Allarme delle associazioni toscane per i contenuti securitari del nuovo decreto.
Ancora più necessario non cedere sul CPR e rilanciare il Modello Toscano per l’accoglienza dei migranti.
La rete dell’Accoglienza Non Governativa – ANG- Oxfam, ARCI Toscana, Italy-Florence Must Act e ASGI accolgono positivamente le recenti dichiarazioni del Presidente Eugenio Giani, e chiedono alla Regione Toscana e agli Enti locali del territorio di opporsi con forza alle nuove norme su CPR e CAS contenute nel Decreto Legge 124/2023 emanato lunedì scorso.
I CPR hanno già dimostrato di essere inutili per gestire i rimpatri, che sono da sempre meno della metà delle persone trattenute, estremamente costosi per i contribuenti e profondamente lesivi della dignità e dei diritti umani fondamentali.
Aumentare nuovamente la possibilità di trattenimento fino a 18 mesi non avrà alcun impatto sul numero di rimpatri effettivi: contribuirà semplicemente ad aumentare enormemente i costi del sistema, e a prolungare la permanenza delle persone in uno stato di eccezione quale quello della detenzione amministrativa, e in spazi semplicemente non degni di un paese civile.
Oltre a questo, il Decreto emanato lunedì dal Consiglio dei Ministri contiene alcune novità davvero allarmanti, che danno il senso di un disegno non solo segregazionista, ma violentemente securitario e prevaricante delle istituzioni e comunità locali.
Nella partita CPR, infatti, entrano improvvisamente il Ministero della Difesa, le Forze Armate, e Difesa S.p.A, società in house dello stesso Ministero. Sono questi i soggetti che, in tempi brevissimi, dovranno individuare le strutture da adibire a Centri per il rimpatrio nelle regioni che ne sono prive, tra cui la Toscana.
Ma soprattutto i CPR, insieme ai cosiddetti hotspot e ai CAS -i Centri di Accoglienza Straordinaria, quelli che i Prefetti non riescono più ad aprire perché i bandi vanno deserti- sono stati inseriti dal Decreto nella lista delle “opere destinate alla sicurezza e alla difesa nazionale”, previste dal Codice dell’Ordinamento Militare (Decreto Legislativo n°66/2010).
“Per avere un’idea, queste opere sono le caserme, le basi missilistiche, i poligoni di tiro, gli arsenali” spiega Giulia Capitani, policy advisor su migrazioni e asilo di Oxfam. “Da oggi, ci sono anche i centri di accoglienza per migranti e i CPR, perché così, per reperirli sul territorio o aprirne di nuovi, potranno essere attivate quelle “procedure di somma urgenza” che il nostro ordinamento prevede (D.Lgs N° 36/2023) al verificarsi di “pericoli imprevisti” che determinano rischi per l’incolumità pubblica”.
Fino ad oggi erano alluvioni e terremoti. Da oggi, anche i richiedenti asilo da collocare o le persone che non hanno un titolo di soggiorno regolare.
“Si tratta di previsioni gravissime, sia per quanto riguarda il rapporto con i territori e le autorità locali che dal punto di vista narrativo e simbolico” continua Anna Meli, presidente del COSPE. “Coinvolgere la Difesa e l’Esercito, paragonare un centro di accoglienza o per il rimpatrio a un deposito di munizioni, sono tutti gesti che servono ad aumentare le paure e il senso di insicurezza dell’opinione pubblica, su cui le destre hanno lucrato in questi anni”
“E’ evidente che”, sottolinea l’Avv. Noris Morandi, referente per la Toscana di ASGI, che “continuare a considerare i movimenti migratori come un fenomeno eccezionale, come negli ultimi decenni, non permette di affrontare le sfide con le quali la società si deve confrontare. Occorre cambiare paradigma, trasformare ciò che i governi vedono come rischi e pericoli in opportunità di crescita sociale e modificare radicalmente i meccanismi di ingresso delle persone straniere in Italia, oggi ancorati al vetusto sistema dei decreti flussi introdotto nel 1998“.
“Questo governo continua a non voler gestire il fenomeno migratorio ma bensì a reprimerlo investendo enormi risorse in misure securitarie che, la storia insegna, non sortono alcun effetto se non quello di peggiorare e inasprire le dinamiche migratorie. barattando anche il trattenimento con corrispettivo economico (vedi decreto del 14 settembre) introducendo quindi un concetto di merito e discriminazione economica rispetto all’accesso e al trattenimento. che già di per se riteniamo sia estremamente discriminante” afferma Silvia Bini, responsabile immigrazione di ARCI Toscana.
Chiediamo alla Regione Toscana e agli enti locali che per primi si sono distinti nel rivendicare e attuare un modello di accoglienza diffusa e nel sostegno a percorsi di integrazione economica e sociale di non cedere a queste politiche securitarie che mirano solo a creare emarginazione e segregazione, e di farsi promotori in tutte le sedi possibili di forme di contrasto a quanto previsto dal Decreto 124/2023.
ANG è una rete di 16 associazioni, cooperative e enti del Terzo Settore della Toscana, impegnate a promuovere una rete di accoglienza solidale e sostenere percorsi di integrazione sociale, economica e culturale dei cittadini presenti sul territorio dell’area metropolitana di Firenze.
Ne fanno parte ARCI Firenze, Associazione Arcobaleno, CAT coop.soc, COSPE, Consorzio Martin Luther King, Diaconia Valdese Fiorentina, MEDU, Progetto Accoglienza, Proforma coop, Radici Umane.
Foto di Siviwe Kapteyn su Unsplash