Brasile: la resistenza dei popoli della foresta contro Covid19 e Bolsonaro. L’appello di Angela Mendes

Dal cuore dell’Amazzonia brasiliana, tra Xapurì e Rio Branco dove continua la lotta di suo padre Chico,  Angela Mendes ci ha mandato la sua testimonianza sulla   resistenza dei popoli della foresta contro il duplice attacco del coronavirus e delle politiche di Bolsonaro, una tenaglia mortale  che mette a rischio il loro futuro. Rivolgendoci alla fine un appello a non lasciarli soli, in questa lotta che riguarda anche noi e il nostro futuro. Un appello che COSPE raccoglie, e trasmette a tutte le amiche e gli amici che ci seguono perchè gli diano il massimo di diffusione.

Intanto la Red Ecclesial Panamazonica ci informa nel suo aggiornamento quotidiano che il contagio ha raggiunto il 27 aprile  13729 persone nell’’ intero bacino amazzonico, con 791 decessi.  Oltre l’80% nella sua parte brasiliana.

Di seguito l’appello di Angela Mendes

In tempo di coronavirus, noi, abitanti delle città, stiamo soffrendo  una condizione  completamente diversa da quella a cui  siamo da sempre  abituati. E i popoli della foresta?

Da sempre  vittime della avidità di trafficanti di legname, proprietari terrieri, cercatori d’oro,   e abbandonati  dal potere politico, i  popoli della foresta  amazzonica stanno vivendo uno dei momenti più critici della loro storia, in particolare  in Brasile.  Con un   presidente  che in  campagna elettorale  ha espresso la volontà di “non  riconoscere un  centimetro in più di terra indigena“,   e una volta eletto ha cercato di eliminare il Ministero dell’Ambiente e la Fondazione Nazionale dell’Indigeno- FUNAI,  i due organi responsabili  delle politiche pubbliche a favore di tutte le popolazioni che vivono, producono e si relazionano tradizionalmente con la Foresta: seringuerisos,  riberinhos, indigeni.   E che,  non riuscendo poi in  questo intento,   ha iniziato a indebolirli sistematicamente,  tagliando fondi per settori strategici come la prevenzione e la lotta agli incendi, l’ispezione e il monitoraggio.

Così  ci troviamo di fronte  un governo federale, e una maggioranza parlamentare di estrema destra, impegnati  a realizzare nel nostro paese un modello ultra liberale, che nega i diritti costituzionali all’istruzione, alla salute, a un ambiente sano ed equilibrato e vede nella Foresta  e  nelle popolazioni che l’abitano e la proteggono solo un intralcio da rimuovere, un ostacolo per lo sviluppo del Brasile. In questo quadro, sono in fase di approvazione  al Congresso Nazionale    centinaia di Progetti di Emendamento Parlamentare (PEC) e Decreti Presidenziali, che estinguono, riducono e ridefiniscono  le Unità di Conservazione  e quelle di gestione sostenibile delle risorse,  come le Riserve Estrattive,  e che aprono la strada  allo sfruttamento predatorio indiscriminato delle Terre Indigene,  senza riconoscere l’autonomia di questi popoli nei loro territori.

Il coronavirus ci si è presentato come un’ulteriore immensa sfida mentre eravamo impegnati a rilanciare, contro queste minacce,  l’Alleanza dei Popoli della Foresta”, una strategia creata negli anni ’80 da Chico Mendes, e da leader indigeni come Ailton Krenac, con l’obiettivo di unificare la lotta in difesa delle nostre vite, minacciate  dal latifondo e dall’occupazione dei territori indigeni. Oggi comprendiamo che rilanciare questa Alleanza, e unificare l’agenda di tutti i popoli della foresta, sia ancora una volta  la strategia vincente.    Ci siamo ritrovati per questo,  nel dicembre 2019 in occasione della Semana Chico Mendes,  fianco a fianco come allora,  autorevoli leader dei popoli indigeni e dei popoli estrattivisti,  come Raoni, Sonia Guajajara, Raimundo Barros, cugino e compagno di Chico, e  io stessa, sua figlia.  La comparsa del Coronavirus  ci ha costretto   a concentrare subito la nostra attenzione su questo grande problema, e  a interpellare le nostre comunità per trovare il modo migliore per affrontarlo.

Nello scenario attuale ci spaventa molto  l’impatto di questa pandemia.  Le misure di emergenza che le autorità sanitarie hanno adottato sono soprattutto rivolte agli  abitanti delle città, ma non abbiamo riscontrato alcun provvedimento  a favore degli abitanti delle foreste,  che continuano a essere vittime di un governo totalmente disumano: un governo  che anche in un momento di grande fragilità come quello che stiamo vivendo continua a chiedere al Parlamento di dare priorità a leggi     che  favoriscono le élite economiche.

L’epidemia intanto è arrivata nei Territori Indigeni.  Dove si comincia a morire per il Covid-19, come è accaduto nello Stato del Pará, che  registra i primi tre decessi nelle comunità,  mentre non si arrestano gli assassini dei difensori dei diritti:    come è accaduto nello stato di Rondonia,  dove è  stato ucciso    un  Uru-eu-wau-wau,  membro di un gruppo che ha denunciato il disboscamento illegale nella regione.  Così mentre il virus avanza, la deforestazione non si arresta, con la violenza che l’accompagna:  secondo l’Amazon Deforestation Alert System  nel marzo di quest’anno  è cresciuta del 279% rispetto allo stesso periodo del 2019.  Un aumento,   con la pandemia in piena crescita,  che è collegato secondo ogni evidenza all’estrazione dell’oro e al land grabbing. Altro motivo di allarme per  le comunità amazzoniche, dal momento che  i cercatori d´oro e gli altri predatori delle loro risorse   si spostano tra la città e la  foresta, portando con sé il virus.  Preoccupano anche gli aumenti degli incendi,  che in Amazzonia riprendono  generalmente vigore  dai mesi di maggio e giugno e raggiungono il picco in agosto e settembre, e che si accompagnano al rilascio di enormi quantità di fumo nell’aria, peggiorandone la qualità  e  aggravando ulteriormente le condizioni respiratorie delle popolazioni.

Tutto questo accade in assenza di ogni attitudine al dialogo da parte dell’attuale governo, che insiste per bocca di Bolsonaro  nell’affermare che ciò che stiamo vivendo è solo una “gripezinha “, una “influenzetta”,  e che pertanto non sono necessarie misure di protezione speciali,  come l’isolamento orizzontale, e che le persone devono continuare a produrre e consumare per garantire la sicurezza economica e finanziaria del paese, sottomettendosi al potere del capitale.  Cercando in questo modo  di rimuovere dai doveri dello  Stato quello di garantire politiche pubbliche volte a minimizzare gli impatti del coronavirus nelle comunità. E perpetuando il suo carattere di Stato lontano dal suo popolo, e  sottomesso  al potere del capitale internazionale e delle grandi élite sfruttatrici di questo paese.

Di fronte a uno Stato come questo,    che non sta svolgendo il proprio ruolo di garante dei diritti,  trascurando in particolare quelli delle popolazioni tradizionali dell’Amazonia, esposte al contrario a ogni tipo di rischio, sentiamo più che mai la necessità  di richiamare l’attenzione del mondo sulla situazione che esse stanno vivendo. I popoli della foresta hanno bisogno in questo momento di tutto il sostegno possibile,  per un piano di emergenza per la salute e la sicurezza alimentare che consenta loro di continuare a R(esistere).

 

Angela Mendes

 

30 aprile 2020