Eswatini: proteste in strada e stato di allerta. Le notizie dai nostri cooperanti.

“Più di un mese fa, uno studente è stato trovato morto in circostanze sospette in una strada alla periferia di Manzini, seconda città di Eswatini, la sua auto ritrovata distrutta nella caserma della polizia. Il sospetto che sia stato ucciso dalle forze dell’ordine durante un inseguimento ha cominciato a serpeggiare tra le persone e da giorni c’erano proteste pacifiche per chiedere giustizia: #justicefortabani, era l’hashtag che circolava da un po’. Ma nessuna inchiesta è stata avviata”. Questo ci racconta la nostra rappresentante paese Federica Masi, da Mbabane, la capitale del piccolo Regno di Eswatini (enclave del Sudafrica, 1 milione di abitanti governati da una monarchia assoluta) e continua: “Negli ultimi due invece c’è stata un’escalation che ha portato ai disordini odierni e alla repressione della polizia, nonché allo stato di allerta in cui ci troviamo adesso”. Coprifuoco, negozi chiusi, internet interrotto e rischio di rimanere senza luce nel giro di qualche giorno se le cose non cambiano. “In questo momento non ci è possibile uscire di casa, né andare in ufficio, chi circola per le strade viene arrestato – continua Federica Masi-  in questo modo le ricariche dei cellulari e anche della luce, che va a consumo non durerà molto”.

La situazione è davvero preoccupante, e anche inedita per un paese che non ha quasi mai registrato proteste di massa contro l’egemonia del sovrano in carica, il 53enne re Mswati III al potere da ormai 35 anni. Ma la situazione sociale ed economica era tesa da tempo e il corona virus ha dato colpo di grazia a uno stato in cui gran parte della popolazione ha problemi di sussistenza e dove la disoccupazione è arrivata in quest’anno a 48%. Le persone che hanno perso il lavoro sono rimaste senza assistenza sociale e negli ospedali non ci sono più medicine (Eswatini oltre al corona virus fronteggia anche una situazione sanitaria complessa perché è il paesearicano con il più alto numero di sieropositivi da HIV ndr)”.  A fronte di una situazione già critica, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la decisione del governo di non permettere di presentare mozioni in Parlamento da parte dei deputati da parte del movimento popolare sulle varie questione sociali. Con un decreto è stata cancellata anche questa possibilità che era l’unica e ultima libertà possibile per la società civile.  “Da giorni – racconta Federica Masi – le manifestazioni sono diventate violente, sia da parte dei manifestanti che dal parte della polizia che ha iniziato a usare gas lacrimogeni e proiettili veri. Ci sono stati diversi morti, una donna incinta è stata uccisa alla fermata di autobus. Di tutto questo circolano molti video cosa che aumenta l’indignazione. Alcuni supermercati sono stati saccheggiati e la fabbrica della birra attaccata e incendiata. C’è molta preoccupazione e paura. Il governo ha schierato l’esercito”.  Nel frattempo circolano notizie che il re sia fuggito in Sudafrica con l’aereo privato e tanti soldi, il primo ministro smentisce ma intanto il re non si fa vedere, non parla in pubblico e l’aereo è stato visto decollare. Alcuni confini sono stati chiusi. “Lo staff COSPE è al sicuro, – conclude Federica Masi – stiamo bene e rispettiamo le regole di sicurezza.  I prossimi giorni saranno cruciali per capire che cosa succederà nel paese e al paese”. Se si tratti di una rivoluzione o di un fuoco di paglia lo vedremo nei prossimi giorni.

30 giugno 2021 

Nella foto un manifestante della marcia per i diritti delle persone lgbtiqia+ che si è svolta a maggio 2021