ANG dice no NO a qualsiasi ipotesi di CPR in Toscana

Un fermo NO a qualsiasi ipotesi di CPR in Toscana da parte dell’Accoglienza Non Governativa (ANG), la rete di 16 associazioni, cooperative e enti del Terzo Settore della Toscana, impegnate a promuovere una rete di accoglienza solidale e sostenere percorsi di integrazione sociale, economica e culturale dei cittadini presenti sul territorio dell’area metropolitana di Firenze.

In Italia i centri di detenzione amministrativa per persone migranti esistono da oltre 20 anni. Nati con la legge Turco-Napolitano come CPT (Centri di Permanenza Temporanea), trasformati in CIE (Centri di Identificazione ed Espulsione) dagli allora ministri Bossi e Maroni, sono stati infine ora rinominati CPR (Centri di Permanenza per il Rimpatrio).
In tutti questi anni molte le violazioni dei diritti umani denunciate, i morti e rivolte interne attuate da persone che si trovano private della loro libertà solo perché prive di documenti di soggiorno.

L’ultimo drammatico episodio di suicidio di Musa Balde nel CPR di Torino pone di nuovo pesanti interrogativi sulle condizioni di vita all’interno dei centri di detenzione italiani. È la sesta morte avvenuta in un Cpr dal 2019 ed è particolarmente scandalosa perché Moussa Balde era stato vittima di un violento pestaggio solo qualche settimana prima a Ventimiglia.

Nonostante tutto questo si torna a parlare di un’apertura anche sul territorio toscano a cui l’ANG esprime tutta la propria contrarietà ad un’iniziativa lesiva dei diritti fondamentali e inutilmente costosa, visto che da oltre 20 anni questi centri non hanno neppure garantito il raggiungimento dell’obiettivo per cui erano nati, i rimpatri.

ANG chiede piuttosto che si torni a pensare e investire in buona accoglienza e finalmente si dia seguito all’applicazione del DL130, convertito in legge n. 173/20, con cui sono stati finalmente modificati i “decreti sicurezza”.

In Toscana, come in molte altre regioni italiane, per centinaia di persone che avevano già subìto le conseguenze dei decreti sicurezza, restando di fatto bloccate nei propri percorsi di vita, la sostanza è rimasta la stessa: continuano a essere intrappolate in un limbo giuridico e di irregolarità, creato dalle stesse istituzioni, che contraddicono se stesse.
Sono moltissime le istanze di protezione speciale bloccate, le domande di rinnovo respinte, i casi pendenti non considerati.

Non è questa la strada giusta per affrontare i problemi e, francamente, in Toscana non abbiamo bisogno di queste proposte indecenti.

 

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