Palestina: il Relatore Speciale delle Nazioni Unite contro la proposta di Trump

Il Relatore Speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei Diritti Umani nei territori palestinesi occupati, Michael Lynk, lo scorso 31 gennaio 2020 al Palazzo delle Nazioni di Ginevra, ha rilasciato una dichiarazione  che, confuta apertamente la proposta “di pace” presentata a Washington D.C. il 28 gennaio dal presidente statunitense Donald Trump.

Nel generale clima di indifferenza delle diverse istituzioni – nazionali ed europee – la voce del relatore speciale è fra le poche che si levano in maniera -e con basi solidissime- contro la proposta avanzata e che, di fatto, preluderebbe alla creazione di una creatura nuova e aliena alla storia del diritto internazionale: una sorta di “statucolo” che non sarebbe neppure in grado di tutelare la propria popolazione. Tanto meno il piano sarebbe in grado di fornire una soluzione effettiva o anche solo parziale al conflitto israelo-palestinese.

I relatori speciali sono figure chiave del sistema internazionale di protezione dei Diritti Umani: si tratta di esperti indipendenti, che assolvono il proprio mandato in maniera volontaria e che lavorano in gruppo o singolarmente su temi che richiedono attenta osservazione. Possono essere invitati dagli Stati e condurre missioni di osservazione e si occupano di riferire e formulare raccomandazioni al Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite sull’evoluzione della situazione che sorvegliano e studiano. Il Relatore Lynk, inoltre, ha il mandato di indagare e accertare – attraverso denunce, comunicazioni dirette e testimonianze – le violazioni del diritto internazionale, del diritto umanitario e della convenzione di Ginevra sulla protezione dei civili in tempo di guerra commesse da Israele nei territori palestinesi occupati dal 1967.

Il professor Lynk sarà tra gli oratori della conferenza che si terrà prossimamente in occasione della 43a sessione del Consiglio Diritti Umani a Ginevra. L’evento si inserisce nel contesto del progetto “Terra e Diritti”, programma finanziato dal’AICS – Agenzia Italiana Cooperazione allo Sviluppo – e portato avanti da COSPE assieme ad Associazione Papa Giovanni XXIII, Operazione Colomba e IADL – International Association of Democratic Lawyers. Qui di seguito il comunicato integrale.

Il piano di Trump sul conflitto israelo-palestinese è una proposta asimmetrica tutta in favore di una sola delle parti in conflitto – ha detto Michael Lynk, il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967.

“Quella che il piano Trump offre è una soluzione a uno stato e mezzo” dice Link. ”Questo stato Potemkin – carente della maggior parte degli attributi che connotano la sovranità al di là del diritto a issare la propria bandiera e di stampare francobolli – diventerebbe un’entità del tutto nuova negli annali delle moderne scienze politiche. Questa non è la soluzione per una pace giusta e durevole e, semmai, promuove la creazione di un bantustan[1] del 21° secolo in Medio Oriente. Lo statucolo palestinese che il piano americano ipotizza sarebbe un arcipelago di territori non contigui completamente circondati da Israele, senza confini esterni o controllo sul proprio spazio aereo, senza diritto ad un esercito che difenda la propria sicurezza, senza una base geografica per una economia sostenibile, senza libertà di movimento e senza capacità di presentare alcun reclamo nelle sedi giurisdizionali internazionali nei confronti di Israele o degli Stati Uniti”.

Il Relatore Speciale ha espresso allarme circa l’eventualità che il piano annunciato questa settimana dagli Stati Uniti costituisca un rifiuto verso ogni fondamentale principio di diritto internazionale applicabile al conflitto israelo-palestinese. “Questo piano rovescerebbe l’ordine internazionale basato sulle regole rafforzando permanentemente la tragica sottomissione dei palestinesi che esiste già nei fatti”, ha detto. “L’abbandono di questi principi di diritto minaccia di svelare il risalente consenso internazionale riguardo al conflitto, favorendo la realpolitik a dispetto dei diritti, il potere a dispetto della giustizia e la gestione del conflitto a discapito della sua cessazione”.

Un aspetto centrale del piano Trump è quello che consentirebbe a Israele di annettere circa il 30% del West Bank. “L’annessione del territorio è rigorosamente proibita dal diritto internazionale, fin dalla Carta delle Nazioni Unite del 1945”, ha detto Lynk. “Fin dal 1967, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha proclamato questo principio fondamentale in ben otto occasioni con riguardo all’occupazione di Israele, la più recente delle quali nel dicembre 2016, quando ha riaffermato “l’inammissibilità dell’acquisizione del territorio mediante l’uso della forza”.

Il relatore speciale ha sollecitato la comunità internazionale a condannare chiaramente il piano che consentirebbe ad Israele l’annessione del territorio palestinese. Questo atto unilaterale mina in radice il diritto all’auto-determinazione del popolo palestinese e minaccia di trascinare il mondo indietro a un’era buia, in cui la conquista era accettabile, i confini potevano essere ridefiniti e l’integrità territoriale era regolarmente messa a repentaglio” ha detto.

Parimenti, il Relatore Speciale ha ritenuto deplorevole la proposta del piano Trump di legalizzare le 240 colonie israeliane nel West Bank e a Gerusalemme Est. “Il diritto internazionale ha espressamente vietato il trasferimento di della popolazione civile di una potenza occupante. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha condannato le colonie israeliane  come una flagrante violazione del diritto internazionale e lo statuto di Roma del 1998 le ha etichettate quali presunti crimini di guerra”.

La proposta del piano Trump per Gerusalemme e i rifugiati palestinesi sono parimenti angoscianti, ha detto Lynk. “Gli Stati Uniti ora riconoscono la conquista e l’annessione illegittima di Gerusalemme Est, che rimane territorio occupato dal punto di vista del diritto internazionale, come statuito da decine di risoluzioni delle Nazioni Unite”.

Ugualmente, il piano di Trump di abrogare unilateralmente il diritto lungamente riconosciuto ai rifugiati palestinesi di tornare alle loro case in Israele qualora lo desiderino e di annullare qualsiasi obbligo risarcitorio di Israele nei confronti di questi rifugiati per le loro perdite materiali e morali, è un’infrazione a quelli che fin dal 1948 sono i ben definiti principi internazionali.

“Niente nel piano di Trump altera la perdurante primazia delle leggi sull’occupazione, i diritti umani dei palestinesi sotto occupazione e l’obbligo assoluto della comunità internazionale di raddoppiare gli sforzi per raggiungere una soluzione giusta, equa e duratura sulla base di uguali diritti per palestinesi e israeliani”, ha affermato il relatore speciale. “Il diritto internazionale rimane la stella polare, l’unica guida per una pace sostenibile”.

[1] Il termine bantustan si riferisce ai territori del Sudafrica e della Namibia assegnati alle etnie nere dal governo sudafricano nell’epoca dell’apartheid.