Stand Up For Victims: a fianco delle vittime di odio contro l’indifferenza.

I dati ufficiali dell’Osservatorio Odihr/Osce che pubblica ogni anno un rapporto internazionale sui reati di odio, evidenziano una tendenza crescente dei reati di odio in Italia con una lieve apparente flessione del dato non consolidato del 2019 che comunque conta 969 reati discriminatori.

Tra questi ben il 74,9% sono reati di matrice razzista e xenofoba. Percentuale analoga al 70,4% attribuita al movente “etnico-razziale” nella rilevazione dell’Unar nell’ultimo rapporto (2018) e al 68% dell’origine nazionale o etnica riportata come motivazione delle discriminazioni e delle violenze rilevate dal Libro Bianco sul Razzismo di Lunaria.

“Non dite che il razzismo in Italia non esiste perché io l’ho vissuto oggi dopo 16 anni che vivo qui e fa male. A voi che ci avete aggrediti, vergognatevi saremo anche stranieri ma abbiamo più dignità di voi, e voi che avete guardato il tutto senza alzare un dito vi dovreste vergognare più di loro», grida l’atleta della nazionale paralimpica Beatrice Ion, aggredita ad Ardea insieme al padre il 10 luglio scorso. La cestista e suo padre di origini romene, sono stati aggrediti con insulti razzisti e il padre è finito pure in ospedale.

La forza di denunciare, di puntare il dito sul silenzio colpevole dei presenti non è da tutti. O meglio spesso prevale la sfiducia nella giustizia e nella forze di polizia, il timore di non essere creduti o della sottovalutazione e la triste rassegnazione ad episodi ormai frequenti e spesso impuniti, soprattutto socialmente.

“Ci ho sofferto molto, ma poi ho pensato che esistono persone stupide a questo mondo, che non capiscono la gravità di questi gesti”.  Gesti che scavano nel profondo e si sommano ad altre storie di discriminazioni, come quella subita da Amir nel suo paese per la sua omosessualità. “Al mio paese finché non sono stato “scoperto” vivevo bene, nessuno mi offendeva per strada. Qui, dove ho capito di avere dei diritti e di poter vivere in pace, mi scopro diverso per il colore della pelle. Mi hanno messo da parte solo per il colore della mia pelle”.

Storie di vittime troppo spesso inascoltate, taciute o, ancora peggio raccontate minimizzando o derubricando i fatti a bravate. Dietro ogni storia ci sono persone che, come COSPE, vogliamo sostenere nella richiesta di diritti e giusto risarcimento per i danni fisici e psicologici subiti. Attraverso lo sportello telefonico di sostegno alle vittime e un lavoro di rete a livello locale e nazionale tra organizzazioni della società civile e istituzioni, COSPE lancia un sistema di supporto per accompagnare le persone che subiscono atti razzisti o discriminatori affinché queste vedano riconosciuti i loro diritti.

#STANDUPforVictims, il titolo dell’azione e del progetto europeo che abbiamo promosso insieme a associazioni di altri 3 paesi europei e che prevede in Italia uno sportello telefonico (Parlamondo 3925386480)  formazioni alle forze di polizia, ad avvocati e giudici, così come una campagna di non far sentire sole le vittime di questi odiosi atti, perché Martin Luther King insegna che “Ciò che spaventa non è la violenza dei cattivi ma l’indifferenza dei buoni”.