Giornata mondiale dell’acqua: i diritti negati e la Natura che si ribella.

Il 22 marzo si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale dell’Acqua, istituita dalle Nazioni Unite nel 1992. Risorsa indispensabile alla vita, bene comune per eccellenza e diritto umano fondamentale, l’acqua potabile è a tutt’oggi, per circa 850 milioni di persone, ancora un’utopia.

In molte regioni del pianeta infatti le popolazioni soffrono quotidianamente crisi idriche e processi di desertificazione e vedono negato il proprio diritto all’acqua, con gravi conseguenze per la salute, l’ambiente e le economie locali.

In questo periodo, potrà sembrare fuori luogo parlare del diritto all’acqua, ma è invece proprio adesso che  i collegamenti tra ambiente e malattie ci risultano più chiaro in tutta la sua tragicità, che dobbiamo fermarci a riflettere sull’importanza della lotta contro l’inquinamento, lo sfruttamento e la privatizzazione dell’acqua, simbolo stesso della vita: “C’è un legame strettissimo tra pandemie come il Coronavirus e la perdita di biodiversità – si legge in un rapporto del WWF diffuso in questi giorni – Il diffondersi di alcuni virus – come il Sars-Cov-2 all’origine del Covid-19, quelli alla base di “malattie emergenti” (Ebola, Aids, Sars, influenza aviaria o suina) e di altre malattie trasmesse dagli animali all’uomo (zoonosi), è infatti conseguenza di nostri comportamenti errati tra cui il commercio illegale o non controllato di specie selvatiche e, più in generale, l’impatto dell’uomo sugli ecosistemi naturali”.

Continuare nella distruzione ambientale, nel produrre inquinamento, nel distruggere le zone ricche di biodiversità in ottica solo ed esclusivamente antropocentrica, genera mostri.  Lo vediamo oggi con evidenza anche se in molti lo denunciamo da tempo: la logica del profitto non solo lascia dietro di sé scie di morti dovute alle ingiustizie (le comunità che hanno subito l’insediamento delle grandi miniere, i lavoratori sfruttati, i diritti umani calpestati, gli attivisti ambientali uccisi), ma mette a rischio l’umanità intera.

Il pianeta si salverà. Noi no. Non siamo i padroni della terra. Ce l’hanno molto chiaro le comunità andine con cui lavoriamo e che venerano la Pacha Mama, la madre terra, ben consapevoli di esserne solo una piccola parte e ce lo ricordano da tempo i popoli amazzonici che tentano di preservare l’ambiente incontaminato della foresta, a caro prezzo.    

Su tutto questo lavoriamo da tempo e oggi, giornata mondiale dell’acqua, ci arrivano delle testimonianze forti e delle denunce a cui dobbiamo dare ascolto. Intanto informandoci e, per quanto ci riguarda, continuando a lavorare per i diritti dei popoli e dell’ambiente.

Pachamama è anche il titolo di un nostro importante intervento in Bolivia finanziato dall’AICS e promosso da CEVI in collaborazione con COSPE, A SUD e Università di Udine, che intende rafforzare le comunità attraverso la costruzione di infrastrutture per l’acqua, il rafforzamento del ruolo delle donne e la promozione della salute.  Qui  ne potrai sapere di più!

C’è però bisogno anche di mobilitazione per una campagna sostenuta da COSPE e i partner  el progetto “Principi rettori”, Justiça nos Trilhos (Brasile), Be.Pe (Argentina), CooperAcción (Peru) e Pensamiento y Acción Social (Colombia), sui danni provocati all’ambiente e alla risorsa acqua dalle grandi miniere in America Latina. Scopri la campagna #aguaparalospueblo .

22 marzo 2020