Periferie da non dimenticare. Riflessioni su nostro lavoro sull’accoglienza ai tempi del virus.
Come lavoriamo nelle periferie e sui diritti dei migranti e delle persone in stato di marginalità in questo tempo difficile e sospeso? Una riflessione del nostro Gianni Gravina, responsabile di diversi progetti in questo ambito sul territorio toscano . Progetti che faticosamente e con nuove forme, ma vanno avanti.
Raccontare il nostro lavoro “nelle periferie” in questo momento non può certo prescindere dalla realtà che, insieme a tanta altra gente, insieme ai miei colleghi e colleghe che lavorano in Italia e all’estero, sto vivendo: una realtà sospesa, legata all’emergenza corona virus. Tutto ciò che riguarda la mia quotidianità deve adattarsi alla nuova condizione: lavoro da casa, le scuole dei miei figli sono chiuse, non vedo amici e parenti, scambio notizie ed informazioni telefonicamente o per email (sono poco attivo sui social). Ho preso anche l’abitudine a lavarmi frequentemente le mani. Dai giornali e dalle varie fonti di informazione aspetto notizie che mi rassicurino; notizie che diano un orizzonte temporale all’emergenza e alla mia reclusione.
Notizie che non trovo, purtroppo, anche se sui giornali mainstream tutto gira intorno all’emergenza corona virus: la politica, l’economia, la cronaca, il costume (laviamoci le mani!).
Sino a poco tempo fa, invece, tutte le notizie giravano intorno ad un’altra emergenza, quella dell’immigrazione. La politica – dapprima quella forte, dalla voce stentorea e sicura di sé, che reclamava i pieni poteri; poi anche quella “ragionata”, rassicurante, rappresentativa della democrazia “rappresentativa” – aveva individuato nei migranti la causa di una crisi epocale.
Difendere i confini, chiudere le frontiere, bloccare le navi delle Ong – scafisti collusi con i trafficanti di esseri umani – costituivano la nostra quotidianità. Poi, con l’insediarsi di un nuovo governo (e della nuova Commissione dell’Unione Europea), poco o niente è cambiato. Giusto il linguaggio, la forma. Basti ricordare che non più di un mese fa la polizia greca sparava lacrimogeni e cannoni d’acqua, con il tacito assenso della Commissione e del Parlamento Europei, contro profughi, nella maggior parte siriani, che cercavano di lasciare la Turchia (Repubblica 4 marzo 2020).
Il cambio di governo, non ha portato neanche il cambio delle leggi che regolano la vita dei migranti, richiedenti asilo, che vivono sui nostri territori. I famigerati decreti sicurezza- che hanno teso a “smontare” il sistema di accoglienza diffusa che si era creato in Italia – continuano ad essere in vigore anche con il nuovo governo e nel presunto mutato clima politico.
Nel nostro lavoro ci siamo da sempre opposti non solo ai decreti Salvini, questo va da sé, ma anche all’approccio emergenziale all’immigrazione, riportando l’attenzione ad intervenire in nome dei diritti e della coesione sociale. Per questo, insieme ad altre quindici associazione del Terzo Settore della Toscana, abbiamo promosso e dato vita alla rete dell’Accoglienza Non Governativa e Accompagnamento Diffuso (Ang) per fare fronte comune sulle politiche governative dell’accoglienza. L’obiettivo di Ang è dare una risposta concreta, efficace e originale alla questione dell’accoglienza, proponendo un modello alternativo di accoglienza, che risponda alle esigenze di inclusione e coesione sociale e lavorativa di tutti i cittadini, italiani e non, in stato di marginalità.
La rete Ang e il progetto Accoglienza Non Governativa finanziato dalla Regione Toscana che lavora per rispondere all’emergenza abitativa, alla costruzione di piani individuali per la formazione e la ricerca di lavoro, alla formazione linguistica, all’ informazione giuridica, al sostegno e tutela alle donne vittime di tratta ed ad azioni di comunicazione innovative per una contro-narrazione efficace sul tema dell’accoglienza – è diventata per COSPE un modus operandi.
Tutti i nostri progetti si richiamano ai principi espressi nella Carta di Intenti Per la promozione di una società aperta e inclusiva, una sorta di manifesto della rete Ang, sottoscritto dalle sedici associazioni promotrici ed aperto a quanti credono in un modello di società aperta ed inclusiva per tutti.
In questo periodo stiamo cercando modi alternativi e innovativi di portare avanti il sostegno a chi, ora più che mai, ne ha bisogno.