Le donne afgane non si arrendono anche se si sentono tradite dai governi occidentali

Hakim Bawar, attivista per i diritti civili afgano ed ex collaboratore COSPE, è  arrivato in Italia pochi giorni fa con i corridoi umanitari grazie alla Federazione delle Chiese Evangeliche a Roma. Queste le testimonianze che ha raccolto nella giornata dell’eliminazione della violenza contro le donne da Kabul. 

La mattina del 24 novembre, il vento freddo proveniente dalle imponenti montagne di Kabul soffiava tiepido sulla città; ben presto, in questa tranquilla mattinata, la città di è stata invasa dalle grida di donne coraggiose. Più di 40 donne afgane di diverse età, sono scese in strada dietro a cartelli come “Lotteremo per i nostri diritti fino alla fine e non ci arrenderemo” e “L’Occidente ha tradito le donne afgane”, slogan gridati nel centro della città di Kabul. La manifestazione è durata poco perché le urla hanno richiamato la polizia talebana che ha picchiato le manifestanti e ne ha arrestate alcune.

Tre le donne che si ritiene siano state trasferite dai membri dell’intelligence talebana in una località sconosciuta. La manifestazione si è tenuta in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Il raduno è durato diversi minuti, nonostante i Talebani abbiano usato una violenza estrema per disperdere le donne. I Talebani hanno circondato le donne che protestavano e ne hanno portate via alcune, mentre altre sono riuscite a fuggire.

Saman (nome di fantasia), una delle donne che ha partecipato alla manifestazione, ha raccontato che quando hanno iniziato la manifestazione via via alcune donne si sono unite ma poco dopo anche il numero di Talebani che si è avvicinato al corteo è progressivamente aumentato. “Dopo un po’ hanno iniziato a colpire le donne con il calcio delle loro pistole.

Una di queste è caduta a terra e non è riuscita a rialzarsi finché non è stata arrestata e portata via” Secondo Saman, le coraggiose donne iraniane hanno dato loro l’esempio, le hanno ispirate per organizzare queste manifestazioni per la difesa dei loro diritti e per far sentire al mondo la voce delle donne afgane.

Secondo le dichiarazioni di un’altra manifestante, Zarghouna, 52 anni, “i Talebani ci hanno insultato e ci hanno accusato di non avere un marito e un padre che ci tenessero a casa. Ci hanno ripetutamente chiamato prostitute e donne disonorevoli”

I Talebani controllano ormai tutti i media del Paese e il numero di reporter indipendenti che riportano in modo veritiero la situazione delle donne afgane è molto ridotto anche perchè, coloro che lo fanno, subiscono gravi vessazioni e rischiano addirittura il carcere.

Le donne scese in strada denunciano l’assenza di istituzioni a sostegno dei diritti delle donne afgane, e l’obbligo di restare a casa e accettare ogni tipo di violenza domestica come parte della loro vita.

Esprimendo grande preoccupazione, Saman ha anche detto di non sapere cosa i Talebani faranno alle donne che hanno preso. Ha aggiunto di non conoscere la sorte delle donne arrestate e di non sapere dove sono state trasferite.

Queste donne coraggiose che si sono unite per difendere i loro diritti si trovano adesso sole nelle mani dei loro carcerieri che fanno di tutto per mettere a tacere le voci delle donne. Saman, Zarghouna e le altre vogliono che il mondo sia informato sulla reale situazione delle donne afgane che si sentono tradite dall’Occidente, in particolare dal governo degli Stati Uniti d’America.

Ambedue le voci raccolta dall’attivista, affermano che non si arrenderanno “non saranno mai in grado di fermarci perchè il futuro dell’Afghanistan appartiene alle donne di questo Paese”.

1 dicembre 2022