Conclusa la 16a edizione di Terra di Tutti Film Festival, uno spaccato di lotte, resistenza e coraggio da tutto il mondo

Grande successo di pubblico per proiezioni ed eventi fuori sala. Terra di Tutti Film Festival
racconta la contemporaneità obbligando a riflettere e prendere posizione su temi e
conflitti dimenticati. Premi ai film su Myanmar, Libia, Amazzonia e Italia; diritti e
migrazione gli argomenti più sentiti.Bologna, 11 ottobre 2022 – Si è conclusa ieri martedì 11 ottobre con le ultime proiezioni in streaming sulla piattaforma MyMovies (www.mymovies.it/ondemand/terra-di-tutti/) la 16a edizione di Terra di
Tutti Film Festival, la rassegna di cinema sociale, incontri ed eventi promossa da WeWorld –
impegnata da 50 anni a garantire i diritti di donne bambine e bambini in 27 Paesi del mondo
compresa l’Italia – e COSPE – al lavoro in 25 paesi per assicurare lo sviluppo equo e sostenibile, il
rispetto dei diritti umani, la pace e la giustizia tra i popoli.
Una narrazione del mondo contemporaneo che incontra l’interesse del pubblico, come sottolinea il
direttore Jonathan Ferramola: «Quello che abbiamo visto in questo giro del mondo in 22 visioni, è
uno spettacolare e caleidoscopico spaccato di lotte, resistenze e coraggio, di popoli e comunità che
difendono i loro territori minacciati dalle aggressioni delle multinazionali, di uomini e donne che
rivendicano la loro dignità di persone, nei campi della Puglia come nelle piazze di Teheran o Kabul,
nei lager libici come in Donbass, nei cortei del Myanmar come nella selva messicana. Il tutto
raccontato con la forza narrativa del cinema del reale, che senza filtri o giochi di prestigio, ti catapulta
nella cruda realtà del mondo in fiamme. E le 3.000 presenze in sala nei 4 giorni al Cinema Lumière
sono la testimonianza diretta che il nostro lavoro è sulla strada giusta».
«Si chiude oggi un’altra ricca e intensa edizione del Terra di Tutti Film Festival», commenta Eleonora
Migno vicepresidente di COSPE – La 16ma edizione di un Festival che conferma essere in costante
crescita, sia di pubblico, sia di qualità dell’offerta di film e di visioni da tutto il mondo. I corto e
lungometraggi in concorso, selezionati con cura tra più di 200 titoli, raccontano al meglio l’attualità e
immergono il pubblico in quei temi globali che ci vedono impegnati quotidianamente come Ong in
vari territori del mondo. Grazie ai tanti eventi off, il TTFF ha offerto inoltre spazi di incontro diretto, di
racconto di contesti e di condivisione di relazioni nate e consolidate attraverso i nostri progetti e le
reti di cooperazione».
«Quest’anno la grande partecipazione di pubblico ci ha dimostrato ancora una volta che c’è voglia ed
è necessario parlare di temi complessi. In questo Festival abbiamo messo al centro le persone per
ridare voce ai protagonisti e alle protagoniste di storie spesso dimenticate. Lo abbiamo fatto
attraverso il cinema, i talk, le performance e gli incontri con le delegazioni che dalla Palestina e dal
Perù sono venute in Italia per raccontare la loro esperienza. – spiega Dina Taddia, Consigliera
Delegata di WeWorld – È stato un viaggio intorno al mondo che ci ha permesso di accendere i
riflettori sui diritti umani violati ed ascoltare i racconti di chi, quotidianamente, vive sulla propria
pelle discriminazioni e ingiustizie».
In questa edizione molto partecipata – con oltre 3.000 spettatori in sala, più di 1.300 persone agli
eventi fuori sala, 80 giornalisti coinvolti, 550 studenti e 40 insegnanti presenti alle attività di Terra di
Tutti Film Festival incontra le scuole – il pubblico ha premiato in sala le proiezioni al Cinema Lumière
di Ghosts of Afghanistan, Myanmar Diaries e One day One day manifestando una sensibilità forte
per la lotta alle oppressioni, in Afghanistan come in Myanmar, e per il tema della migrazione e dei
diritti dei braccianti nel Sud del nostro paese; tra gli eventi off Take the Mic e Antirazzismo ieri, oggi
e domani. Generazioni a confronto negli spazi del DAS, a dimostrazione che è possibile andare oltre
gli stereotipi e i pregiudizi per trovare un punto di incontro e confronto tra le diverse istanze.
