Never alone: la storia di Kristi, straniero due volte con un futuro da pasticcere

Kristi Meta ha 18 anni e viene dall’Albania. Anzi dalla Grecia. Kristi è infatti nato a Nafplio, dove il padre, più o meno alla stessa età in cui lui è arrivato in Italia, 15 anni, è arrivato per lavorare e cercare un futuro migliore rispetto a quello che gli si prospettava davanti negli anni ’90 in Albania. Adesso fa l’agricoltore ed è rimasto in questa bellissima città del Peloponneso, nonché ex capitale del paese. Ma un giorno, in piena crisi economica, ha deciso che era il momento anche per il suo unico figlio maschio di partire per cercare un altro destino. “In Grecia era difficile per tutti, dice Kristi, ma per noi stranieri ancora di più”.

Anche se è nato lì infatti Kristi non si sente più greco di quanto probabilmente ora non si senta italiano. E se deve indicarti le origini rimangono quelle albanesi. Non sembra però affatto nostalgico. Serio, deciso, curioso e determinato, sembra invece che, a soli 18 anni, senta su di sé tutta la responsabilità di una promessa fatta alla famiglia, quella di essere un bravo ragazzo con buoni amici e un buon lavoro. Oggi che, grazie al progetto gestito da COSPE, Inclusive Zone, sta facendo un tirocinio al C.ibio di Fabio Picchi, una delle eccellenze fiorentine in campo gastronomico, pare che le sue speranze e quelle dei suoi genitori si stiano avverando una a una. Lo abbiamo incontrato proprio al C.ibio, tra le piante aromatiche della terrazza che guarda Piazza Ghiberti e la cucina dove il giorno Kristi impara le alchimie delle confetture e dei dolci.

Cominciamo dall’inizio, come hai deciso di partire per l’Italia?

Questa storia è cominciata all’improvviso. In realtà non avevo mai pensato di venire a vivere in Italia, soprattutto da solo. Una settimana prima che iniziassero le scuole a settembre, quando o avevo già preparato tutto e avevo scelto la scuola per gli ultimi 3 anni di superiori, mio padre ha invece deciso di mandarmi in Italia. Sapeva anche che esistevano i centri di accoglienza a cui potevo rivolgermi e quindi mi ha mandato con una certa tranquillità. E molte speranze. Ho riflettuto un po’ e ho detto va bene vado a provarci e vediamo come va!  Mio padre ha pensato che per il mio futuro fosse meglio così

E una volta arrivato qui com’è andata?

Appena arrivato mi sono rivolto alla comunità (Centro di accoglienza Mercede “Centro Mercede” dei Padri Mercedari). I primi tempi sono stati molto difficili: da solo, senza babbo e mamma che ti aiutano o ti danno consigli… ero solo, senza parlare la lingua e in un luogo che mi opprimeva. Insieme a me infatti non c’erano solo ragazzi ma anche adulti, sembrava un piccolo ospedale. Avevo pensieri tristi e pensavo di non farcela e di tornare indietro. Per fortuna dopo qualche giorno mi hanno trasferito in una casa famiglia e la mia vita è cambiata.

Cosa è successo?

Lì era come stare davvero in famiglia, ho cominciato a vedere il futuro come volevo io, come se si fosse aperto l’orizzonte. Ho cominciato a studiare italiano, mi sono iscritto alla terza media e poi alla scuola professionale del Cescot dove ho cominciato cucina. In quel periodo ho ricominciato anche a giocare a calcio e questo mi ha aiutato molto. Il calcio è sempre stato la mia passione. In Grecia ci giocavo anche 10 ore al giorno, nei campi del paese dove vivevo e per un periodo ho anche pensato di potere fare il calciatore professionista, ma ho visto che era difficile. Allora mi sono limitato a divertirmi e stare bene.  Lo sport mi ha aiutato.

E la cucina è stato un amore a prima vista o ci stai ancora pensando?

Non lo so. Si cambia. In Grecia non mi piaceva affatto cucinare e non ero interessato perché c’era la mamma, ma poi qui sono cambiato. Durante i due anni di scuola mi sono accorto che la cucina mi faceva divertire e poi ho pensato: il cibo è la nostra benzina.  E’ fondamentale.

E come va il tirocinio al C.ibio?

Sono molto fortunato e molto contento di fare parte di questa azienda. Non mi sarei mai aspettato questa opportunità. Sta andando tutto bene sia con la mia tutor, Lucia, che con il resto dello staff e non è scontato. Perché in ogni cucina ci sono tante persone e dinamiche diverse e ti devi trovare bene perché il lavoro di squadra in questo campo è molto importante.

Di cosa ti occupi esattamente?

Mi occupo di pasticceria ma sono anche nella divisione delle confetture e sottoli. E’ un comparto che si occupa della conservazione degli alimenti oltre che dei dolci. Sto imparando molte tecniche e molti trucchi.

Qualcosa che ti piacerebbe fare in pasticceria che ti ricorda casa?

Un dolce c’è, è di origine spagnola ma che si fa in Albania, si chiama Trileçe. Ogni tanto lo faccio, ma in ogni caso preferisco in tutto e per tutto il cibo italiano.

Come vedi il tuo futuro prossimo?

Spero di avere presto un lavoro stabile. Comunque sto mettendo da parte i soldi per potermi permettere il prima possibile una casa.

Kristi ci saluta così solido e deciso. Reso forte da tante cose che, ci dice, anche se ho solo 18 anni, ho visto intorno a me.  Tre anni e mezzo che non vede i genitori (anche se li sento ogni settimana) ma che è felice di rendere fieri coni suoi racconti settimanali per telefono. Non sappiamo se Kristi diventerà davvero un pasticcere o continuerà a dedicarsi alla cucina con questa applicazione e curiosità che anche al C.ibio gli riconoscono in questi solo due mesi di lavoro, ma sicuramente quest’avventura italiana lo porterà a realizzare il sogno del padre. Sperando che riesca a sentirsi sempre meno straniero e che i suoi figli non debbano cercare ancora altrove un altro futuro.

Minori stranieri non accompagnati dall’accoglienza di oggi, una risorsa per la società di domani.
Never alone, per un domani possibile: un’iniziativa sul territorio italiano per favorire l’autonomia e l’inclusione dei giovani migranti garantendo il pieno rispetto dei diritti dei minori, con l’intento di costruire una nuova cultura dell’accoglienza.

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