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Trascrizione trailer
Dal 1985 fino al 1992 è stata anche la prima newsletter cartacea di COSPE. Per i nostri 40 anni abbiamo dato lo stesso nome al nostro primo podcast.
Jojoba: notizie, eventi, interviste, testimonianze, campagne e approfondimenti da tutto il mondo.
Jojoba è online ogni ultimo venerdì del mese.
Jojoba è come COSPE, resistente, longeva, green e capace di rinnovarsi.
PIANTALA.
Trailer 2 – Daniela Morozzi
Trascrizione trailer
Dal 1985 fino al 1992 è stata anche la prima newsletter cartacea di COSPE. Per i nostri 40 anni abbiamo dato lo stesso nome al nostro primo podcast.
Jojoba: notizie, eventi, interviste, testimonianze, campagne e approfondimenti da tutto il mondo.
Jojoba è online ogni ultimo venerdì del mese.
Jojoba è come COSPE, resistente, longeva, green e capace di rinnovarsi.
PIANTALA.
Episodio 0
Trascrizione episodio
Presentazione.
Siamo Giulia Pugnana e Pamela Cioni di COSPE e questo è il numero zero del nostro podcast Jojoba, tutto dedicato al mondo della cooperazione.
In questo numero presenteremo la nostra associazione, vi faremo ascoltare alcune voci di colleghi e colleghe che ci raccontano perché lavorare in questo ambito e quali sono stati i loro primi passi qua dentro.
Inaugureremo inoltre la rubrica: “Si fa presto a dire ong”, in collaborazione con info.cooperazione per raccontare cosa c’è dietro ad alcune sigle, ma anche per sfatare luoghi comuni e stereotipi che circondano questo mondo. Cosa significa ong, quali sono e come si finanziano. Chi le controlla? senza di loro arriverebbero meno migranti?
INTRO: Stai ascoltando Jojoba, il podcast di COSPE che ti racconta il mondo della cooperazione internazionale:
Audio Maria Donata.
Chiunque abbia partecipato al progetto di una rivista sa che la scelta del nome avviene normalmente in una riunione dei promotori che, seduti intorno ad un tavolo, danno via libera alla loro fantasia, inventando i nomi più assurdi. Noi non abbiamo fatto eccezione e tra un banale “Cospe notizie” e un troppo ironico “Cosperante”, abbiamo scelto Jojoba. Per quei pochi che non sanno cosa vuol dire, colmiamo la lacuna, dicendo che la Jojoba è una piantina piccola, simpatica, che cresce con pochissima acqua e che dicono può fermare il deserto. Noi siamo una delle ultime ong, siamo piccoli, forse anche simpatici, non credo che fermeremo il deserto, ma tant’è: il nome c’è piaciuto e lo abbiamo scelto.
Giulia
E questo era l’editoriale del direttore responsabile Ettore Gabbato per il primo numero di Jojoba, la newsletter di COSPE dal 1985 al 1992 letto da Maria Donata Rinaldi tra le prime collaboratrici di COSPE.
Pamela
Si fa presto a dire ong. La rubrica in collaborazione con info.cooperazione.it
Jingle VOX POPULI
ONG che sarebbe? Organizzazioni non governative. Ah, io pensavo un distributore. Di benzina. Non saprei. Un… Vuol dire tutto come niente.
Pamela
Cominciamo questa rubrica proprio spiegando cosa significa questa sigla e cosa ci sta dietro.
“ONG sta per Organizzazioni Non Governative: le ONG sono organizzazioni private non aventi fini di lucro, indipendenti dai governi e dalle loro politiche che ottengono almeno una parte significativa dei loro introiti da fonti private, per lo più da donazioni. Perseguono obiettivi di utilità sociale e cause politiche in vari settori, tra i più comuni troviamo la tutela dell’ambiente, la difesa dei diritti umani, la protezione delle minoranze e di specifiche categorie, la cooperazione allo sviluppo e l’aiuto umanitario.
L’espressione “organizzazione non governativa” compare per la prima volta nel 1945 nell’articolo 71 della Carta costituzionale dell’ONU che prevede infatti la possibilità che il Consiglio Economico e Sociale possa consultare “organizzazioni non governative interessate alle questioni che rientrano nella sua competenza”.
