Verso il World Water Day

[di Antonio Lopez y Royo per Pachamama] Tutto scorre. Un celebre aforisma attribuito a Eraclito. Lo penso trovandomi a dover scegliere una fonte di acqua pulita per la costruzione di un sistema di irrigazione per le comunità beneficiarie del progetto Pachamama finanziato in Bolivia dalla Cooperazione italiana.

Come COSPE seguiamo e coordiniamo le attività nella zona rurale di La Paz, in particolare nei municipi di Tacacoma e Quiabaya, mentre l’ong CeVI coordina le attività nelle zone rurali di Cochabamba. Con l’ingegnere che ha elaborato i tre progetti di irrigazione nelle comunità Tacachaca, Llachani e Millimbaya abbiamo ripercorso i tre percorsi d’acqua per vedere le fonti dalle quali iniziare la costruzione dei sistemi di irrigazione per attività agricole ed abbiamo identificato i punti dai quali partire a circa 4000 metri d’altura. Lungo il percorso abbiamo potuto constatare che i corsi d’acqua qui come altrove, per la loro caratteristica, di “scorrere” in continuazione sono considerati i migliori posti dove depositare la spazzatura, residui di qualunque natura e scarti minerari in questa zona. Una costante in realtà in tutto il mondo dove si affidano ai corsi d’acqua i residui di paesi, intere città, prodotti di scarto industriali ecc. Il problema che spesso non ci poniamo è che tutto questo scorrere se allontana da un lato, al momento, il residuo, dall’altro quello stesso residuo ritorna a noi stessi ed a un gran numero di persone sotto forma di altre sostanza. Quella stessa acqua irriga i raccolti, viene presa per cucinare o per altro uso nelle case, la si usa spesso per lavarsi, da’ da bere agli animali che finiscono poi nei nostri piatti, o ci nuotano dentro i pesci che poi mangiamo.

Lo scorrere continuo dei corsi d’acqua ci fa dimenticare rapidamente che quel trasformarsi in continuazione delle acque, quel mescolarsi tra fiumi e torrenti non fa perdere tutto quello che abbiamo versano a monte ma semplicemente si mescola e continua a ripresentarsi più a valle, se qui vedo con miei occhi l’acqua che passa dalle miniere di oro della zona, nera come il catrame, quella stessa acqua mescolandosi con i corsi d’acqua più a valle perde il suo colore nero ma conserva il mercurio e tutte le sostanze tossiche, conserva i prodotti dei residui delle discariche delle comunità che attraversa. È questa l’acqua usata per l’ agricoltura che sia intensiva o biologica, e questi sono gli elementi che trasporta e che sono alimento prima delle piante e degli animali e poi di noi stessi. E’ vero che le miniere sono qui la maggior fonte di guadagno e dell’economia, ma tra non mettere nessun limite all’inquinamento delle falde acquifere a chiuderle ci sono tantissime altre opzioni per ridurre al minimo i residui inquinanti e continuare a mantenere i posti di lavoro, è vero che in molte comunità soprattutto le più piccole non esistono sistemi di raccolta dell’immondizia, ma anche qui ci sono diversi modi di trattarla anche su piccola scala. Tutto ha un costo, ma fino a quando si vede e si percepisce il costo per ridurre l’impatto ambientale come un lusso di pochi rispetto all’utilità immediata, si continuerà a sacrificare non solo la nostra casa ma anche la nostra salute, per alimentare un ciclo economico che non garantirà il futuro dei nostri figli. Nei nostri progetti questo significa dover affiancare alle opere idriche ed agricole la formazione per una corretta nutrizione, per tutelare la nostra salute e quella dei nostri vicini, ci obbliga a dover affrontare tematiche ambientali a 360 gradi nelle zone dove lavoriamo e ci obbliga a fare incidenza politica anche presentando queste scomode verità.

Il nostro progetto ha un nome importante, Pachamama, la madre terra che viene secondo la tradizione andina fecondata tramite l’acqua dal Dio Wirakocha, il creatore di tutto l’Universo. Il corso d’acqua è considerato da queste parti, secondo la cosmologia andina, come una vena della stessa Pachamama, il suo sangue che alimenta tutti gli essere viventi. Immagini e saperi ancestrali che risalgono da culture pre incaiche, come la cultura Tiwanacota sorta sulle rive del Lago Titicaca. Una cultura saggia e che prevedeva una corretta convivenza tra uomo e natura, che dovrebbe trovare il coraggio di lasciare i testi scritti delle leggi e dei tanti simposi accademici e diventare una pratica concreta e non solo un inutile manifesto politico ed intellettuale affiche’ anche lo scorrere delle acque possa finalmente ritrovare con il tempo il suo significato più profondo di creatore di vita e di scrigno di storie ed emozioni.