#Cambiamoagricoltura. COSPE aderisce alla campagna per una riforma della Politica Agricola Comune

La politica agricola comune, denominata genericamente PAC, è lo strumento più importante che controlla e finanzia il sistema agroalimentare in Europa ed è anche tra i principali settori produttori mondiali di gas serra.  La PAC costituisce il 32% dell’intero bilancio UE ed è entrata in vigore a gennaio 2023, ma sta ai singoli Stati membri prendere alcune importanti decisioni sulle finalità dell’utilizzo delle risorse finanziarie destinate all’agricoltura.

Dal 2017 un ampio numero di associazioni europee hanno lanciato The Living Land, una campagna europea di cui sono promotori da Birdlife Europe all’European environmental bureau (Eeb) e Wwf Eu, chiedendo un cambio radicale della PAC affinchè sostenga le aziende agricole e le filiere agroalimentari che si stanno impegnando per garantire la resilienza e sostenibilità sociale e ambientale a lungo termine.

In Italia la campagna si ritrova sotto lo slogan #CambiamoAgricoltura – https://www.cambiamoagricoltura.it/, e vede la partecipazione di un’ampia coalizione da Associazione Medici per l’ambiente, ad Aiab, all’Associazione agricoltura biodinamica, Fai, Federbio, Legambiente, Lipu, Pronatura e Wwf e da qualche settimana anche da COSPE.

Il sistema agro-alimentare (dalla produzione, alla trasformazione, trasposto, consumo e spreco) è responsabile del 37% delle emissioni globali e il 23% delle emissioni di gas serra, principalmente metano e protossido di azoto, sono prodotte dalle attività produttive in agricoltura e silvicoltura: di queste la sola zootecnia intensiva ne produce il 14,5%. Inoltre le principali cause di perdita di biodiversità, come l’apicidio e la diminuzione drastica delle popolazioni di farfalle, sono dovute alle pratiche agricole che adottiamo e principalmente all’abuso di pesticidi, che contaminano le acque, si infiltrano nel suolo e come aereosol contaminano l’ambiente diventando dannosi anche per la nostra stessa salute.

Ma COSPE sa bene anche che queste politiche agricole superano i confini dell’Unione Europea e hanno effetti devastanti anche in molti paesi dove operiamo. Questo nostro modello produttivistico drogato di “chimica” viene esportato un po’ ovunque con le sue relazioni di potere e le sue pratiche nocive, come ad esempio l’uso dei pesticidi, anche di aziende europee, il cui uso non è più ammesso da noi perché causa danni all’ambiente e alla nostra salute. O come la deforestazione e l’invasione di zone abitate per destinare terreni all’agricoltura e alla zootecnica intensiva per il mercato occidentale o il finanziamento di percorsi di ricerca su tecnologie di ingegneria genetica e nuova espansione del modello produttivistico.

Questo modello agricolo produttivistico è insostenibile e distruttivo, per noi come per molti altri paesi dove COSPE lavora: il recente rapporto di sintesi (SYR) del sesto rapporto di valutazione (AR6) dell’IPCC ha infatti nuovamente riaffermato che il cambiamento climatico causato dall’uomo, anche attraverso l’agricoltura intensiva, sta già influenzando molti eventi meteorologici e climatici estremi in ogni regione del mondo ed in modo particolare presso quelle comunità vulnerabili che storicamente hanno contribuito meno all’attuale cambiamento climatico e che vengono colpite da fenomeni climatici sempre più distruttivi ed estremi come da periodi caratterizzati da forti siccità alternate a improvvise inondazioni

“La giustizia climatica è fondamentale perché coloro che hanno contribuito meno al cambiamento climatico ne sono stati colpiti in modo sproporzionato”, ha affermato Aditi Mukherji, uno degli autori del rapporto. Insomma, questo tipo di agricoltura che caratterizza la PAC ha effetti negativi che, paradossalmente, oltre ad essere essi stessi ostacoli allo sviluppo e alla tenuta del settore, causano profonde disuguaglianze sociali, diritti negati e processi migratori in molti dei paesi in cui lavoriamo, soprattutto nel continente africano.

E’ quindi indispensabile il passaggio da un modello di produzione intensivo ad uno agroecologico, secondo le linee guida definite da Agroecology Europe, a cui COSPE aderisce, e che persegua, in una fase di transizione, gli obiettivi delle Strategie europee Farm to Fork e Biodiversità 2030 nell’ambito Del Green Deal Europeo, ovvero la riduzione del 50% dell’uso e della pericolosità dei pesticidi, raggiungere il 30% delle superfici agricole europee coltivate con metodo biologico; ridurre del 20% l’uso di fertilizzanti di sintesi e riduzione del 50% delle perdite di nutrienti; ridurre del 50% gli antibiotici impiegati negli allevamenti e lasciare il 10% di aree destinate alla natura nelle aziende agricole.

Non è un caso infatti che anche l’ultimo ed autorevole rapporto del Club di Roma “Una terra per tutti”, che utilizzando i più avanzati software di simulazione e modellizzazione analizza gli scenari futuri di fronte a cui ci si troverà a causa della catastrofe climatica ed ecologica, propone alcune politiche che vanno in questa stessa direzione: ma oltre ad aumentare incentivi economici per le aziende agricole per spingere la trasformazione a modelli di Agricoltura rigenerativa fondata su principi agroecologici, afferma che determinante sarà anche emanare norme per ridurre lo spreco agroalimentare e promuovere diete sane che rispettino gli equilibri degli ecosistemi, riducendo allevamenti intensivi e consumo della carne.

Solo introducendo clausole che tutelano gli habitat naturali e la biodiversità e promuovendo misure che preservano il paesaggio ed incentivano l’approccio agroecologico, possiamo produrre cibo di qualità, sicuro e sano nel rispetto degli ecosistemi naturali e far sì così che la agricoltura adotti misure di contenimento ed adattamento al cambio climatico per poi inquinare meno.

Moltissime valide ragioni per chiedere #cambiamoagricoltura!