In Bolivia è crisi sanitaria con la terza ondata del contagio!

In Bolivia, con l’arrivo dell’inverno e a causa di una scarsa organizzazione governativa riguardo ai vaccini, di nuovo in piena crisi sanitaria. Come accade a molti paesi dell’America Latina. Dove chi può va negli Stati Uniti a vaccinarsi e tutto il resto della popolazione soffre queste carenze. Ce lo racconta il nostro cooperante a La Paz, Antonio Lopez y Royo.

 

Nel mese di giugno in Bolivia arriva il freddo inverno che si protrae almeno fino a settembre o metà  ottobre. Nelle zone basse il clima non subisce dei cambi radicali mantenendosi caldo come quasi per tutto l’anno mentre le notti nella zone andina sono molto rigide.

L’inverno porta con sé i malesseri di stagione ma a questo si aggiunge il COVID 19 che continua a far paura e in questi giorni supera tutti i record di contagio e di morti mettendo in ginocchio la debole struttura sanitaria del Paese. Per capire e contestualizzare i dati, bisogna specificare e relazionare i dati al numero della popolazione locale, in Bolivia vivono secondo l’ultimo censo circa 10 milioni di persone, sei volte meno il numero di abitanti dell’Italia, dato importante per relativizzare ed analizzare i dati statistici. Durante la prima ondata di COVID 19 in Bolivia si è registrato un numero di contagi giornaliero di circa 1671 casi diari, oggi la media di giungo è di 2571 casi, ieri si è anche registrato un numero di morti pari a 124 in sole 24 ore, con un tasso di mortalità del virus pari al 3% e i numeri continuano a salire ogni 24 ore. Il governo, sia anteriore che attuale, ha preso vari contatti per ricevere vaccini, l’antecedente riservando dosi Pfiser, l’attuale soprattutto relazionandosi con Russia e Cina e solo negli ultimi giorni ricevendo anche alcune dosi di AstraZeneca.

Ad oggi il 18% circa della popolazione ha ricevuto la prima dose e solo il 5% circa le due dosi, continuando con questo ritmo è facile capire che arrivare al 70% della popolazione completamente vaccinata è un miraggio di qualche anno, ma si spera in donazioni di vari Stati che possano invertire questa tendenza. Molte persone che hanno ricevuto la prima dose del vaccino russo, sono particolarmente preoccupate per la seconda dose, in principio si parlava di un mese, poi di 90 giorni e adesso qualcuno parla di 120 giorni, generando in questo modo scetticismo e confusione tra la popolazione.

Le strutture sanitarie sono nuovamente al collasso, in particolare non si riesce spesso a rispondere alla domande di ossigeno o quest’ultimo arriva con gravi ritardi, non si riesce ad intervenire in tutti i casi, e spesso, almeno da quanto emerge da vari articoli di giornale e varie testimonianze non si trovano più letti liberi per le emergenze, alcuni giorni fa si è annunciato l’arrivo dal Brasile di 22,5 tonnellate si ossigeno e le azioni diplomatiche continuano intense chiedendo aiuto ai paesi vicini.

Nei social network le persone chiedono ai privati aiuto per trovare dei posti letto, compera dei medicinali e ossigeno che è molto difficile trovare in circolazione, si attivano reti informali di assistenza e aiuto tra cittadini quando possibile. Il governo da una parte incrementa gli sforzi sulle vaccinazioni dall’altro in piena pandemia con decreto supremo numero 4484 ha duplicato il budget del ministero di comunicazione creando non poco malcontento in chi avrebbe visto di buon occhio un incremento uguale nel settore della salute, ma la lotta mediatica e giuridica nei confronti del governo anteriore e delle opposizioni sembra occupare uno spazio prioritario maggiore o uguale rispetto all’emergenza sanitaria, del resto i dati, i movimenti di bilancio statale, e i risultati raggiunti sono abbastanza chiari nel definire le priorità politiche di questi giorni.

Solo 5 giorni fa il governo è riuscito a concordare con le autorità locali i meccanismi di acquisto da parte di altre autorità dei vaccini per garantire il processo di vaccinazione nel Paese, forse un accordo simile qualche mese fa e forse esteso anche al settore privato avrebbe evitato l’enorme crisi sanitaria in questi giorni, molti si chiedono e osservano.

Queste debolezze del sistema sanitario del Paese, debolezze con radici decennali, la difficoltà di accordi rapidi ed efficienti tra attori pubblici e privati, un limitato (in numero di Paesi) numero di accordi di aiuto diplomatico, una scala di priorità politiche poco chiare e, per alcune persone, poco adatte alla realtà dell’attuale emergenza, sono causa, come troppo spesso, di una maggiore divisione e contrasto sociale. Le persone che possono permettersi di viaggiare lo fanno ormai da tempo in altri Paesi, soprattutto negli USA per vaccinarsi, mentre la maggior parte delle persone è costretta a rimanere nel Paese sperando in un cambio di marcia nelle politiche sanitarie nazionali. Il turismo sanitario, diretto soprattutto in Florida è un fenomeno che Bolivia condivide con gli altri Paesi della regione, moltissime persone viaggiano a Miami per potersi vaccinare, infatti in Florida il vaccino è gratuito anche per chi viene da fuori, i posti e possibilità per vaccinarsi sono tantissimi e questo riduce le code e spesso non è neanche necessario prenotare, il personale medico spesso parla anche spagnolo e soprattutto si può accedere al vaccino nord americano di una sola dose che ancora non si trova in Bolivia ne nei paesi vicini. Si spera in futuro che l’offerta dei vaccini nel Paese possa aumentare e che si possano effettuare con maggiore rapidità, per poi in futuro poter seriamente pensare a una ristrutturazione del settore sanitario.

Di Antonio Lopez y Royo