Componente di genere nella zona di La Paz: l’agenda delle donne.
di Antonio Lopez y Royo – rappresentante COSPE in Bolivia
La questione di genere in Bolivia continua ad essere una priorità dei progetti di cooperazione internazionale e delle politiche interne del Governo nazionale. La Bolivia come in tante altre aree tematiche conta di normative importanti e all’avanguardia per affrontare le questioni di genere e le problematiche ad essa relazionate. Purtroppo le scarse capacità di mettere in pratica tali norme e la realtà dei fatti son ben diverse dalla cortina di fumo legislativa che spesso si sbandiera in incontri internazionali e mass media locali, dove numeri, articoli e manifestazioni di sorta son ben distanti dal descrivere la grave realtà dei fatti. Senza analizzare in questa sede i dati generali a livello nazionale, facilmente reperibili da report di istituzioni internazionali ed associazioni femminili indipendenti, con il presente breve intervento ci concentreremo alla zona di progetto.
Nelle aree rurali, in questo caso delle valli andine, il ruolo della donna è spesso marginale nella presa delle decisioni finali nel contesto politico e sociale comunitario. Nella maggior parte delle famiglie prevalgono atteggiamenti e comportamenti che fanno percepire le donne come deboli e insicure. In tutte le indagini svolte, durante la gestione del progetto durante il primo anno di intervento (2019), le donne affermano di essere le principali responsabili della procreazione e della cura dei bambini, stabilendo una netta divisione dei ruoli definiti tra uomini e donne (Area Donna-Private) (Area Uomo-Pubblica). Sempre facendo riferimento alle interviste in loco, si
evidenzia che esiste una sottovalutazione delle donne, per quanto riguarda i compiti che svolgono, con l’idea che l’uomo dovrebbe essere responsabile del mantenimento della casa, oltre a essere colui che “comanda e la donna che obbedisce”.
Riportando qui il testo di una delle interviste a una madre di famiglia beneficiaria del progetto: “…mi dedico alla cura dei miei figli, alle faccende domestiche…l’unico che porta soldi a casa è mio marito, ma a volte vorrei avere i miei soldi, perché i soldi che lui mi dà, non bastano, a volte litighiamo, lui mi dice… Tu non fai niente, io porto i soldi a casa… ecco perché devi trattarmi bene… e questo mi fa male, perché mi stanco anche io, ma lui non pensa che sia così, a volte vorrei che lui fosse una donna e io un uomo…”. Madre di famiglia; Benita Silva, 35 anni.
Dopo decenni di lotta delle donne per l’uguaglianza di genere, la giustizia e l’esercizio dei diritti civili, politici, sociali ed economici, si possono evidenziare diversi risultati. Negli ultimi anni si è parlato di valorizzazione, integrazione e rispetto delle donne, oltre all’esistenza di una legge contro le discriminazioni. Sicuramente le donne anche dell’area di progetto sono maggiormente consapevoli dei propri diritti rispetto al passato. Secondo le indagini svolte, si può osservare chiaramente che, le donne dell’area di progetto conoscono il significato della parità di genere e conoscono molti dei loro diritti.
Con il supporto dei tecnici del Progetto Pachamama, durante il progetto, le donne dei comuni di Tacacoma e di Quiabaya si sono incontrate con l’obiettivo di costruire l’agenda delle donne, che riflette il lavoro partecipativo portato avanti in questi anni nelle diverse comunità. Durante la preparazione dell’agenda, le donne hanno analizzato i diritti e gli spazi riconosciuti nella Costituzione politica dello Stato, oltre a rafforzare l’empowerment personale. Alle beneficiarie sono stati forniti una serie di strumenti per aumentare i loro punti di forza, migliorare le loro capacità e aumentare il loro potenziale, che ha permesso alle donne di avere fiducia, sicurezza e rispetto personale.
L’agenda delle donne è stata costruita sui diversi problemi affrontati dalle donne nelle loro comunità e contribuirà alla pianificazione di azioni e misure per trasformare e migliorare la realtà di ciascuna comunità, contiene proposte (possibili soluzioni) che promuovono la partecipazione delle donne alle decisioni nella realizzazione degli spazi e nei processi di pianificazione e gestione del territorio.
L’agenda non si costituisce solo come fonte di informazione, ma sarà anche la base per generare un dialogo e una proposta politica. Tra i problemi identificati e per i quali con le agende si sono presentare delle proposte concrete si è parlato di produzione e commercializzazione agricola, dove le beneficiarie svolgono un importante ruolo nel contesto rurale, di corretta alimentazione,
di accesso all’acqua, di salute pubblica e partecipazione politica. Per ogni problema è stata fatta una proposta o un micro progetto per il quale si è chiesto il contributo delle istituzioni pubbliche locali.
Una base importante e un percorso questo fatto con il progetto Pachamama che ha dato inizio ad una fase di maggiore consapevolezza dei gruppi di donne locali e della loro importanza nel protagonismo politico locale. Questi risultati incontrano purtroppo anche i limiti dei grandi finanziatori di progetti di Cooperazione, in questo caso della Cooperazione Italiana, prevedendo cicli di vita progettuale troppo stretti e insufficienti per grandi obiettivi, con il rischio spesso realtà di trovarsi nel lasciare incompiuti perenni progetti pilota dalla buona speranza ma quasi mai sostenuti a dovere nel tempo, eccetto pochi esempi. Da qui una riflessione importante sui meccanismi di finanziamento della cooperazione che dovrebbe avere tempi ben più lunghi quando si parla di pianificazione territoriale e meccanismi di genere, pensando magari a costanti e periodiche valutazioni esterne che portino non solo a dati e conclusioni parziali ma a decisioni utili per nuove fasi progettuali di quanto già avviato, pensando per esempio a finanziare diverse fasi di macro progetti da seguire nel tempo adeguatamente.
Questo lavoro comunque sarà in mano delle ONG che hanno gestito il progetto cercando la sostenibilità di nuove fasi progettuali per poter concludere nei tempi adeguati un percorso importante iniziato, che ha raggiunto mete importanti ma che sarebbe troppo semplice e poco professionale con il definire concluso. Sperando che Bolivia torni ad essere prioritaria anche per la Cooperazione italiana.