Cucina, film, musica e libri. L’italiano on line si insegna così. Continuano i corsi COSPE a minori non accompagnati.

La ricetta dell’hummus originale in cambio di quella della ribollita, “ma con aggiunta di peperoncino, sennò mi sembra che non ci sia tanto sapore”.  Anche così si pratica la lingua e si mantiene il contatto con il gruppo di donne, mamme di origine egiziana che frequentavano il corso di italiano organizzato da COSPE nel quartiere delle Piagge a Firenze.

Trovarsi un paio di volte alla settimana nella stanza virtuale della piattaforma Jitsi, per non perdere la pratica della lingua italiana, ma anche per chiedere informazioni sui buoni spesa, condividere le preoccupazioni e le ansie rispetto al lavoro, alla gestione familiare e anche avere consigli su come seguire i bambini con i compiti.

“Noi abbiamo solo un cellulare e mio figlio fa fatica a seguire le lezioni. Finiamo tutti i giga a disposizione in pochi giorni.” Gentian e Eris interrompono la partita che li stava appassionando e insieme ad un altro paio di ragazzi del centro di accoglienza Nautilus si collegano a Meet, grazie ai computer messi a disposizione da COSPE nell’ambito del progetto Inclusive Zone della Fondazione Cariplo.  Hanno finito di guardare la terza serie della “Casa di Carta”, chiedono suggerimenti su altre serie interessanti e dicono anche di ascoltare molta musica. Trap, soprattutto.

Guardare insieme un video musicale su youtube e commentarlo in italiano, è pratica linguistica ma è anche un modo per rompere l’isolamento in cui sono confinati tanti minori stranieri non accompagnati. Gli educatori dei centri cercano di sostenerli come possono ma, sappiamo bene, che per gli adolescenti non è un periodo facile e la costrizione a restare a casa è pesante. Per chi vive in centri di accoglienza, senza genitori, fratelli e famiglia lo è ancora di più.

Mateo è più timido e non riesce mai a dire la sua nella video chiamata. Fa qualche commento sotto voce in albanese ma non riesce a tenere a bada l’intemperanza e la maggior padronanza dell’italiano di Sebastjan. Eppure quando riusciamo a dargli la parola mostra interesse anche per i libri, ha voglia di confrontarsi su quello che succede fuori da quelle mura e seppur ancora con tante incertezze dimostra voglia e impegno di esprimersi in italiano.

Sono percorsi lenti, difficili e pieni di insidie quelli che vivono tanti minori stranieri non accompagnati in Italia e le opportunità educative, la formazione, il lavoro e la socialità con coetanei italiani sono azioni fondamentali per il successo dell’inserimento.

Nel percorso di accompagnamento verso l’età adulta, un ruolo centrale lo gioca la conquista dell’indipendenza attraverso l’inserimento lavorativo. Per questo, nel corso di questi mesi, abbiamo avviato contatti con varie associazioni di categoria per riuscire a coinvolgere degli imprenditori nell’attivazione di tirocini formativi finalizzati all’assunzione dei minori stranieri beneficiari del nostro progetto.

Firenze è una città a fortissima – se non esclusiva – vocazione turistica ed è stato per noi naturale rivolgerci ad imprese del settore per ospitare i tirocini. Fadi che aveva fatto un corso di pizzaiolo stava già facendo un tirocinio in un ristorante, Sebastjan e Gentian avevano fatto la prima settimana da camerieri in un altro ristorante del centro città.

L’emergenza corona virus, il crollo della presenza dei turisti e la conseguente temporanea chiusura di tanti esercizi commerciali legati al turismo (ristoranti, pizzerie, alberghi) hanno per il momento, speriamo, solo sospeso i nostri tirocini, anche se la situazione resta estremamente difficile ed il futuro incerto.

E infine l’impegno di COSPE per mantenere in piedi le attività in corso e il contatto con i nostri beneficiari con tutti i mezzi possibili si è rivolto anche ai tanti giovani richiedenti asilo o rifugiati che vivono nei centri di accoglienza.

Insieme alla scuolina di Poggio alla Croce e alla rete di volontari COSPE stiamo mantenendo i contatti con circa 30 persone. Come dice Roberta studentessa del corso di laurea in Scienze dell’Educazione degli Adulti e volontaria “È una prossimità che manca del calore del corpo ma comunque preziosissima, perché accorcia le distanze e ci fa sentire tutti meno soli” .

 

17 aprile 2020