Oggi il sistema delle Nazioni Unite riconosce alle ONG e alle OSC (Organizzazioni della Società Civile) un ruolo importante e fa affidamento sulla loro esperienza e sul loro impegno attivo in diversi settori, tra cui l’istruzione, la salute, l’eliminazione della povertà, i diritti umani, l’uguaglianza di genere e le questioni indigene per il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030.
Nonostante la loro indipendenza dagli Stati e dagli organi sovranazionali, le ONG possono collaborare con le istituzioni pubbliche e ricevere contributi e/o finanziamenti per svolgere le loro attività statutarie.”
Pamela:
COSPE nasce nel 1983 come acronimo di cooperazione per lo sviluppo dei paesi emergenti. Oggi che siamo arrivati a 40 anni è tempo di bilanci.
Audio Francesca
A pensarci adesso non avevo neanche 10 anni quando è nata COSPE e mi sembra di conoscerla da sempre. Quanta strada abbiamo fatto da allora. Adoro ritagliarmi del tempo con le persone che c’erano nel 1983 e che possono raccontarmi come è nata quella scintilla che ha portato alla fondazione di una ONG a Firenze, come abbiamo mosso i nostri primi passi in Africa, in America Latina e anche in Italia. Da allora siamo cambiati, siamo cresciuti e ci siamo messi continuamente in discussione, ma siamo rimasti noi: un’associazione laica, impegnata in oltre 20 paesi nel Mondo, Italia inclusa, a fianco della società civile e delle comunità per sostenere i gruppi più emarginati e discriminati nelle loro richieste e nelle loro battaglie. Per la giustizia sociale, la pace, l’inclusione, l’antirazzismo, il contrasto ai crimini d’odio, i diritti umani, i diritti delle donne, l’equità tra i generi, la democrazia, la transizione ecologica. Oggi COSPE attiva ogni anno risorse per circa 11 milioni di euro, più di 100 contratti di personale solo dall’Italia (senza considerare quelli delle sedi estere), collabora con oltre 1300 organizzazioni della società civile in tutto il mondo, ha 110 progetti attivi in cui coinvolge ben oltre 90mila persone, soprattutto donne, in più con la sua scuola forma oltre 200 studenti e studentesse ogni anno. In COSPE ci sentiamo facilitatori di dialogo, sognatori, promotori di cambiamento. Io sono cresciuta tantissimo nei miei quasi 20 anni di COSPE, associazione in cui mi riconosco dal primo giorno ed ogni giorno e per la quale ho cercato di dare il meglio di me. Il COSPE di oggi si trova ad affrontare una complessità molto diversa da quella dei primi anni. Navighiamo in un mare in tempesta, il nostro è un tempo volatile, incerto, i cambiamenti sono rapidi e instabili, le cause degli squilibri mondiali sono sempre più concatenate e le minacce si concretizzano ancora prima di individuarle. Per questo noi ci interroghiamo ogni giorno. Su come essere davvero coerenti rispetto alla nostra missione. Su come rendere sempre più efficace la nostra azione. Su come interpretare le nostre sfide, su quali leve agire, su come lavorare al meglio e rendere conto in modo trasparente di quello che facciamo. A quarant’anni siamo un’organizzazione matura, con tante esperienze e credibilità, ma è importante continuare a interrogarci su come superare la contraddizione tra sogno e regole, su come decolonizzare il nostro sguardo, su come essere sempre più sistemici nel promuovere il cambiamento. Ops… dovevo parlare di bilanci. Dai, sarà per la prossima volta!
Giulia:
Ringraziamo Francesca Pieraccini la nostra direttrice generale per questo “non-bilancio” e vi ricordiamo che i corsi della scuola COSPE sono attivi tutto l’anno e vi daranno basi teoriche e pratiche per lavorare nella cooperazione internazionale. Scoprite i corsi su scuola.cospe.org
Per chiudere la nostra puntata di presentazione abbiamo raccolto alcune voci di colleghe e colleghi che hanno visto crescere COSPE in questi quarant’anni.
Audio testimonianze.
