Conclusa la 17a edizione di Terra di Tutti Film Festival: da tutto il mondo storie di lotte, resistenza e attivismo

«Questa edizione del Terra di Tutti Film Festival è stata per COSPE particolarmente importante dato che ha coinciso con i nostri 40 anni di attività» dichiara Anna Meli, presidente COSPE, «anni in cui abbiamo sempre messo al centro le persone, il ripudio delle ingiustizie sociali e delle discriminazioni di ogni genere, la pace, la giustizia ambientale e la cura dei beni comuni, mantenendo uno sguardo ampio, globale e internazionale. Questo festival riassume bene e rende visibili a un pubblico ogni anno più ampio, questi principi attraverso voci, immagini, testimonianze, confermandosi ancora una volta un evento di grande valore culturale e sociale che siamo orgogliosi di promuovere da ben 17 anni».

Si è conclusa domenica 8 ottobre la 17a edizione di Terra di Tutti Film Festival, la rassegna di cinema sociale, incontri ed eventi promossa da WeWorld e COSPE. Fino a domenica 15 ottobre 13 dei 23 film in concorso sono visibili gratuitamente sulla piattaforma MyMovies.

«Ormai non ci sono più parole per descrivere l’attaccamento di Bologna al Terra di Tutti Film Festival. È un pubblico attento, critico, interessato, paziente e solidale, che ha capito il percorso tematico e valoriale che vogliamo proporre». Così ha commentato Jonathan Ferramola, curatore della programmazione cinematografica, che continua: «Sono stati quattro giorni di visioni e racconti, scambi e messe a fuoco dai quattro angoli del pianeta che ci fanno capire, ancora una volta, che il cinema sociale gode di buona salute e può dare il suo valido contributo a raccontare questo mondo in trasformazione perpetua.»

Grande successo anche per questa edizione con oltre 3.000 spettatori alle proiezioni, più di 1.300 persone agli eventi fuori sala e circa 80 giornalisti coinvolti. Il pubblico ha premiato in sala le proiezioni al Cinema Lumière di Maka, Yakub, Rejeito, A Golden Life e Wonder Women dimostrando interesse per storie personali che diventano universali.

Il Premio Voci di donne invisibili è stato assegnato a Maka di Elia Mountamid (Italia 2023, 52’), lungometraggio scritto da Simone Brioni e diretto da Elia Moutamid, che ha colpito particolarmente la giuria: la fotografia e lo stile narrativo corale hanno catturato l’attenzione del pubblico, così come l’incredibile biografia di Geneviève Makaping, insegnante, reporter e antropologa camerunense, che con la sua storia e il suo pensiero ci fa riflettere sulle contraddizioni, limiti e pregiudizi della nostra società italiana. Maka è un docufilm con una forte valenza culturale ed educativa, che ci permette di riposizionare il nostro sguardo, perché come dice Maka stessa «le alterità sono almeno due» e per questo dobbiamo imparare a mettere anche noi stessi nei panni dell’Altro.

Il Premio Benedetto Senni è andato al documentario Green Warriors: Forever Chemicals di Martin Boudot (Francia, 2023) che affronta in modo serio e dettagliato il problema degli inquinanti cosiddetti «eterni» (i pfc nel caso particolare) presenti in abbondanza in paesi che si definiscono avanzati. Ma ancor più importante è l’analisi delle nostre difese, le leggi che la comunità adotta per difendersi, che talvolta possono risultare inadeguate portando ad evidenti pericoli per la salute umana e alterando equilibri delicatissimi.

La giuria si è trovata unita nel voler assegnare una menzione speciale a La Terra mi Tiene di Sara Manisera e Arianna Pagani (Italia, 2023) perché «è un documentario sulle passioni e sugli affetti, un intreccio di storie che riporta a una idea di terra e di comunità che ci sentiamo di condividere e diffondere».

Il Premio Voci di giovani invisibili di Emil Banca è stato assegnato a The Illusion of Abundance di Erika Gonzalez Ramirez e Matthieu Lietaert (Belgio 2022, 61’). La giuria, composta da 9 dipendenti della Banca, ha conferito il riconoscimento al film per essere riuscito a documentare storie di resistenza, di lotta pacifica ma senza compromessi, in tre diversi Paesi del Sudamerica evidenziando come il loro destino sia strettamente correlato a ciò che accade dall’altra parte del mondo, dominato da un consumismo sfrenato.

Il Premio Giovanni Lo Porto, promosso da WeWorld e dedicato al cooperante e collaboratore ucciso nel 2015 durante un’operazione statunitense antiterrorismo, è andato a Innocence di Guy Davidi (Danimarca 2022, 100’). Il premio ha lo scopo di valorizzare quei documentari che raccontano gli sforzi eroici e la resistenza di uomini e donne che non arretrano di fronte a violenza e oppressione, ma promuovono valori come la solidarietà e il rispetto dei diritti umani, di pace e libertà.

La giuria ha attribuito anche due menzioni non onerose: My Worst Enemy di Mehran Tamadon, (Francia 2023, 81’), un film potente e scomodo, dove il regista coinvolge lo spettatore in un viaggio esplorativo nei meccanismi del potere, della coscienza e della «banalità del male». Ricreando i meccanismi degli interrogatori subiti in Iran, ci rende partecipi di un trauma che non solo subiscono gli e le iraniani/e ma tutta l’umanità. Un film necessario che speriamo trovi una distribuzione in Italia.

A Golden Life di Boubacar Sangare (Burkina Faso 2023, 85’): un film specchio, che racconta da vicino la vita di un ragazzino costretto a vivere lavorando duramente in condizioni disastrose in una miniera d’ora in Burkina faso, nella speranza di poter guadagnarsi un futuro migliore.

Ricordiamo che 13 dei 23 film in concorso sono visibili gratuitamente sulla piattaforma MyMovies fino a domenica 15 ottobre.

Questa 17esima edizione è stata anche l’occasione per consolidare la rete di realtà, istituzionali e non, che sostengono il Festival: Regione Emilia-Romagna, Comune di Bologna, Fondazione Cineteca di Bologna, AFIC (Associazione Festival Italiani del Cinema), Coop Alleanza 3.0, Emil Banca, Unione Europea, Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetic e tante realtà sociali del territorio.

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