Non solo il 10 dicembre. Afghanistan, Iran, Amazzonia. Per i diritti umani, sempre.
In Afghanistan continuano in silenzio gli arresti delle donne scese in piazza a protestare come ci ha testimoniato l’attivista ed ex collaboratore COSPE a Kabul, Hakim Bawar, arrivato poche settimana fa in Italia grazie ai corridoi umanitari della Federazione delle Chiese Evangeliche. “I media sono in mano ai Talebani e più nessuno racconta quanto accade, ma gli arresti continuano senza sosta e non sappiamo cosa accade alle donne fatte sparire dalle manifestazioni”. E come ci conferma anche il comunicato di Afghanistan Human Rights Defenders Committee che denuncia come dall’agosto del 2021 “centinaia di difensori dei diritti umani , rappresentanti della società civile, mediattivisti, soprattutto donne, che hanno osato alzare la voce per i loro diritti, sono stati arrestati torturati, perseguitati e in alcuni casi uccisi”.
In Iran la situazione è anche peggio, ce lo raccontavano le donne iraniane del Comitato fiorentino durante l’evento “Donne, vita, libertà” organizzato dall’attrice Daniela Morozzi e sostenuto da Unicoop al cinema Alfieri di Firenze. “Ogni giorno e ogni notte stiamo attaccate ai cellulari per ricevere notizie dai nostri cari che sono rimasti nel paese e da parte di conoscenti, blogger e attivisti e attiviste che riescono a fare uscire le notizie. Ogni giorno siamo pervase da grande angoscia e senso di impotenza. Quello che sta accadendo lì è una strage silenziosa e brutale. Per fortuna non è una rivoluzione di sole donne ma tutti hanno capito che questo regime deve finire. C’è bisogno però di informazione, fari accesi su quando sta accadendo”. Allo stesso evento hanno partecipato le calciatrici di Herat, ormai da un anno in Italia, Maryam, Fatema, Susan e Reha. Loro hanno ricordato cosa vuol dire dover fuggire dal proprio paese a causa delle persecuzioni del regime talebano, che non le vuole libere di giocare a calcio o di lavorare per i diritti delle donne.
E poi ci sono i leader dei popoli indigeni dell’Amazzonia, minacciati e uccisi perché difendono la foresta, ci sono i quilombolas e le loro terre rubate, ci sono i contadini e le contadine andine che cercano di sopravvivere alla sciacallaggio delle multinazionali…
COSPE è a fianco di tutti loro, degli attivisti e delle attiviste in tutto il mondo facendo informazione diretta e di prima mano su quanto sta accadendo, illuminando questi contesti e mettendo sempre al centro dei progetti di cooperazione internazionale i diritti umani, perché siamo convinti che per produrre un cambiamento duraturo ogni iniziativa, non solo deve essere sostenibile e portare benefici nella qualità di vita delle persone, ma deve garantire il pieno godimento dei diritti individuali e collettivi.
La strada è ancora lunga, ma nella giornata mondiale per i diritti umani, che si celebra ogni anno il 10 dicembre, dobbiamo ricordarci e ricordare, se anche non lo fanno i media mainstream, tutti coloro che ogni giorno combattono per il loro e i nostri diritti.
Illustrazione di Lanfranchi, donata a COSPE.
6 dicembre 2022