Perché Lucho & David hanno vinto le elezioni boliviane. Parla l’intellettuale Pablo Solòn.

Il racconto delle elezioni e dello scenario politico in Bolivia è complesso e controverso. Antonio Lopez y Royo, nostro rappresentante paese e profondo conoscitore del paese, dove vive e lavora da oltre 10 anni, ha provato a fare un bilancio e una comparazione tra le varie analisi di intellettuali, politologi esperti o presunti tali, che in questi giorni hanno commentato la situazione. L’analisi più lucida, più coerente e condivisibile è risultata quella di Pablo Solòn, intellettuale e attivista boliviano di grande spessore. Qui di seguito le riflessioni del nostro cooperante e una sintesi dell’ articolo  di Solòn. In allegato l’articolo integrale, tradotto da Antonio, in esclusiva per l’ Italia.

E’ passato un anno dai difficili mesi di ottobre e novembre 2019, mesi che hanno visto numerose proteste sociali e politiche in Bolivia dopo le elezioni governative. Ho seguito da vicino i tanti eventi politici e letto diverse analisi su giornali boliviani, di numerosi paesi limitrofi, italiani e degli Stati Uniti, senza contare che vivo da una decina di anni in Bolivia e il lavoro, oltre che la vita privata, mi ha portato numerose volte in contatto con il mondo politico boliviano in tutti i suoi livelli, vivendo in questo modo personalmente i percorsi sociali e politici che si susseguiti nell’ultimo decennio.

Sono rimasto veramente sconcertato dalla qualità dell’analisi politiche lette fino ad oggi. Per lo più, escludendo gli articoli che hanno riportato i fatti senza una lettura critica, i pezzi che ho letto si basano nella loro maggioranza su preconcetti, su un tifo da stadio di destra o di sinistra, in base all’intellettuale di turno che si è improvvisato esperto in politiche boliviane per aver letto un paio di libri (credo saltando innumerevoli capitoli) o magari aver visitato qualche volte (nei migliore dei casi) il paese, e su notizie false ormai datate ma che si trovano sulle reti sociali con le solite foto montate e frasi ad effetto.

L’analisi più lucida e condivisibile ed equilibrata su quello che sta accadendo e sulle prospettive future a in Bolivia, a mio parere,  arriva da Pablo Solòn, un diplomatico boliviano e un famoso attivista non solo in Bolivia ma a livello internazionale. Ha lavorato per diversi anni nel governo di Evo Morales ed è stato ambasciatore boliviano presso le Nazioni Unite. Oggi a capo della Fundacion Solçn è molto impegnato anche nell’Osservatorio boliviano del cambio climatico e sviluppo.

Ho il privilegio di presentare per la prima volta in italiano la sua ultima analisi sulle elezioni boliviane, sperando che possa servire ad arricchire un dibattito interessante ed estremamente delicato.

 

“Il Movimento al socialismo (MAS in spagnolo) ha vinto le elezioni boliviane al primo turno, durante il mese di ottobre 2020. Due exit poll (di Ciesmori e Tu Voto Cuenta) basati su diversi campioni, hanno concluso che Luis (“Lucho”) Arce e David Choquehuanca hanno ottenuto più del 50% dei voti, con un vantaggio di oltre il 20% sul candidato al secondo posto, Carlos Mesa di “Comunidad Ciudadana” (CC). Attendiamo i risultati del conteggio ufficiale che sarà disponibile mercoledì o giovedì, ma non ci aspettiamo un cambiamento sostanziale nell’andamento dei risultati di questi due exit poll.

Perché Lucho e David hanno vinto?

  • Il disastroso governo di breve durata di Jeanine Añez:  in meno di un anno il governo di Añez è stato coinvolto in diversi casi di corruzione e  di nepotismo, anche nel mezzo della pandemia. La gestione della crisi sanitaria e dell’economia è stata disastrosa. In mezzo alle sofferenze del popolo, i politici della vecchia scuola, recentemente tornati al potere, non hanno sprecato tempo per arricchirsi illecitamente. Nello stile del precedente governo del MAS, chiunque avesse avviato indagini contro il ministro Murillo o l’entourage di Añez è stato licenziato e perseguitato. In 10 mesi ci sono stati innumerevoli cambiamenti di ministri e di altre autorità pubbliche. Il governo di Añez ha fornito prove lampanti che un governo di opposizione potrebbe essere anche peggio del MAS, la cui credibilità era già a pezzi (ai suoi minimi storici) a causa di altri casi di corruzione, che avevano intaccato il partito e il governo.

 

  • La pandemia ha aggravato la crisi economica già in atto. La stabilità monetaria è stata mantenuta, ma l’economia reale ha subito un duro colpo che si è abbattuto soprattutto sulle persone che vivono quotidianamente dell’economia informale. Esistevano fondati timori che la situazione economica peggiorasse, e parallelamente accrescevano le speranze che con un nuovo governo del MAS, guidato dal suo ex ministro delle finanze, potessero ritornare la “bonanza” economica e la circolazione di denaro degli anni passati

 

  • Le elezioni del 2020 non sono state una scelta tra programmi politici, ma tra paure e processi di identificazione socio-culturale. I programmi del MAS e CC hanno più punti in comune che differenze e, in generale, sono sconosciuti agli elettori. I forti attacchi di destra del governo di Añez, del ministro Murillo e del candidato di destra Camacho hanno permesso al MAS di dipingere se stesso come una vittima, e hanno suscitato profonde paure tra ampi settori della popolazione con radici indigene che la discriminazione nei loro confronti sarebbe cresciuta. Gli elettori di destra hanno paura del ritorno di Evo Morales. D’altra parte, la campagna del MAS ha alimentato la paura del ritorno della destra razzista neoliberista e dell’instabilità economica. In questo contesto, Mesa e il CC non hanno compreso né si sono rivolti ai settori popolari e indigeni.

