Quanto è inclusiva l’Europa in cui viviamo? Le sfide e i progressi emersi dall’ultima indagine della FRA in occasione della giornata contro l’omolesbobitransfobia

L’orientamento sessuale, l’identità e l’espressione di genere costituiscono pilastri fondamentali dell’identità personale di ogni individuo. Tuttavia, all’interno dell’Unione Europea, molte persone sono ancora vittime di discriminazioni, molestie e violenze, che spesso risultano in isolamento ed esclusione sociale. Questa realtà spinge a nascondere la propria identità per proteggersi, comportamento causato da pressioni sociali e culturali.

Negli ultimi due decenni, l’Unione Europea ha compiuto sforzi significativi per rafforzare gli standard di non discriminazione e di uguaglianza per le soggettività LGBTQIA+. Tuttavia, nonostante i progressi compiuti, persistono ancora importanti lacune nelle leggi e nelle politiche europee. Inoltre la discriminazione rimane spesso invisibile, con solo l’11% degli individui che denuncia gli episodi subiti alle autorità competenti.

In occasione della Giornata internazionale contro l’omolesbobitransfobia, celebrata ogni anno il 17 maggio, l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (FRA) ha pubblicato un rapporto intitolato “L’uguaglianza LGBTQI ad un bivio: progressi e sfide”, il quale fornisce un’analisi dettagliata delle sfide affrontate nel vivere il proprio orientamento sessuale e identità o espressione di genere.

L’indagine condotta dalla FRA ha coinvolto oltre 100.000 persone di età pari o superiore a 15 anni in 27 paesi dell’Unione Europea e nei paesi candidati (Albania, Macedonia del Nord e Serbia). I risultati mostrano segnali di progresso graduale ma lento: sebbene vi sia stata una lieve diminuzione delle esperienze di discriminazione nei 12 mesi precedenti l’indagine in tutti gli ambiti della vita esaminati, un’ampia percentuale degli individui intervistati continua a subire discriminazioni sul lavoro, nonostante questo sia un ambito specificamente tutelato dal diritto dell’Unione Europea.

La discriminazione si riscontra anche in settori quali l’istruzione, l’assistenza sanitaria, l’edilizia abitativa e la vita sociale, in cui invece le soggettività LGBTQIA+ non sono adeguatamente protette dalla legislazione europea.

La disinformazione e l’odio online sono altamente diffusi, con la maggior parte delle persone intervistate che riporta di vedere spesso post online contenenti discorso d’odio contro la propria comunità e sebbene le scuole stiano affrontando le questioni legate ai diritti delle soggettività LGBTQIA+ in modo più positivo e proattivo, il bullismo persiste.

Le persone intersessuali, transessuali e non binarie sono particolarmente esposte a molestie e violenze, e hanno maggiori probabilità di affrontare problemi di salute mentale. Questo vale anche per le persone con disabilità, difficoltà economiche o che appartengono a minoranze etniche o razziali.

Il rapporto sottolinea dunque tre pilastri fondamentali: la lotta alla discriminazione, la garanzia di sicurezza e la costruzione di società inclusive. Tra le raccomandazioni principali vi è la necessità di adottare una cultura di tolleranza zero verso la violenza e le molestie,  investire nella formazione delle forze dell’ordine per garantire che riconoscano, registrino e indaghino adeguatamente sui crimini d’odio, in modo che le vittime si sentano sicure nel denunciare gli attacchi e siano trattate equamente, contrastare le campagne di odio e disinformazione online, rendere le scuole ambienti di apprendimento sicuri e favorevoli per ogni individuo e garantire l’accesso ad un’assistenza sanitaria di qualità, compreso il supporto per la salute mentale.

Il rapporto intende fornire una base empirica e solida per lo sviluppo di politiche europee che mirino a garantire il pieno rispetto, la protezione e la promozione dei diritti fondamentali della comunità LGBTQIA+.

 

Leggi qui il report “L’uguaglianza LGBTQI ad un bivio: progressi e sfide” (FRA, 2023)