Incendio di Moria: i governi europei devono trasferire gli sfollati dalla Grecia. Appello all’Europa.

Negli ultimi due giorni, degli incendi devastanti hanno bruciato il Centro di Accoglienza e Identificazione di Moria – l’hotspot dell’Unione Europea sull’isola greca di Lesbo – e le aree circostanti. Gli incendi hanno lasciato migliaia di individui vulnerabili senza tetto e traumatizzati, tra cui oltre 4.000 bambini.

Le organizzazioni firmatarie ribadiscono il loro appello nei confronti dei governi degli Stati membri dell’UE, con il sostegno da parte della Commissione Europea, per far sì che le persone sfollate vengano trasferite urgentemente dalla Grecia.

Sebbene siamo scioccati e rattristati, questi sviluppi non ci sorprendono. Lesbo e gli altri hotspot dell’UE[1] sulle isole dell’Egeo hanno raggiunto il punto di rottura molto tempo fa. Il campo di Moria ospita attualmente circa 12-13.000 sfollati, con una capacità ufficiale di soli 2.800. Questi campi altamente sovraffollati sono caratterizzati da condizioni di vita precarie e da una grave mancanza di servizi igienici e strutture igieniche adeguate, per di più in una situazione che presenta maggiori rischi per la salute a causa del Covid-19.

La situazione negli altri hotspot greci è altrettanto insostenibile e ripetuti avvertimenti  sono rimasti senza risposta per oltre quattro anni.

Accogliamo con favore il trasferimento di 406 minori non accompagnati da Lesbo alla Grecia continentale, con il sostegno finanziario della Commissione europea. Questo dimostra come sia possibile coordinare rapidamente i trasferimenti quando esiste la volontà politica. Sosteniamo l’impegno del governo norvegese a ricollocare 50 persone  e ci auspichiamo altre prese di posizione in favore di un impegno collettivo europeo al ricollocamento, simile a quella del ministro degli esteri tedesco Heiko Maas. Esortiamo i governi dell’UE a mantenere gli impegni presi e a perseguire azioni concrete. L’esempio positivo fornito dai trasferimenti effettuati da alcuni Stati membri a partire da Marzo 2020, mostra come questi possano essere effettuati in sicurezza e con successo.

Gli Stati membri, le istituzioni dell’UE le relative agenzie, le Nazioni Unite, con il sostegno della società civile dovrebbero ora condividere esperienze, competenze e risorse per garantire che altri Stati aderiscano alla coalizione. Le organizzazioni firmatarie sono pronte a sostenere questi sforzi al fine di portare in salvo uomini, donne e bambini bloccati in Grecia, e così sostenere i valori europei dei diritti e della dignità umana.

Gli hotspot come approccio alla gestione dei flussi migratori dell’UE

Gli ultimi eventi dimostrano ancora una volta il fallimento degli hotspot come fulcro della politica migratoria di ricezione europea. Chiediamo al Parlamento Europeo di indagare sulla corresponsabilità dell’UE e degli Stati membri nella deprecabile gestione di Moria. Inoltre, invitiamo la Commissione europea, la Presidenza tedesca del Consiglio dell’UE e gli Stati membri a considerare le orribili immagini dell’incendio di Moria come una prova inequivocabile del tragico costo umano di un sistema di asilo e migrazione europeo basato su politiche di contenimento e deterrenza.

Raccomandiamo vivamente alla Commissione Europea di tenere conto di questi tragici eventi in vista del “Nuovo patto in materia di migrazione e asilo” e di garantire che le attuali politiche non ispirino le proposte dei “processing centres” ai confini dell’UE. È fondamentale che il “Nuovo Patto” diventi un’opportunità per intraprendere una nuova direzione piuttosto che una reiterazione degli errori del passato.

Come COSPE non solo aderiamo all’appello ma chiediamo a tutti di compiere tutte le azioni per mobilitare la nostra “civile” Europa a mobilitarsi e a partecipare alle varie iniziative organizzate in Italia.

Non lasciamoli soli. Noi saremo martedì 15 settembre alle 18.00 al sit-in in Piazza SS Annunziata a Firenze.

#EUROPEMUSTACT

Foto (C) Unhcr