AOI su Decreto Ong SAR: in contrasto con il diritto internazionale. Intervenga il Parlamento
AOI ha preso atto con rammarico dell’avvenuta formalizzazione del Decreto Legge n.1/2023, proposto dal Consiglio dei Ministri “recante disposizioni urgenti per la gestione dei flussi migratori”, a seguito della firma del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Si tratta di una nuova versione del Codice di Condotta per le ong (organizzazioni non governative) impegnate nel SAR, Search and Rescue, cioè nei salvataggi in mare delle persone migranti e profughe in fuga per la libertà e la vita, trasportate dai trafficanti di esseri umani su gommoni e barconi nel Mediterraneo. Coalizioni di governo di centrosinistra e centrodestra dal 2017 ad oggi, se pure con differenti accenti e indirizzi, hanno prodotto misure restrittive per le ong che non hanno risolto il problema delle migrazioni ‘irregolari’. Questo decreto dimentica le persone e colpevolizza chi tenta di salvarle, secondo le parole dette ai microfoni di Vatican News da Mons. Giancarlo Perego, Presidente della commissione per le migrazioni della Cei, Conferenza Episcopale Italiana, e della Fondazione Migrantes.
Le ong che si sono assunte la responsabilità di impedire ulteriori perdite di vite umane nel Mediterraneo hanno operato nel rispetto delle leggi in vigore dal lontano ottobre 2014: fu allora che venne interrotta l’Operazione Mare Nostrum di salvataggio dei migranti dalle coste libiche nel Canale di Sicilia, attuata dal 2013 dalle forze della Marina e dall’Aeronautica militare del nostro Paese. L’attuale Governo definisce il decreto proposto una ‘stretta’ sulle Ong. Nel messaggio della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, affidato ai social, si parla di ‘violazioni sistematiche delle regole’ da parte di navi ‘commerciali’ che nel Mediterraneo ‘fanno la spola per trasferire gente da una nazione all’altra’, si fanno ‘utilizzare’ e ‘fanno fare miliardi agli scafisti senza scrupoli’.
“Le organizzazioni umanitarie, in verità, sia in terra che in mare si occupano di soccorrere vite umane, di garantire una via di salvezza lecita ed eticamente insindacabile alle vittime delle carestie e dei disastri ambientali, della fame e povertà, delle pandemie, delle violenze e delle guerre. Fanno salvataggi in mare in conformità ad un già vasto quadro giuridico internazionale sulla SAR. Per questo trovo ingiustificato quanto detto dalla Presidente Meloni”- dichiara Silvia Stilli, Portavoce AOI.
Il Governo ha scelto la decretazione di urgenza per ribadire prassi già da tempo in uso e rispettate dalle organizzazioni del soccorso in mare; al tempo stesso ha introdotto regolamentazioni contraddittorie rispetto al diritto internazionale e non chiaramente definite. Rileviamo che la disposizione prevista nel DL, che impegna le organizzazioni che hanno già effettuato un salvataggio a raggiungere senza ritardo un porto sicuro, è sicuramente un’importante assunzione di responsabilità da parte del governo nel farsi carico del coordinamento delle attività di ricerca e soccorso. Così verranno evitate, si spera, le lunghissime attese avvenute fino ad oggi. Questa norma, però, non può entrare in contraddizione con quanto sancito dalla Convenzione UNCLOS, che obbliga il comandante della nave di prestare ulteriore assistenza a persone in difficoltà, nel caso in cui avesse notizia di una barca in difficoltà e fosse in condizione di poterlo fare in tempi rapidi. In questo caso, quindi, non si possono vietare salvataggi multipli, come è invece stato più volte evocato da esponenti di governo Se lo spirito su cui si basa il nuovo Codice di Condotta è garantire la conclusione del salvataggio nel più breve tempo possibile, auspichiamo che non si ripeta quanto accaduto in questi giorni con l’assegnazione di porti di sbarco che distano fino a quattro giorni di navigazione dall’ultima posizione delle navi o le costringono a fare il periplo della penisola con neonati ed emergenze sanitarie a bordo. La destinazione di porti lontani per lo sbarco porterà ad una limitazione della presenza di navi di soccorso nel Mediterraneo e si tradurrà inevitabilmente in un numero ancora più alto di naufragi e respingimenti verso i campi di reclusione in Libia, dove non vi è alcun rispetto di diritti umani e molte vite vengono perdute. Già adesso le ong non riescono a mettere in sicurezza se non il 10% dei migranti in fuga nel Mediterraneo.
Tra i punti controversi affrontati nel Decreto Legge, c’è quello della prima verifica sulla sussistenza dei requisiti per ottenere il diritto di asilo, che dovrebbe essere compito di chi sta sulle navi del SAR: si tratta di un’attività che deve essere istruita e seguita da organizzazioni e istituzioni nazionali e internazionali che ne hanno la competenza, quindi va oltre l’importante attività informativa rivolta alle persone soccorse.
“Da un lato si vuole limitare l’operato delle ong nel soccorso perché considerate pull factor per l’immigrazione irregolare e il traffico di vite umane, dall’altro si intende dare loro al momento del salvataggio, impropriamente, responsabilità rilevanti sul tema dell’asilo. Una contraddizione evidente” – commenta Stilli – “Il decreto dovrà essere convertito in legge: da adesso la responsabilità si sposta al Parlamento. Chiederemo a deputate e deputati, senatrici e senatori di fare i conti con la propria coscienza personale e coerenza politica.”
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