“Processo al futuro”: un report di Terra! e COSPE su multinazionali e leggi ambientali.

In occasione del World Economic Forum di Davos,  (22 -25 gennaio 2020) , Terra! e COSPE hanno lanciato “Processo al futuro”, un nuovo rapporto di denuncia che rivela la strategia delle compagnie fossili per bloccare o rallentare la transizione ecologica. Sempre più spesso, infatti, le grandi imprese attaccano la legislazione ambientale tramite l’arbitrato internazionale (ISDS, acronimo di Investor to State Dispute Settlement), un sistema di corti sovranazionali non trasparenti a disposizione del settore privato.

Grazie a questo vero e proprio sistema giudiziario parallelo, le aziende possono chiedere compensazioni miliardarie agli Stati che promuovono leggi lesive dei loro profitti, anche se queste politiche vanno in direzione dell’interesse pubblico o della lotta al cambiamento climatico. In un processo senza giuria né pubblico, davanti a tre avvocati commerciali, i governi devono difendere moratorie sulle trivellazioni, piani di uscita dal carbone o dall’energia nucleare. E spesso perdono la causa o sono spinti a patteggiare per evitare risarcimenti troppo onerosi. Ma spesso il patteggiamento comporta il ritiro delle proposte di legge o l’indebolimento dei piani climatici, con grave danno per i cittadini e l’ambiente (…).

Il rapporto “Processo al futuro” elenca una serie di casi emblematici in cui diversi Paesi tra cui Italia, Francia, Olanda e Svezia sono stati bersaglio di richieste di risarcimento avanzate da compagnie energetiche dei settori di carbone, gas e petrolio. In particolare, l’Italia potrebbe trovarsi nel 2020 a dover pagare fino a 350 milioni di dollari alla Rokchopper, compagnia petrolifera britannica che nel 2017 ha fatto ricorso in arbitrato contro l’introduzione del divieto di trivellazioni entro le 12 miglia marine. (…)

“Bisogna mettere fine al sistema dell’ISDS ed eliminarlo dagli accordi commerciali già conclusi – dichiara Nicoletta Dentico, di Society for International Development e tra gli autori del rapporto – Nel frattempo, l’Unione Europea deve lavorare per concludere un ambizioso trattato vincolante dell’Onu su imprese e diritti umani, che obblighi il settore privato a rispondere delle violazioni perpetrate lungo la filiera e aiuti le comunità colpite da attività impattanti ad ottenere giustizia. Finora Bruxelles ha usato due pesi e due misure, supportando strumenti come l’ISDS, che rafforzano il potere delle corporation, e contrastando l’accordo a difesa dei diritti e dell’ambiente. Senza un’inversione di priorità, la crisi ecologica e sociale non potrà che farsi più acuta”.

Scarica il rapporto “Processo al futuro”.