 

  • L’ecocidio del 2019 si è ripetuto nel 2020 con l’incendio di milioni di ettari di foreste. Lungi dall’abrogare i decreti esecutivi del MAS che hanno favorito gli incendi, il governo di Añez ha gettato più benzina sul fuoco dando benefici ancora maggiori al settore agroalimentare, comprese procedure accelerate per l’approvazione degli OGM, esportazione illimitata di prodotti agricoli che causano la deforestazione e incentivi per espandere le piantagioni commerciali di eucalipto e altre monocolture. Il governo del MAS di Morales era infatti alleato del settore agroalimentare, a cui aveva elargito ampie concessioni per anni prima del cambio di governo. Il governo di Añez non era solo alleato dell’agrobusiness, ma era profondamente radicato negli stessi affari e rappresentava direttamente gli interessi dell’agrobusiness nel perseguire nuove politiche ancora più espansive.

 

  • Carlos Mesa e il partito CC hanno scommesso sull’inerzia. Mesa e il suo partito ritenevano che le condizioni che contestualizzavano le elezioni del 2019 fossero rimaste in gran parte intatte: la polarizzazione intorno alla possibile rielezione di Evo Morales avrebbe continuato a spingere gli elettori verso il CC, più con un voto di opposizione al MAS che per una identificazione nel programma del partito. La pandemia, insieme alla crisi economica, sociale e ambientale non hanno portato il CC a ripensare la propria strategia, né a coinvolgere le organizzazioni popolari. Come nel 2019, il CC si aspettava che all’ultimo minuto le persone avrebbero votato di nuovo per loro. Ciò non è avvenuto, il contesto e gli attori sono cambiati.

 

  • Il MAS non ha vinto per Evo, ma nonostante Evo. Evo ha cercato in principio di emarginare David Choquehuanca, il suo ex ministro degli Esteri che però era il candidato sostenuto e promosso dalle organizzazioni sociali indigene degli altipiani e delle valli andine. Il trionfo travolgente del MAS nelle aree rurali di queste regioni è stato in gran parte dovuto alla candidatura di David.

 

  • Dopo quasi un decennio, le organizzazioni sociali indigene degli altipiani e delle valli hanno preso una decisione democratica dal basso nella scelta dei loro candidati, che hanno vinto solo a metà. Inizialmente hanno spinto per David come loro candidato alla presidenza, contro Evo ei suoi alleati che spingevano dall’alto per escludere David. Lo scontro ha costretto a un compromesso con Evo e i suoi alleati, che ha portato alla formula Lucho Arce come presidente e David Choquehuanca come vice presidente. Il risultato delle elezioni del 2020 mostra che se il MAS non avesse insistito sulla rielezione incostituzionale di Evo Morales nel 2019, avrebbe potuto facilmente vincere le elezioni, ovviando alla necessità di palesi frodi elettorali.

 

  •  La vittoria del MAS alle elezioni del 2020 non è un assegno in bianco. Come lo stesso Luis Arce ha riconosciuto dopo l’annuncio dei risultati degli exit poll, il precedente governo del MAS ha commesso molti errori che devono essere corretti. Eppure sono rimaste ancora molte domande: a quali errori si riferisce? E il suo governo sarà in grado di correggerli e avviare una seconda fase rinnovata nel processo di cambiamento? Inoltre, i risultati elettorali non dimostrano che quanto accaduto nel 2019 sia stata semplicemente una cospirazione organizzata dalla destra, né rappresentano una pura e semplice vittoria del “progressismo internazionale”. Diversi leader di organizzazioni sociali indigene contadine hanno espresso profonde critiche al comportamento tradizionale della sinistra e alle loro strategie di presa e attaccamento al potere. Inoltre, il modus operandi dei presunti leader della sinistra progressista, che fanno di tutto per aggrapparsi al potere, invece di formare e portare avanti le nuove generazioni del movimento, deve portare a un profondo esame e riflessione basato sulle posizioni di queste organizzazioni. Ancora una volta, queste elezioni dimostrano che il MAS gode di maggiore appoggio quando sostiene candidati scelti dalla base

Una questione fondamentale è se l’intera società boliviana sarà in grado di far prevalere l’etica e un reale processo di cambiamento sul pragmatismo politico. Senza questo, non c’è futuro. Le decisioni che il futuro governo dovrà prendere saranno molto difficili. Sarà possibile affrontare questa situazione solo se ci sarà una discussione ampia, sincera e trasparente all’interno delle organizzazioni sociali e della società nel suo insieme.

 

Traduzione di Antonio Lopez y Royo

In allegato l’articolo integrale. 

 

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