Brasile. Bolsonaro ci prova e riapre le terre indigene ai missionari. La reazione.
Mentre il bollettino giornaliero divulgato il 26 maggio dall´Articolazione dei Popoli Indigeni del Brasile (APIB) denuncia che sono 67 i popoli contagiati, e 143 i morti di Covid-19, il governo continua a dimostrare disinteresse e disprezzo per la tutela della vita e dell’integrità delle comunità amazzoniche.
E in piena invasione di garimpeiros, mineros e coloni, fa approvare dalla Camera dei Deputati il 21 maggio scorso un articolo di legge che consente l’ingresso e la permanenza di missioni religiose nelle terre indigene, anche quelle abitate da popoli di recente contatto, o in isolamento volontario.
L’articolo era nascosto, come un oggetto di contrabbando, in un pacchetto di misure di prevenzione dal Covid-19 per la popolazione indigena (Legge 1142/20), un piano di emergenza che propone azioni sanitarie e di garanzia della sovranità alimentare rivendicate dalle stesse comunità.
Di fronte a questa mossa subdola, la reazione del Coordinamento delle Organizzazioni Indigene dell´Amazzonia Brasiliana è stata dura e immediata: in una nota di ripudio d il Coordinamento ribadisce “la contrarietà verso la presenza di missionari di qualsiasi religione, in qualsiasi momento, in territori di gruppi indigeni in isolamento volontario, così come di qualsiasi altro invasore non indigena. (…) In questo contesto della pandemia Covid-19 richiediamo l´espulsione urgente di tutti gli invasori non indigeni dalle Terre Indigene”. Una sfida che adesso avrà seguito nel Senato.
La preoccupazione verso il tentativo di evangelizzazione delle popolazioni indigene si era già acuita con la nomina di un missionario evangelico a capo del Coordinamento Generale degli Indigeni Isolati e di Recente Contatto della Fondazione Nazionale dell´Indigeno.
Incarico che finalmente la scorsa settimana viene sospeso da decisione giuridica (in attesa della decisione finale di merito) che ritiene la nomina essenzialmente a servizio del proposito dichiarato di evangelizzazione dei popoli indigeni della Missione Nuove Tribù del Brasile, in cui opera Ricardo Lopes Dias, e ribadisce come qualsiasi contatto missionario rappresenti una minaccia ai popoli indigeni.
Ed in tal senso sorge il grido di denuncia di David Karai Popygua della Terra Indigena di Jaraguá, nello Stato di São Paulo, che in un video allerta l´entrata di gruppi evangelici nelle comunità dell´entroterra. Con l´argomento assistenzialista e senza adeguate misure di protezione e prevenzione, come l´uso della maschera, hanno provocato agglomerazioni, abbracciato persone ed invitato i bambini a fotografarsi insieme a loro. David avverte: “Se questa malattia raggiunge le nostre comunità, ucciderà i nostri anziani. Ed è già arrivata in molte comunità. Se avete informazioni, denunciate. Non lasciamo che questi gruppi evangelici entrino nelle nostre comunità“.
Tutto questo avviene mentre sta circolando nel paese un video della riunione interministeriale del 22 aprile scorso, reso pubblico per decisione del Supremo Tribunale Federale nell’´ambito delle investigazioni sulla presunta interferenza del Presidente Bolsonaro nelle azioni della Polizia Federale. Nel video il Ministro dell’Ambiente dichiara che l’emergenza Covid 19 rappresenta una grande opportunità per semplificare le norme ambientali, e il suo collega all’Educazione dichiara di odiare il termine “popoli indigeni” e che “è l’ora di finirla con questa storia di popoli e privilegi”.
Tutto questo in una riunione convocata per discutere di strategie per il rafforzamento delle strutture sanitarie ed il contrasto agli impatti socioeconomici dell´isolamento sociale, la definizione di misure coordinate per la gestione della crisi, con attenzione verso coloro che vedono minacciata la loro sopravvivenza, in primo luogo le popolazioni indigene. Stesso copione della legge approvata il 21 maggio al Planalto.
Intanto nelle comunità si continua a morire. E, come ci ricorda, Celia Xakriabá “Non si tratta solo di numeri! Ogni corpo indigeno è uno spirito ancestrale. Quando un indigeno viene ucciso, muore una parte della nostra storia collettiva”.
29 maggio 2020