Il vento gelido sul confine orientale

La situazione dei profughi, intrappolati in un’artificiosa ‘terra di nessuno’, con doppia barriera di filo spinato davanti e schiera di soldati alle spalle, che impediscono loro di proseguire avanti o tornare indietro, ai confini della civile Europa meritano attenzione,  vigilanza e mobilitazione affinchè quei confini non diventino nuovi luoghi di morte per quanti cercano di fuggire dalle guerre.

L’odiosa querelle tra Bielorussia da una parte e Polonia e Lituania dall’altra, ci sembra di un cinismo criminale ed intollerabile. Il movimento di profughi dal Medio Oriente lunga quella rotta non è iniziato nelle ultime settimane ma è ben attivo, seppur con piccolissimi numeri rispetto ad altre rotte verso l’Unione Europea, fin da agosto senza particolare clamori. Forse perché le parti pensano di poterne trarre maggior vantaggio se esplode all’arrivo del freddo, giacché non c’è un Mar Egeo o Mediterraneo da quelle parti a minacciare la vita dei malcapitati che cercano protezione nell’Ue. In questa storia non ci preoccupiamo di Lukashenko perché sappiamo che è senza scrupoli e disperato insieme. Come definire altrimenti un capo di Stato che autorizza il rapimento di un volo di linea di una compagnia straniera che sorvola il suo paese, allo scopo di arrestare un 25enne oppositore (blogger) del suo governo?. Non ci vuole molto per capire che l’improvviso attacco di generosità con concessione di visti d’ingresso per turismo delle ambasciate bielorusse in alcuni paesi del Medio Oriente, sia una sorta di polpetta avvelenata diretta ai vicini Polonia e Lituania in particolare.

Allo stesso tempo, la reazione della Polonia alla, diciamo pure, mascalzonata della Bielorussia, ci preoccupa molto per almeno due ragioni. La prima è la perfetta sintonia tra Polonia, Lituania e Bielorussia nel negare l’accesso alle frontiere-trappole ai giornalisti ed organizzazioni umanitarie, una sintonia che evidenzia che tutti e tre i paesi hanno molto da nascondere. Il desiderio del monopolio di raccontare al mondo quel che succede in una certa area, indica da sempre il desiderio di raccontare ciò che fa comodo al narratore, occultando il resto, quando non mentendo sul resto. La posizione della Polonia contro l’accoglienza di quanti cercano rifugio nell’Ue non è cosa nuova e ce la ricordano gli arrivi dei profughi dal Mar Mediterraneo e l’Egeo e la rotta balcanica nel 2015. Un’ostilità anti-immigrazione dei governi della Polonia che non solo non è cessata da allora, con l’ostinata contrarietà alla redistribuzione tra i paesi Ue dei profughi entrati nell’Unione attraverso la Grecia, l’Italia e Malta. Come se non bastasse, appena il mese scorso abbiamo visto la Polonia fra i promotori di una richiesta all’Ue da parte di 11 paesi membri, di finanziare con i soldi dell’Unione, la costruzione di nuovi muri e fili spinati lungo le frontiere esterne dell’Unione ed il rafforzamento di quelli esistenti. Sta proprio qui l’altra ragione di preoccupazione per l’azione del governo polacco nei confronti dei profughi abbandonati al gelo ai suoi confini: abbiamo il timore fondato che il paese sta cercando di sfruttare la sofferenza dei profughi per far avanzare le sue politiche di muri-filo spinati contro i migranti, che servono anche a distrarre le istituzioni e l’opinione pubblica europea dalle sue scelte anti-democratiche di politica interna e contro l’esistenza della stessa Unione europea.

La visita a Varsavia di Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, due giorni fa e la sua uscita sulla crisi rafforza decisamente il timore appena espresso. Charles Michel, quello che in combutta con Erdogan, ha umiliato la Presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, durante una visita di Stato in Turchia poco tempo fa, ha dichiarato che ‘la Polonia sta affrontando una crisi grave e dovrebbe ricevere la solidarietà e l’unità di tutta l’Ue, aggiungendo che “Bruxelles potrebbe finanziare la costruzione di ulteriori muri lungo  la frontiera con la Bielorussia”. La Commissione da parte sua ha risposto no all’idea che l’Ue finanzi la costruzione di nuovi muri lungo le frontiere esterne.

Tira una brutta aria in Polonia oltre ad un vento gelido e terribile per quelle poche migliaia di persone nella terra di nessuno del confine bielorusso-polacco.

di Udo Enwereuzor

Foto di Ahmed akacha da Pexels

12/11/2021