Sudafrica: indignazione per l’ultimo omicidio LGBTQIA+

Anche quest’anno, come ormai da più di dieci anni, il 17 maggio si celebra la giornata mondiale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia.  In questa occasione COSPE, che da anni lavora con il progetto “Out&Proud” in 4 paesi dell’Africa Australe, vuole ricordare le vittime della comunità LGBTQIA+ in Sudafrica, da dove ci arrivano notizie allarmanti, anche recentemente. Oggi, inoltre, più che mai, ricordiamo quanto sia urgente approvare il DDL Zan anche in Italia.

Tra tutti gli Stati del continente africano, solo il Sudafrica riconosce costituzionalmente l’unione in matrimonio tra persone dello stesso sesso, aggiudicandosi in questo il quinto posto su scala mondiale e vantando la propria costituzione come la prima a inserire sanzioni contro comportamenti discriminatori ricollegabili ai concetti di sesso, genere e orientamento sessuale. Inoltre, nel corso degli ultimi anni, la Commissione sudafricana a tutela dei diritti umani si è mossa attivamente anche per promuovere una campagna di sensibilizzazione di riferimento all’interno delle scuole.

Tuttavia in Sudafrica, nonostante il profilo del Paese appena descritto, le persone LGBTQIA+ sono spesso costrette a confrontarsi con un rapporto complesso tra il riconoscimento della propria identità e la rispettiva integrazione sociale, restando vulnerabili e molto fragili. Infatti, la discriminazione rivolta verso queste persone è ancora oggi un punto all’ordine del giorno anche in quei Paesi dove la legislazione di riferimento risulta formalmente all’avanguardia. Il Sudafrica registra purtroppo numerose uccisioni di persone LGTQIA+, destando una forte preoccupazione e necessitando di una particolare attenzione guardando al numero crescente di assassini.

È l’area di Mau-Mau, Nyanga East questa volta a essere protagonista di un grave episodio: l’aggressione e l’omicidio del ventiduenne Lonwabo Jack, avvenuta il giorno del suo compleanno, ha fatto scatenare la rabbia della gente della comunità. A fomentare la rabbia è la delusione di un assassinio a soli due giorni da una protesta LGBTQIA + al Parlamento messa in atto per chiedere un intervento del governo in materia di crimini d’odio contro la comunità queer. Solo una settimana prima è Andile “Lulu” Ntuthela, un altro membro della comunità LGBTQIA+, a imbattersi nella stessa sorte e a far scendere la gente in piazza più volte per chiedere l’attenzione e l’intervento del governo.

LulekiSizweWomyn’s Project, un’organizzazione dedita alla lotta contro i crimini d’odio, pone particolare attenzione a questioni quali lo stupro correttivo e l’aggressione sessuale. I suoi rappresentanti hanno dichiarato che negli ultimi dieci anni si son registrate almeno 31 persone lesbiche, uccise a causa della loro sessualità e, oltretutto, circa 10 di loro hanno subito violenze ogni settimana nella Provincia del Capo Occidentale. Sharon Cox, responsabile del servizio sanitario e di supporto del Triangle Project, aggiunge che si sono registrati sei omicidi di persone gay nel corso di soli due mesi. Questo allarme sociale deve quindi superare l’esclusività delle manifestazioni di piazza, chiamando l’attenzione del governo e della classe politica tutta.

Roché Kester, responsabile dei crimini d’odio presso OUT- la seconda più antica organizzazione LGBT in Sudafrica – ha spiegato che lo stupro correttivo e i crimini d’odio contro i corpi queer sono perpetuati da diversi fattori all’interno della società sudafricana. In primo luogo, Kester si è battuto per sensibilizzare la collettività e per far emergere come le mancate conoscenze su tematiche quali identità di genere e orientamento sessuale generino paura e intolleranza. Per debellare questi comportamenti e contro la mancanza di un buon livello di educazione e istruzione, Kester presenta il bisogno di investire sulla sensibilizzazione e sull’educazione delle persone.  “Le persone non sono istruite sull’identità di genere e sui diversi orientamenti sessuali. Le strutture nella nostra società hanno un chiaro binario di genere. Sistemi come le scuole e le università non istruiscono o includono informazioni sufficienti nei programmi di studio sulla comunità LGBTQ +” ha dichiarato, sottolineando che: “Il Sudafrica è costruito sul patriarcato nella religione e nella cultura che spesso determinano quali sono i ruoli di genere. Queste strutture limitano le persone in termini di esplorazione dell’identificazione di genere attraverso regole e implicazioni. Hanno un’immagine fissa di come dovrebbe essere una relazione o un matrimonio. Per chiunque sfidi questo status quo, è difficile esprimersi al di là di queste norme”.

Alla piazza e alla classe politica si aggiunge quindi l’importanza di educare e sensibilizzare con un approccio multidimensionale. Infatti, le persone LGBTQIA+ non hanno un ruolo centrale neanche nei mass media del continente africano e spesso alla mancata rappresentazione si accompagnano o rappresentazioni parziali o, ancor peggio, quelle segnate da un discorso stereotipato e discriminatorio. Seppur negli anni la situazione si stia evolvendo in maniera pressoché più positiva in termini quantitativi, spesso i giornalisti usano un linguaggiodiscriminatorio, stereotipato, sensazionalistico, moralizzante, emarginante e fuorviante” nel rivolgersi ai singoli della comunità LGBTQIA+. Del resto, il giornalista che informa il suo pubblico deve essere in grado di garantire un trasferimento delle informazioni e dei contenuti che fotografi oggettivamente la complessità del mondo in cui viviamo, prestando la doverosa attenzione anche ai cambiamenti che interessano la nostra società e che, a loro volta, abbracciano diverse prospettive.

Per tutto questo, nell’ambito del Progetto “Out and Proud: LGBTI uguaglianza e diritti in Africa meridionale”, co-finanziato dall’Unione Europea, COSPE e una rete di organizzazioni della società civile in Africa Australe hanno lanciato un’opportunità per giornalisti e professionisti dei media, per realizzare reportage audio, video e scritti per aumentare e promuovere narrazioni diverse sulle problematiche e sulle persone LGBTQIA+.

Combattere la discriminazione e i crimini di odio è quindi possibile su più livelli ed è una responsabilità di tutti quella di muoversi e orientarsi verso nuove consapevolezze.

17 maggio 2021 – Giornata mondiale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia. 

 

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