Medicine ancestrali dal più profondo dell’Amazzonia
Un ricettario di 38 farmaci tradizionali, contro la tosse, il raffreddore, e altre malattie minori, da assumere sotto il controllo dei promotori di salute comunitari: non per combattere il Covid 19, ma per ridurre al minimo i contatti con i centri medici delle città, abbassando così i rischi di contagio. Anche in questo modo si difendono le popolazioni indigene dell’Amazzonia ai tempi del coronavirus.
Una storia raccolta dal nostro coordinatore Antonio Lopez y Royo.
In questi mesi le richieste di aiuto da parte delle popolazioni indigene in Amazonia sono state numerose e molti mezzi di comunicazione in tutto il mondo hanno dato voce a vari appelli e situazioni di emergenze dovute o meglio aggravate dall’attuale pandemia.
Qui in Bolivia, tra vari appelli, impegni ed azioni per aiutare le comunità in difficoltà, mi ha colpito una notizia del tutto diversa dalle altre, un esempio concreto di resilienza delle comunità indigene dell’Amazzonia e quanto possiamo imparare dal loro sapere ancestrale. Dal Territorio Indigena Multietnico dell’Amazzonia Sud in Bolivia è arrivata la notizia di una pubblicazione di un Ricettario di medicina tradizionale delle comunità indigene della zona, una risposta non al COVID 19, virus di recente scoperto che non incontra una soluzione medica tradizionale come nella medicina classica, ma una soluzione al problema dell’isolamento che non permette un contatto facile e giornaliero con le cliniche e centri medici delle comunità più isolate. Un ricettario medico quindi basato sulle conoscenze locali tramandate da generazione in generazione tra le comunità indigene amazzoniche della zona e che in base all’uso di risorse naturali locali della foresta sono presentati come rimedi per alcuni malesseri come tosse, raffreddore, problemi di stomaco, febbre, asma, ecc.
I rappresentanti delle comunità indigene intervistati hanno raccontato come da secoli le comunità hanno dovuto far fronte a varie avversità, politiche, sociali, economiche e di salute, e che spesso hanno trovato una risposta nelle loro conoscenze ancestrali e nello loro relazione armonica con la foresta e con tutte le sue creature. Gli anziani e soprattutto gli sciamani continuano a tramandare oralmente le antiche conoscenze che svelano una relazione con la natura unica, un adattamento alla foresta che con il tempo si sta perdendo. Questi custodi della foresta, conservano conoscenze antichissime in vari ambiti, ci presentano anche in queste tragiche circostanze una risposta al nostro modello di vita ben distinta da quelle che conosciamo, basata in una cosmologia andina e amazzonica dove l’uomo non è al centro del mondo ma ne fa parte e il suo sviluppo, salute e felicità dipendono dal un rapporto di armonia e di reciprocità con tutte le altre specie.
Lontano dal voler dare una visione naif del contesto, non si vuole qui affermare ciecamente la validità di certe cure o presentare con uno stereotipo buonista certi contesti e tradizioni ma si vuole sottolineare che conservando e valorizzando tali diversità in risposta ad un modello unico di vita e di sviluppo, si potrebbe accedere a una varietà di ricchezza e conoscenza per tutti che altrimenti andrebbe persa per sempre a danno dell’intera umanità.
16 giugno 2020