Successo che si rispecchia nella decisione delle giurate del Premio Lo Porto, Renata Ferri
(caporedattrice e photo editor Io Donna), Manuela Tempesta (regista) ed Eleonora Camilli
(giornalista): «Unanimi e compatte noi, giurate del Premio Loporto della 16° edizione del Terra di
Tutti Film Festival, non abbiamo avuto esitazioni nel conferire il premio a Myanmar Diaries di The
Myanmar Film Collective. È molto più di un film, è un documentario, una testimonianza, un diario di
voci e volti che ci raccontano quello che non sappiamo: come si vive nel terrore dopo il colpo di stato
militare del febbraio 2021 che ha rovesciato il governo di Aung Sang Suu Kyi. Realizzato da The
Myanmar Film Collective, sigla che raggruppa dieci anonimi registi birmani, il lungometraggio di 70
minuti è un affresco del doloroso vivere in una contemporanea dittatura del terzo millennio. Invisibili
agli occhi del mondo, abbandonati dalla comunità internazionale alle prese con la pandemia e la
guerra in Europa, in Myanmar giovani e anziani non hanno mai smesso di resistere e combattere e
queste cronache, realizzate con differenti ed eterogenei registri narrativi: fiction, documentario
autoriale e spontaneo, fanno di Myanmar Diaries un film dal ritmo sapiente, capace di alternare
piccole storie individuali, frammenti di quotidiana disperazione, a crude riprese della violenza del
regime, sempre in perfetto equilibrio tra realtà e finzione, restituendo un quadro decisamente
autentico e capace di scuotere le coscienze. Un coraggioso esempio di cinema d’impegno e denuncia
che abbiamo l’onore e il dovere di diffondere.»
La Menzione Speciale Lo Porto va invece a Lybia, no escape from hell di Sara Creta, «un importante
documentario di denuncia politica, con testimonianze significative, che riesce a raccontare il traffico
di esseri umani in Libia ma anche il retroscena delle politiche migratorie messe in atto dagli stati
europei. La regia, sapiente e calibrata, riesce a regalare un grande controllo alla narrazione, facendo
riflettere il pubblico su cosa sta accadendo nei centri di detenzione libica e su cosa significa “migrare”
da quella terra africana.»
Altra Menzione Speciale non onerosa della Giuria Lo Porto a Roadblock di Dahlia Nemlich, «un
cortometraggio di grande impatto e di denuncia, che esplora bene le diverse identità della giovane
generazione libanese, tra repressione e voglia di cambiamento. Con una regia sapiente l’autrice ci
porta dentro le proteste a Beirut, raccontandone le contraddizioni e sintetizzando le posizioni dei
protagonisti: il coraggio degli attivisti, la violenza delle milizie, la distanza degli osservatori esterni.»
Il Premio Benedetto Senni, assegnato dalla giuria composta dai membri dell’Associazione Benedetto
Senni, è andato a Vento na Fronteira di Laura Faerman e Marina Weis, girato in Brasile ed uscito
quest’anno, nel 2022. Il documentario propone immagini spesso emblematiche che raccontano una
storia di land grabbing e di lotta per la rioccupazione della terra in modo emozionante e
coinvolgente. La popolazione Guaranì rivendica i diritti, riconosciuti, di vivere nella propria terra, un
ambiente come era prima della creazione dei confini, del cosiddetto “sviluppo”. Rivendica il diritto di
esistere contro gli interessi dei coloni e delle grandi compagnie del settore agro-alimentare. La giuria
ha ritenuto opportuno premiare un documentario che lascia, insieme alle immagini e ai personaggi,
degli interrogativi, delle riflessioni» in un momento di grande importanza per il Brasile, alla vigilia del
ballottaggio Lula – Bolsonaro.
