On line la registrazione dell’evento “Africa (no) news”. Guardala qui.

E’ on line la registrazione dell’incontro “Africa (No) news” organizzato da COSPE in collaborazione con la rivista “Focus on Africa”. Un momento di riflessione sul perché anche in un momento come questo le notizie che arrivano dal continente africano siano poche o stereotipate. E questo nonostante l’impegno di molti professionisti, di molti testimoni e di molte realtà impegnate in Africa come le ong stesse.

Da lungo tempo c’è in Italia l’esigenza e la voglia da parte, evidentemente di ancora poche persone, di far emergere voci plurali che raccontino i diversissimi contesti africani come ha detto Jean Leonard Touadi, giornalista e consulente FAO parlando anche della propria esperienza personale,  o come ha ribadito Antonella Napoli, giornalista freelance che da un anno ha fondato la rivista “Focus on Africa” proprio per dare spazio ai racconti, alle storie e i dati che dai paesi africani arrivano ma che poco ascolto trovano sui media mainstream. Una tendenza, ha spiegato Paola Barretta dell’Osservatorio di Pavia, che con COSPE realizza ogni anno il rapporto “Illuminare le periferie”, era già evidente prima dell’epidemia di covid19 (pochissime le notizie nei tg delle principali reti nel 2018- 2019) e che ora è ancora più grave. Una tendenza ancora più straniante da parte di chi vive e fa informazione in Senegal, come Chiara Barison, giornalista e responsabile della comunicazione dell’Agenzia italiana alla cooperazione allo sviluppo a Dakar. Difficile trovare un vero perché. Si può rintracciare un po’ nel provincialismo diffuso dell’informazione italiana, un po’ in un mancato “decentramento” dell’informazione (che poi è un male simile) ma non basta. Non basta pensare che non ci sia notiazibilità nelle storie africane come dice con una “brutta parola” Touadi,  perché i motivi per parlare di Africa anche legati strettamente agli interessi italiani (economici se non etici) ci sono. E tanti. Non basta. E però la risposta o la soluzione può risiedere solo nel continuare a insistere, a “pungolare” i media italiani come ha detto Anna Meli, direttrice della comunicazione COSPE, perché più voci vengano ascoltate, perché si parli della “normalità” africana, soprattutto in questo momento. Il momento dell’emergenza in cui siamo davvero tutti uniti da una crisi e in cui sarebbe utile anche sapere cosa viene messo in pratica in alcuni paesi e trarne spunto. “Si guarda all’Africa temendo l’ecatombe”, diche Chiara Barison, “ma questo è un continente che ha affrontato e affronta tante malattie ed epidemie e forse ha qualcosa anche da insegnarci. Basta ascoltare”.

Questo e molto altro sul piatto dell’incontro che vi invitiamo a seguire sul canale you tube di COSPE per fruirlo in tutta la sua ricchezza.