu Qouta, uccidendo 17 palestinesi, 12 dei quali della stessa famiglia, tra cui bambini e donne. Il numero delle vittime aumenterà inevitabilmente, poiché molte persone sono ancora sepolte sotto le macerie.
  • Sabato sera, il ministro israeliano dell’Energia e dell’Acqua ha annunciato che Israele avrebbe interrotto la fornitura di elettricità alla Striscia di Gaza, in quello che è l’ennesimo atto di punizione collettiva. La Gaza Electricity Distribution Company ha riferito che da sabato mattina le linee provenienti da Israele non funzionano. Attualmente, solo circa 60 megawatt di elettricità prodotta dalla centrale elettrica locale (che dipende dal carburante che entra a Gaza da Israele) sono disponibili a Gaza, dove la popolazione civile protetta può ora fare affidamento solo su quattro ore di elettricità al giorno. Ciò porterà inevitabilmente a una catastrofe umanitaria, poiché molte infrastrutture vitali, compresi gli ospedali, non avranno energia elettrica sufficiente per funzionare.
  • Negli ultimi 15 anni, Israele ha condotto almeno sei offensive militari su larga scala contro Gaza. In ciascuna di esse, le nostre organizzazioni sono state sul campo e hanno raccolto prove convincenti del fatto che le autorità israeliane hanno commesso crimini di guerra e crimini contro l’umanità contro la popolazione civile di Gaza, inclusi attacchi indiscriminati e sproporzionati, uccidendo e ferendo migliaia di civili e distruggendo infrastrutture civili. Il diritto internazionale umanitario impone che, durante le ostilità, i civili e i beni civili debbano essere protetti dagli attacchi diretti e indiscriminati. Anche gli operatori sanitari e le strutture sanitarie devono essere protetti e non possono essere fatti oggetto di attacchi.

Al-Haq, Al-Mezan e il Centro Palestinese per i Diritti Umani (PCHR) sollecitano la comunità internazionale a intraprendere azioni immediate e urgenti per fermare la vendetta e la rappresaglia di Israele contro la popolazione civile e i beni civili di Gaza. Le ultime dichiarazioni dell’establishment israeliano lasciano presagire un numero senza precedenti di uccisioni, di cui i civili ne pagheranno il peso.

La responsabilità è la chiave per porre fine ai crimini israeliani, con gli Stati terzi che condividono la responsabilità delle sue conseguenze. Chiediamo al Procuratore della Corte Penale Internazionale di accelerare le indagini sulla situazione in Palestina con tutte le risorse e visite in loco come promesso nel dicembre 2022. Sottolineiamo che se non verrà intrapresa alcuna azione immediata da parte della comunità internazionale per ritenere Israele responsabile del crimini internazionali commessi contro il popolo palestinese, seguiranno altre vittime civili e altra distruzione continuerà a verificarsi.

A tal fine, invitiamo il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, gli Stati terzi e gli Stati membri delle Nazioni Unite a intervenire immediatamente con tutti i mezzi necessari per cessare gli attacchi di Israele contro il popolo palestinese e per imporre sanzioni e un embargo sulle armi contro Israele. In linea con gli obblighi internazionali, la comunità internazionale deve cooperare per porre fine all’occupazione illegale di Israele come atto di aggressione continuo dal 1967; garantire lo smantellamento dell’amministrazione occupante e il ritiro totale e incondizionato di tutte le forze di occupazione israeliane dal territorio, nonché la fine del regime di apartheid israeliano.

 

9 ottobre 2023