COSPE: un’antenna sulle violazioni dei diritti per rispondere all’emergenza e al dopo.

Una mappatura delle violazioni, un’antenna sui diritti, uno sguardo all’emergenza e uno al mondo che verrà dopo.  Per non retrocedere, ma avanzare, sul terreno dei diritti.   Sono questi gli strumenti e gli obiettivi di COSPE di fronte all’epidemia di coronavirus, in tutto il mondo.

A distanza di circa tre mesi dalla sua esplosione in Cina, l’epidemia è diventata pandemia ed è entrata di forza nelle vite di tutti e tutte, obbligandoci a fare i conti con una nuova e inattesa sfida globale, carica di rischi che richiedono risposte rapide e nette, accompagnate dalla capacità di vedere lontano, nello spazio e nel tempo.

“COSPE, come ong che lavora da più 35 anni in tutto il mondo – dice il presidente Giorgio Menchini – si sente oggi impegnata a fare la sua parte nello sforzo comune di dare una risposta all’emergenza determinata dal COVID 19 e di preparare il terreno a una ripartenza che metta al centro i diritti e la giustizia”. Lo fa in coerenza con la sua mission e la sua storia di associazione di cooperazione internazionale, mettendo a disposizione il suo patrimonio di competenze e risorse in Italia e nei 25 paesi dell’Africa, America Latina, Mediterraneo e Balcani in cui opera, con i propri partner, dentro le proprie reti.

“Oggi siamo e restiamo al loro fianco dovunque – continua il presidente- per affrontare questa sfida epocale, inaspettata e drammatica per dimensioni ed impatti, che attacca il nostro presente e minaccia il nostro futuro”.

L’emergenza da COVID19 colpisce tutta la popolazione del pianeta, ma inevitabilmente rischia di scaricare i suoi effetti più devastanti sulle fasce di popolazione più fragili e sui settori sociali più vulnerabili: per l’effetto diretto dell’epidemia sulla salute e sulla vita delle persone ma anche per quello indiretto delle misure restrittive assunte dai governi a tutela della salute ed inevitabilmente incidenti su diritti fondamentali quali quello al cibo, al lavoro, all’educazione, alla protezione, alla libertà di associazione e manifestazione, ad un livello di vita dignitoso e molti altri. In molte zone del mondo inoltre, queste misure si trasformano inoltre in ulteriori pretesti per svolte autoritarie e dittatoriali. Un quadro allarmante che avrà conseguenze anche nel tempo, se non agiamo ora.

Per questo, come primo passo su cui costruire la nostra risposta, stiamo realizzando una mappatura preliminare che sarà aggiornata con cadenza settimanale: “La mappa – spiega Menchini – ci aiuterà a identificare in modo preciso e tempestivo, in ogni paese in cui lavoriamo, la popolazione più esposta agli effetti dell’epidemia e più vulnerabile alla violazione dei diritti e al suo impatto sociale. E, naturalmente, a essere costantemente informati sui loro diritti violati, sui loro bisogni non soddisfatti”.

La mappa include oggi le donne, i minori e gli anziani, le comunità indigene amazzoniche, le comunità beduine, i migranti, i rifugiati e profughi, (soprattutto quelli che abitano in centri di accoglienza, campi rifugiati e nelle baraccopoli/ghetti collegati al lavoro in campo agricolo), la comunità LGBTIQA ed altre comunità storicamente discriminate (come quella nera in Tunisia ed i Quilombolas in Brasile), i/le lavoratori/trici informali incluse le assistenti domestiche spesso migranti, le comunità rurali più remote, la popolazione della Striscia di Gaza e di Gerusalemme Est per le limitazioni ulteriori cui è sottoposta. Si tratta di gruppi beneficiari dei nostri progetti, che già affrontano un complesso di criticità e problemi che in questo periodo sono in gran parte aggravati fino al punto di possibili esiti drammatici dall’epidemia.

“Questa vera e propria “antenna” sulle violazioni dei diritti – aggiunge Menchini – ci servirà sia per fare controinformazione, e monitorare le violazioni dei diritti umani sia per andare incontro con iniziative concrete a “bisogni urgenti” delle popolazioni con cui lavoriamo (trasformando in emergenza le azioni e le attività di primary health care già in atto come in Senegal, Tunisia, Palestina e Bolivia ad esempio).  Nell’ambito della “Antenna”, si sta definendo uno spazio particolare per informare sulla situazione dei popoli indigeni dell’Amazzonia, fra i più esposti agli impatti diretti e indiretti dell’epidemia.

Di tutto questo, daremo aggiornamento costante sul nostro sito, sui nostri canali social e attraverso comunicati e/ o articoli ad hoc.

“Responsabilità, solidarietà, amore della giustizia, competenza – conclude il presidente COSPE – sono i valori che mettiamo in campo per vincere questa sfida, restando fedeli a noi stessi ma anche avvicinandoci sempre di più a quel mondo con più diritti per tutti e per tutte, che è il senso ultimo del nostro lavoro”.