Brasile: approvato dalla Camera dei Deputati il disegno di legge 490. COSPE si mobilita.
ADRIANO KARIPUNA: “ULTIMO PASSO PER IL GENOCIDIO DEI POPOLI ORIGINARI”.
COSPE ADERISCE ALLA INIZIATIVA DI SURVIVAL INTERNATIONAL ITALIA PER CHIEDERE AI SENATORI BRASILIANI DI NON FAR PASSARE IL PROGETTO DI LEGGE E SI UNISCE ALLA RICHIESTA DI KARIPUNA DI BOICOTTARE I PRODOTTI AMAZZONICI.
Articolo 231 della Costituzione brasiliana (1988)
Ai popoli indigeni sono riconosciuti l’organizzazione sociale, i costumi, le lingue,
le credenze e le tradizioni, i diritti originari sulle terre che tradizionalmente occupano,
e l’Unione ha il compito di delimitarli, proteggere e garantire il rispetto di tutti i loro beni.
5 giugno 2023 – “Voglio trasmettere alla comunità internazionale una grande preoccupazione rispetto al progetto anti-ambientalista che il potere legislativo di estrema destra sta approvando: il progetto di legge “Marco Temporal” 490. Questo progetto mette a rischio la vita dei popoli indigeni e la foresta dei popoli indigeni” a parlare è Adriano Karipuna, leader indigeno del popolo Karipuna della regione brasiliana Rondonia a commenti di quanto accaduto il 30 maggio scorso in Parlamento.
La Camera dei Deputati, ancora ostaggio dei rappresentanti conservatori del governo Bolsonaro e della Lobby rurale (la bancada ruralista ndr dei grandi proprietari terrieri, martedì 30 maggio ha approvato, (283 a favore e 155 contrari) il disegno di legge 490, che intende trasformare in legge la tesi del “Quadro temporale” per la demarcazione delle terre indigene. Ovvero se passasse definitivamente la proposta di legge sarà richiesto agli indigeni di dimostrare la loro presenza fisica nella terra il giorno della promulgazione della Costituzione federale (5 ottobre 1988 ndr).
La proposta di legge deve ora andare in Senato e poi alla Corte Suprema (7 giugno), per questo COSPE aderisce all’iniziativa di Survival Internazional – Italia per chiedere ai singoli senatori brasiliani di non votare la 490.
Attualmente la delimitazione e il riconoscimento delle terre indigene viene effettuata dalla Fondazione nazionale dei popoli indigeni (Funai) attraverso una procedura amministrativa che prevede criteri tecnici e legali, come la verifica da parte di un antropologo della domanda presentata dagli indigeni; studi di delimitazione; il contraddittorio amministrativo, affinché possano manifestarsi altri interessati sul territorio; e l’approvazione e la registrazione della delimitazione. L’approvazione spetta al Presidente della Repubblica, con decreto, e poi avviene l’allontanamento degli occupanti non autoctoni e il pagamento delle indennità da parte della Funai.
Il riconoscimento dell’ancestralità della proprietà terriera chiaramente dà fastidio alle grandi compagnie estrattive, agli invasori illegali e ai proprietari terrieri che su queste aree hanno notevoli interessi legati a progetti infrastrutturali (strade, reti energetiche, comunicazioni) e alle risorse idriche e minerarie tra gli altri.
“Questa proposta – afferma l’associazione per i diritti umani Justiça Global nel suo comunicato del 30 maggio– conferma la violenza reiterata lungo tutta la storia brasiliana nei confronti dei popoli indigeni e apre ulteriormente agli interessi dei settori rurali, minatori, accaparratori di terre e altri, poiché è stato solo dopo il testo del 1988 che i diritti territoriali indigeni hanno cominciato a essere riconosciuti dallo Stato brasiliano. Pertanto, far provare agli indigeni la loro presenza fisica sulla terra rivendicata nell’ottobre 1988 significa cancellare la loro storia, oltre a ignorare tutte le violenze che questi popoli hanno subito e continuano a subire”.