Menzione speciale Senni a Nicola Zambelli e la SMK Factory per il documentario Sarura: the Future
is an Unknown Place, che testimonia la situazione dell’occupazione israeliana in Palestina: «Questo
documentario è una sorta di prosecuzione di un altro, del 2011, Tomorrow’s land, che abbiamo
avuto il piacere di premiare all’edizione 2021 del Terra di Tutti Film Festival. Questa menzione vuole
essere un ringraziamento, per tutte quelli che, come voi, continuano questa battaglia di
testimonianza, arma potentissima in una realtà, quella Palestinese che nonsembra riuscire ad uscire
da un contesto di violenza e sopraffazione.
Il Premio Voci di donne invisibili sostenuto da Coop Alleanza 3.0 è stato assegnato Writing with Fire
in quanto ritenuto dalla giuria di Coop Alleanza 3.0, composta soci di Coop Allenza 3.0 «il più
rappresentativo poichè documenta una storia di coraggio, denuncia, di riscatto ed empowerment
delle donne Dalit, e attraverso di loro di tutte le donne. Ma non solo. La storia di queste giornaliste
“rivoluzionarie” che superano tante difficoltà per denunciare i soprusi del regime soprattutto nei
confronti delle donne è come un faro per la libertà e la democrazia e ci ricorda una questione molto
importante oggi, anche per “l’Occidente”: il ruolo importante che il giornalismo può e deve svolgere
nella denuncia della verità, nella tutela della democrazia, dei diritti e del rispetto della vita delle
persone».
Mentre il premio Voci di giovani invisibili, sostenuto da Emil Banca e assegnato dalla Giuria
composta da collaboratori e soci di Emil Banca, è andato a Mohamed Kenaw per Tam Tam Basket
«per aver narrato con linguaggio immediato e diretto come, con un po’ di umanità e di empatia,
anche in un contesto sociale particolarmente difficile, sia possibile rendere visibili, innanzitutto a loro
stessi e poi alla comunità intera, dei giovani che, altrimenti, sarebbero rimasti relegati ai margini o,
peggio, assoldati dalla malavita locale. Per aver saputo, con le immagini di sorrisi e silenzi,
sottolineare la potenza del messaggio di inclusione e di restituzione di identità e dignità di
quest’esperienza sportiva».
Infine, la Menzione DamsLab assegnata dagli studenti del corso Linguaggi del cinema dell’Università
di Bologna è conferita al lungometraggio One day One day di Olmo Parenti e Marzo Zannoni perché
«è una preziosa testimonianza su una realtà complessa e dolorosa e che non può passare
inosservata. Con grande sensibilità e profonda cura nei confronti non soltanto dei fatti ma anche
delle emozioni, il regista racconta un anno di vita di alcuni dei migranti africani nella baraccopoli di
Borgo Mezzanone, nel Foggiano. La sceneggiatura evidenzia con delicata intensità l’importanza del
tema trattato e restituisce un’individualità ben definita ad ogni personaggio: la comunità a cui dà
voce questo documentario si compone di volti eloquenti ed immagini di vita quotidiana attraversate
da una grande voglia di riscatto e bisogno di dignità, ricordando che la giustizia non funziona se ci si
batte solo quando siamo coinvolti in prima persona. Imbrigliati nel caporalato, questi ragazzi ci
ricordano cosa voglia dire vivere clandestinamente in Italia oggi, con fame di dignità nei loro
sguardi».
Grande successo anche online, grazie alla possibilità di vedere in streaming sulla piattaforma
MyMovies 10 film selezionati tra i 22 in concorso (www.mymovies.it/ondemand/terra-di-tutti/): 876
spettatori unici, accesso ai film da 17 regioni italiane, 114 voti ricevuti e una media dei voti pari a
4,42 su 5, a dimostrazione del fatto che ii Festival riscuote interesse anche oltre la dimensione locale.
Questa 16esima edizione è stata anche l’occasione per consolidare la rete di realtà, istituzionali e
non, che sostengono il Festival: Regione Emilia-Romagna attraverso l’Emilia-Romagna Film
Commission, Comune di Bologna, Fondazione Cineteca di Bologna, AFIC (Associazione Festival Italiani
del Cinema), Coop Alleanza 3.0, Emil Banca, e tante realtà sociali del territorio.

A questo link le foto del Festival di Michele Lapini 

Sito web www.terradituttifilmfestival.org

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