Ranya uccisa a Gaza con tre figli e con loro migliaia di civili. La guerra sporca di Israele che cancella la meglio gioventù palestinese.

Ranya Al Swisi è stata uccisa da un attacco militare dell’esercito israeliano insieme al marito e tre dei suoi figli. I due figli più piccoli sono sopravvissuti e si trovano in ospedale, feriti. 

Viveva nella Striscia di Gaza, dove dal 2017 lavorava con noi e con l’associazione femminile PWWSD, con il suo impegno quotidiano di counselor con ragazze, ragazzi e tante donne, a cui abbiamo fornito sostegno socio-psicologico attraverso numerosi interventi.

Uccisa, il giorno di capodanno 2024, a Gaza City, nell’ennesimo attacco sferrato dall’esercito di Israele in maniera indiscriminata contro l’inerme popolazione civile della Striscia di Gaza, non solo dallo scorso 7 ottobre, ma da almeno 15 anni.

L’8 ottobre era toccato ad Attya, giovane con disabilità inserito nei nostri progetti, che, sulla sua carrozzina, non ha fatto in tempo a fuggire dai bombardamenti. Prima di Natale è toccato ad Ahed, insegnante del Theatre Day Productions, il teatro che abbiamo ospitato in Toscana a settembre. Anche il teatro è stato gravemente danneggiato dalle bombe, così come tanti centri culturali e storico-religiosi. 

Questi lutti ci lasciano sgomenti, di certo perché coinvolgono persone che abbiamo conosciuto, ma anche perché colpiscono proprio quelle persone che a Gaza, negli ultimi anni, hanno contribuito ad organizzare la speranza. Persone impegnate per la crescita della società gazawi, per la promozione della partecipazione e del protagonismo di donne, giovani e persone con disabilità… Oggi cancellate per sempre.

L’attacco militare indiscriminato di Israele, in piena violazione dei principi sanciti dal diritto internazionale, è altrettanto criminale quanto quello di Hamas, ma purtroppo molto più crudele e con un impatto molto più devastante, come raccontano la semplice matematica e le tante immagini che ci giungono da Gaza e dalla Cisgiordania. Eppure i titoli dei TG di inizio anno parlano di un comandante di Hamas ucciso, dimenticando Ranya, tutta la sua famiglia e le oltre 100 persone uccise nelle ultime 48 ore, oltre alle 22.000 persone ammazzate dal 7 ottobre scorso, per la stragrande maggioranza minori, donne e civili. Continuano inoltre le violenze e i crimini di guerra da parte delle forze armate israeliane operative via terra, con uccisioni, arresti arbitrari e tremende umiliazioni. Le fonti ufficiali e indipendenti raccontano molto bene la realtà. 

Molte voci in Israele ci chiedono la stessa cosa: “convincete il vostro governo e la UE a fare pressione sul governo israeliano perché ponga termine a questo massacro, insieme all’occupazione militare della Palestina”. Senza questo, rimane solo terrore, sangue, lutti, dolore che allontanano la pace, giorno per giorno, morte per morte, metro di terra per metro di terra.

Accanto al lavoro quotidiano che ci vede operare in Palestina, questo è l’impegno che possiamo garantire: dialogare e relazionarci con i media e con le nostre istituzioni, per la memoria di Attiya, di Ahed e di Ranya, e per il futuro dei milioni di palestinesi e israeliani.  

 

2 gennaio 2024