Le storie di Rimah, Babel e Naela a Gaza: con i loro lavori sono delle vere “apripista” per le altre donne!

Le donne esposte alla violenza di genere in Palestina sono una categoria particolarmente vulnerabile. Segregazione e isolamento limitano ulteriormente la loro libertà di movimento e l’accesso alle risorse necessarie per uscirne. Le scarse opportunità di trovare lavoro dovute alla crisi economica e ad un contesto sociale e familiare che le relega per lo più alla cura e al lavoro domestico, non permette loro di acquisire l’indipendenza economica che le aiuterebbe a spezzare il ciclo della violenza. Tale situazione risulta ancora più allarmante per le donne con disabilità: uno studio del 2019 rivela che c’è un’incidenza molto più alta di violenza tra le donne palestinesi disabili rispetto alle donne senza disabilità (UNFPA and Ministry of Foreign Affairs of Denmark: Women and girls with disabilities: Needs of survivors of gender-based violence and services offered to them, March 2019.), e che una percentuale crescente di donne e ragazze con disabilità nei territori palestinesi ha subito varie forme di violenza psicologica, sociale, fisica e sessuale. Queste dinamiche, oltre ad avere un enorme impatto sul loro benessere psicofisico, hanno ulteriormente ridotto le opportunità di lavoro disponibili.

In questo contesto così difficile abbiamo raccolto la storia di 3 donne straordinarie, Rimah, Babel e Naela, che nell’ambito del progetto “Gender equality in the economic sphere: our right, our priority” sono state presentate come modelli di donne apripista, lavorando in ambiti non convenzionali per la striscia di Gaza.

Babel è una tecnica della telefonia mobile e afferma con orgoglio: “Ho imparato ad amare il mio lavoro e sogno di continuare a lavorare in questo campo, nonostante le critiche della mia comunità, dei miei parenti e delle persone che mi circondano. Grazie al mio lavoro, sono riuscita a crearmi una fonte di reddito e ho acquisito fiducia in me stessa. Sento anche di aver guadagnato il rispetto e l’apprezzamento delle persone. Ho fatto in modo che mi rispettassero e che avessero un’opinione positiva delle donne in generale“.

Babel si è specializzata nella riparazione di telefoni delle donne per preservare la loro privacy e i loro segreti, in modo che si sentano più tranquille sul fatto che i loro telefoni e i loro contenuti siano mantenuti privati, nel caso in cui necessitino di manutenzione. “I miei servizi sono stati accolti con favore da un gran numero di ragazze“.

Allo stesso modo, il lavoro di autista di Naela ha facilitato gli spostamenti delle donne e “ha contribuito a liberare le donne dalla sensazione di disagio, soprattutto per quanto riguarda il trasporto pubblico notturno”. Rimah invece installa e ripara gli impianti elettrici nelle famiglie con capofamiglia donna. I loro esempi dimostrano la profonda fiducia e il legame che attraversa e lega le donne palestinesi, in uno spirito di sorellanza e reciprocità. Queste donne immaginano il futuro delle loro professioni e delle imprese, fianco a fianco con le altre donne. “Cerco di sviluppare ed espandere la mia attività, fornire tutte le attrezzature per la manutenzione, ampliare il locale e formare le ragazze nel mio negozio”, spiega Babel. Naela ha notato una certa riluttanza da parte delle altre donne, probabilmente a causa delle pressioni esercitate dalle famiglie, ma è ancora determinata a coinvolgere altre donne e ad aprire un ufficio taxi. Rimah cerca di coinvolgere altre donne, non solo nel suo lavoro, ma anche per “sostenere insieme il cambiamento delle tradizioni e dei costumi e sfidare la percezione negativa delle donne lavoratrici nella società”. “La natura del mio lavoro ha incoraggiato donne e ragazze a istruirsi, a lavorare e a intraprendere studi in campi rari, difficili e non convenzionali”, afferma.

A prescindere dagli ostacoli, per Naela, Babel e Rimah le loro professioni non convenzionali rappresentano la chiave per la loro emancipazione economica e personale. Perseguendo la carriera che hanno scelto per loro stesse, hanno acquisito fiducia in loro stesse e controllo sulle loro vite e hanno costruito la loro indipendenza finanziaria.

La loro perseveranza è estremamente significativa, non solo per loro stesse, ma anche per tutte le donne e le ragazze palestinesi. L’effetto più immediato e tangibile è che aprano alle altre donne accesso a nuovi servizi che erano in precedenza gestiti esclusivamente da uomini e quindi di fatto inaccessibili. La loro indipendenza e autonomia fanno spazio all’indipendenza e all’autonomia delle altre donne.

Sebbene siano necessarie misure concrete e urgenti per eliminare la discriminazione di genere che attualmente ostacola donne palestinesi il pieno godimento del loro diritto al lavoro, le storie di Babel, Rimah e Naela, così come le storie di molte altre donne palestinesi all’avanguardia, sono estremamente significative in quanto aprono nuove prospettive e danno alle donne e le ragazze palestinesi la possibilità di immaginare se stesse e il proprio futuro in modo diverso. I sogni e le aspirazioni cambiano e si allargano e la profezia che si autoavvera di donne responsabili del lavoro di cura non retribuito o impiegate in settori “tradizionali” può essere spezzata. In un contesto dove il 75% degli uomini e il 51% delle donne ritiene che per le donne sia più importante sposarsi piuttosto che fare carriera, presentare le storie di donne pioniere è necessario e urgente. Solo così le ragazze potranno immaginarsi un futuro diverso.