La nuova proposta rende infatti in pratica impraticabile la demarcazione dei territori indigeni. Non solo minaccia i diritti dei popoli indigeni in processo di regolarizzazione delle terre, ma permette la messa in discussione dei processi conclusi, aprendo le terre già omologate a nuovi invasori e imprese predatorie.
Immediata la risposta delle organizzazioni e delle popolazioni indigene che da subito hanno indetto proteste in tutto il paese e che da venerdì 1° giugno sono a Brasilia di fronte al Parlamento per far valere i propri diritti.
“L’approvazione di questa legge – dice APIB , Articulação dos Povos Indígenas do Brasil – è una violazione della Costituzione, in particolare dell’articolo 231 in cui si parla esplicitamente dei diritti originari dei popoli indigeni e mette in discussione l’esistenza stessa di queste popolazioni, negando che in questi millenni tutti i popoli indigeni fossero presenti e si prendessero cura della biodiversità, quindi nega il contributo degli indigeni al pianeta e nega il contributo degli indigeni alla storia di questo cosiddetto paese”.
In un comunicato diffuso il 29 maggio anche l’ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani in Sud America ha espresso la propria preoccupazione per l’eventuale approvazione definitiva del “Quadro temporale”. Il provvedimento rappresenterebbe una “grave battuta d’arresto” per i diritti delle popolazioni indigene e “contrario agli standard internazionali sui diritti umani”.
Se approvato, il progetto di legge intensificherebbe infatti il conflitto nelle foreste brasiliane. La misura infatti permette il contatto con popoli indigeni isolati e fomenta lo sfruttamento delle risorse naturali e la realizzazione di opere infrastrutturali all’interno dei territori indigeni. In pratica, legittima gli invasori delle terre indigene, legalizza attività attualmente illegali, come l’estrazione mineraria, e consolida l’insediamento di grandi imprese in questi territori senza nemmeno consultazione libera, preventiva e informata delle comunità interessate. Nelle parole di APIB “il disegno di legge legittima il colonizzatore come proprietario della terra e l’indigeno come invasore”. E per tutto questo che Adriano Karipuna si rivolge alla comunità internazionale attraverso di noi:
“Chiedo alla comunità internazionale e all´Italia che faccia pressione sull´Itamaraty (Ministero degli Affari Esteri del Brasile ndr) e che attraverso le varie ambasciate si faccia pressione sull´ambasciata brasiliana, affinché questo progetto non venga approvato. Chiedo anche che si un boicottino dei prodotti brasiliani, perché molti di questi prodotti, come la carne, sono prodotti criminali, macchiati di sangue, prodotti dal massacro dei popoli tradizionali e indigeni”.
COSPE che ha ospitato Adriano Karipuna più volte nel corso del 2022 e che da anni lavora con la campagna AMAzzonia per la difesa dei diritti della foresta e dei popoli che la abitano, si unisce al grido di dolore del giovane attivista e insieme a molte organizzazioni indigene e internazionali come Survival International denunciano con forza l’ennesima violazione dei diritti indigeni, stabiliti anche da Trattati internazionali dei diritti umani di cui il Brasile è firmatario, come la Dichiarazione americana dei popoli indigeni e la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni.
La tutela e la garanzia del diritto all’uso e alla fruizione del loro territorio, è necessaria per garantire la sopravvivenza dei popoli indigeni, delle loro pratiche ancestrali. Il “Quadro temporale” è invece il simbolo della cancellazione della storia indigena e l’atto finale del processo di sterminio dei popoli originari. Ma per Apib e Karipuna: “la lotta continua”. E noi saremo accanto a loro.
Ma tutti possono fare la loro parte: vai sul sito di Survival Italia e chiedi ai senatori non votare la proposta di legge 490.