Jenin: l’ennesimo massacro di civili in Palestina non resti impunito!

All’alba dello scorso lunedì 3 luglio un attacco israeliano su larga scala si è scatenato sulla città di Jenin, nei territori Occupati palestinesi. Un bombardamento per terra e cielo che non ha lasciato scampo. I dati finali dicono che sono 12 i morti, ma migliaia gli sfollati e incalcolabili i danni alle abitazioni, alla retee idrica, alle strade. È l’operazione di rastrellamento più vasta dalla seconda intifada, nel 2000, quando la città era stata rasa al suolo dai bombardamenti di Sharon. L’operazione contro Jenin è la seconda in un mese. Nella scorsa invasione, le bombe israeliane hanno ucciso 8 palestinesi.

COSPE, insieme alle organizzazioni della Piattaforma delle OSC Italiane in Mediterraneo e Medio Oriente, esprime condanna e preoccupazione per gli attacchi alla popolazione civile palestinese e le palesi e continue violazioni del diritto internazionale in Palestina e aderisce al comunicato diramato subito dopo l’attacco.

“Il 2023 si sta caratterizzando come un anno di violenze senza precedenti. Dall’inizio dell’anno, infatti, almeno 192 Palestinesi sono morti per mano israeliana, inclusi 31 bambini e bambine; un numero di vittime già maggiore di quello registrato in tutto il 2022. Continuano incessanti gli arresti arbitrari, anche di minorenni, e le demolizioni di strutture civili, come la scuola di Jabbet el-Deeb costruita con fondi dell’Unione Europea demolita da Israele il 7 maggio 2023.

Il 28 giugno il Consiglio di sicurezza dell’ONU, esprimendo la sua “tristezza per la morte di civili” nella Cisgiordania occupata, aveva invitato le parti a “evitare azioni unilaterali che potrebbero infiammare le tensioni”.

Ma, nonostante questo, lo scorso 3 luglio 2023 Israele ha lanciato l’offensiva militare “Casa e Giardino”, a Jenin, nel nord della Cisgiordania, sotto occupazione dal 1967. Ci troviamo di fronte alla quinta operazione militare lanciata su Jenin dall’inizio del 2023, la più dura in Cisgiordania negli ultimi 20 anni. Un attacco condotto via terra e via aria, con l’utilizzo di forze speciali, droni e cecchini, concentratasi sul campo profughi di Jenin, un’area con un’altissima densità di popolazione – 14mila persone in meno di mezzo kmq.

Ad oggi, i dati diffusi dalle Nazioni Unite riportano 12 vittime palestinesi, per la maggior parte giovani, tra i quali anche 5 minori; 143 feriti – di cui 20 versano in gravi condizioni – e circa 3.500 persone sfollate a causa della distruzione o danneggiamento delle proprie case. L’ospedale al Amal di Jenin e una clinica dell’UNRWA sono state danneggiate, e la distruzione delle strade e delle infrastrutture rende difficile l’accesso delle ambulanze e del personale medico e la fornitura di acqua ed elettricità.

Il governo israeliano, tuttavia, continua la sua opera di colonizzazione. A giugno ha infatti approvato un piano per la costruzione di ulteriori 5.000 unità abitative in Cisgiordania, dove già vivono oltre 700.000 coloni israeliani.

Anche l’intergruppo per la pace tra Palestina e Israele del Parlamento italiano si è espresso chiedendoun incontro urgente al Ministro degli esteri, Antonio Tajani, affinché l’Italia assuma una posizione chiara” poiché “non sono ammissibili silenzi di fronte alle costanti violazioni dei diritti umani in Palestina”.

In quanto organizzazioni umanitarie, condanniamo fermamente l’uso sproporzionato della forza su zone altamente abitate, gli attacchi agli ospedali e alle infrastrutture civili, gli attacchi deliberati ai giornalisti e al personale medico e paramedico, nonché l’aumento delle restrizioni al movimento, gli arresti arbitrari e l’uso di forza contro i civili palestinesi. In questo contesto, siamo anche estremamente preoccupati dal taglio di fondi destinato alla cooperazione internazionale in Palestina recentemente prospettato dal nostro governo, che rischia di minare fortemente la capacità delle OSC di rispondere a queste situazioni di emergenza.

 

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