Presentato in anteprima il rapporto “Illuminare le periferie”. Da oggi è scaricabile qui.
E’ stata presentata questa mattina in una conferenza on line in diretta dalla sede della Comunità di Sant’Egidio a Tor Bella Monaca (Roma), la terza edizione del Rapporto “Illuminare le periferie” dal titolo “I non luoghi dell’informazione. Periferie geografiche e umane nei media”.
Rai per il sociale è infatti tra gli organizzatori dell’evento odierno e della presentazione in anteprima dei dati del rapporto di ricerca, curato dall’Osservatorio di Pavia, promosso da COSPE, Usigrai, FNSI con il contributo dell’Agenzia Italia per la Cooperazione allo Sviluppo e dell’Impresa Sociale Con i Bambini, fotografa ancora una volta le sfide per il mondo dell’informazione in Italia, sfide rese ancora più evidenti dal fenomeno “glocal” della pandemia (globale nella diffusione, locale nel dispiegamento degli effetti).
Dare voce agli “altri”, rendere visibili paesi e contesti da cui hanno origine molte delle migrazioni contemporanee, raccontare temi “ai margini” (conflitti endemici, disagio sociale, povertà educativa, disoccupazione e disuguaglianze nell’accesso dei servizi) fa esistere questioni e persone. E lo è ancora di più in una fase, come quella odierna, di gestione e di contenimento dell’emergenza Covid-19.
Eppure dalle analisi condotte, nonostante l’eccezionalità del periodo preso in considerazione, vediamo come si confermi la tendenza di questi anni, in cui i temi considerati “periferici” dall’informazione televisiva italiana, ma cruciali per una comprensione minima della realtà politica, economica e sociale sempre più globalizzata, entrano nell’informazione di prima serata con un andamento a onde, solo al verificarsi di eventi specifici che li strappano dall’ombra e dal silenzio per renderli momentaneamente attuali sui nostri schermi.
Solo l’1% dei servizi dei telegiornali di prima serata – che ricordiamo sono seguiti da circa 8 italiani su 10 – riguarda le cosiddette “periferie”: disoccupazione, disagio sociale, mancato accesso ai servizi, peggioramento delle condizioni di vita, povertà educativa. Questa tendenza sembra essersi mantenuta anche nel corso dell’emergenza sanitaria causata dal Covid 19, fase che ha ulteriormente amplificato le situazioni di disagio.
Anzi, l’emergenza della pandemia nell’informazione, ha fatto in modo che, a partire da marzo di quest’anno i servizi dedicati alla crisi economica generale in Italia schiacciassero, ridimensionandola, la componente della povertà strutturale, legata alla marginalità. La pandemia ha infatti toccato tutti i cittadini, confondendo le differenze di situazioni e quindi di fatto oscurando la marginalità: “Tutti poveri, nessun povero”, con un’ulteriore esclusione dall’informazione di prima serata delle disuguaglianze strutturali. Sono state infatti 234 le notizie le notizie relative alla marginalità, decisamente in calo rispetto al 2018, quando nello stesso periodo, sono state 408 (quasi il 50% in meno).
In questa prima parte di analisi salta inoltre agli occhi una quasi totale assenza del racconto sulla povertà educativa, a fronte di una centralità del tema “istruzione/educazione” nell’agenda dei notiziari di prima serata, trattata però dal punto di vista delle questioni “tecniche” e “logistiche” relative all’istruzione e all’educazione (il distanziamento nelle classi, le rotelle nei banchi, ecc..). Su oltre 400 servizi solo 5 hanno un focus sulla povertà educativa. E quasi tutti a livello regionale dove si scende nel racconto specifico, e nelle esperienze delle persone coinvolte.
La Testata Giornalistica Regionale (TGGR) della Rai fornisce infatti uno sguardo di grande interesse sulla rappresentazione della marginalità nell’ambito locale. La grande variabilità del territorio italiano in termini di articolazione sociale, economica e culturale comporta una pluralità di manifestazioni che riguardano le situazioni di criticità.
Mentre negli esteri la conseguenza della pandemia ha fatto in modo che l’invisibilità delle periferie umane e geografiche risulti accresciuta: l’emergenza sanitaria ha infatti consolidato il dato di una progressiva scomparsa di aree e contesti nell’agenda mediatica del prime time: 33 le notizie nel corso del 2020 (delle quali 19 nei primi sei mesi) dedicate alla violazione e alla affermazione dei diritti umani.
In generale, dal 2012 al 2017, le periferie – aree, contesti e temi “strutturalmente” assenti dall’agenda – raccolgono l’1% della pagina degli esteri, 636 notizie in 8 anni, una media di 1 notizia al mese per telegiornale. Dal 2018 si rileva un ulteriore decremento che si consolida nel 2019 e nel 2020: 60 notizie nel 2019 e 35 da gennaio a settembre del 2020, pari, rispettivamente allo 0,5% nel 2019 e allo 0,4% nel 2020.
Il resto degli esteri è considerato con una prossimità relativa alla pandemia, quindi prevalentemente eurocentrico, e con all’interno delle ulteriori ed estreme periferie dell’informazioni: l’Africa, viene trattata solo nel 5% delle notizie (24 in 9 mesi) e il Centro America all’1 %.
Nel trattamento degli esteri si rilevano alcune differenze editoriali: i notiziari Mediaset, in media, hanno la metà di notizie relative a guerre, conflitti e politica internazionale rispetto alla Rai e al telegiornale di La7. Le soft news (costume, spettacolo, società e curiosità) nei tg Mediaset, in particolare Tg4 e Studio Aperto, sono 2 volte superiori rispetto a quelli della Rai e 4 rispetto al TgLa7.
Da segnalare un generale dato positivo (che il rapporto poi scompone relativamente ai temi più o meno marginali) una generale crescita della presenza degli esteri nel corso degli ultimi anni nella fascia dei Tg di prime time. L’analisi diacronica svolta dal 2012 al 2020 suggerisce la presenza di un incremento delle notizie dall’estero, in particolare dal 2015 al 2017, con una lieve flessione nel corso del 2018 e una ripresa nel 2019, che continua anche durante il 2020 (24,9 %).
Riguardo agli esteri su facebook si rileva infine il grande ruolo degli “influencer” e la loro popolarità nel determinare il successo di un paese piuttosto che un altro. Si rileva in questa indagine che tra i primi 5 attori per numero di interazioni, tolte le pagine delle testate (Fanpage.it , Repubblica e Corriere della sera) si trovano: Matteo Salvini e Lorenzo Tosa. Per i quali la potenza espressa è evidente: si va dalle 40mila interazioni di Salvini alle 3000 di media dei Repubblica e Fanpage.it.