1) Sono Silvia Ricchieri e lavoro con COSPE dal 1984. Allora creammo il COSPE dai comitati della pace. Eravamo dei comitati di strada che lottavano contro gli F16 (si chiamavano allora, ora siamo siamo arrivati agli F40 credo). Creammo COSPE mettendo insieme tanti comitati di solidarietà, con il Salvador, il Nicaragua, il comitato anti-haparteid e il comitato di solidarietà con l’Eritrea, con il quale ho conosciuto il mio attuale marito. Ora ho una certa età e quindi ormai lavoro abbastanza poco con COSPE, sto andando in pensione. Adesso mi trovo a seguire due progetti a Capoverde, però continuo a sostenere la lotta delle donne afghane. COSPE ha avuto tanti progetti in questo ventennio durissimo dell’Afghanistan, ma in cui comunque si poteva fare qualcosa. Erano progetti di sostegno alle donne afghane e ai difensori dei diritti umani. Ora non è più possibile fare niente, ma continuiamo a sostenerle con la solidarietà o piccoli fondi.
2) Sono Umiliana e lavoro nel dipartimento amministrazione. In particolare coordino il gruppo di persone che si occupano della gestione amministrativa dei progetti. Sono rientrata al COSPE da poco più di un anno. “Rientrata” perché sono una vecchia frequenza. Ho conosciuto il COSPE nel 1987, sono partita come volontaria per fare uno stage in Senegal. Dovevo andare in Gambia, ma all’ultimo mi hanno dirottato sul Senegal. Non parlavo nemmeno una parola di francese. Sono andata in Casa Mans, che è il Sud del Senegal, ospite di COSPE (lavorativamente, ma anche come ospite del personale di COSPE che lavorava lì in quel momento). Da allora per anni ho lavorato per COSPE all’estero, in sede, occupandomi anche di aree diverse, non solo in Africa Occidentale, da dove sono emigrata nella parte medio orientale. Poi sono caduta ad occuparmi di questioni amministrative. In questi ultimi mesi che vediamo molto Andrea Natali che si aggira per l’ufficio – perché la persona che si è occupato dei lavori di ristrutturazione – ho pensato spesso a quando era il responsabile della logistica COSPE. All’epoca implementare – ad esempio ricordo il Niger, ma anche Capo Verde – in cui gli acquisti di materiali venivano fatti qua e c’era poi tutta la spedizioni e c’erano le continue incomprensioni con Andrea su quello che volevamo, anche perchè comunicavamo con dei tanks (una sorta di telegrammi, che per i giovani sono roba preistorica), che in alcuni casi dovevamo anche fare un sacco di strada per raggiungere. Ad un certo punto c’erano questi scambi in cui era abbastanza facile non capirsi su quello che si voleva. Un mondo completamente diverso. Quanti sono? Sono 35 anni da quando ho cominciato. La passione però è rimasta la stessa, delle persone e le caratteristiche distintive del COSPE – anche avendo fatto nel tempo scelte di coerenza che abbiamo pagato, rispetto ad altre ong –. Ho sempre apprezzato molto che COSPE abbia mantenuto un’identità molto forte su questo. Tra poco saranno 40 anni dalla fondazione di COSPE, quindi è inevitabile pensare alla persona che ha dato vita per tanti anni a COSPE: Luciana Sassatelli. Per me è stata la persona che mi ha insegnato a lavorare. Quando sono arrivata, dopo essere uscita dall’università, per me era un mondo tutto nuovo, per me è stata una fonte di ispirazione molto forte. Lei e i primi capi progetto che ho avuto in Senegal e che mi sono portata dietro come bagaglio. A maggior ragione Luciana, perchè era una donna e quindi forse, rispetto al capo progetto che ho avuto, c’era una maggiore condivisione di una serie di sentimenti e di punti di vista sulle cose.
3) Sono Gianni Gravina. Lavoro al COSPE dal 1995 e negli anni mi sono occupato di vari questioni, dai progetti di cooperazione internazionale nei Balcani, dove abbiamo cominciato a lavorare prima in Albania, a seguito delle rivoluzioni che ci furono a metà degli anni novanta, e poi in Bosnia Erzegovina a seguito della guerra che patì all’inizio degli anni novanta. Mi sono occupato anche dei temi in Italia degli inserimenti socio-lavorativi soprattutto dei minori stranieri non accompagnati. Oggi mi occupo ancora di questo tema, ma comincerò a lavorare anche sui temi della gestione delle risorse umane, delle persone che lavorano qui all’interno del COSPE. Il mio primo ricordo al COSPE…? Il mio primo colloquio con Giancarlo Malavolti, che all’epoca era il segretario generale del COSPE, in cui parlammo delle mie aspettative e di cosa avrei voluto fare. Quello che più mi colpì fu l’apertura mentale di Giancarlo rispetto alle proposte che io portavo all’epoca e l’idea di inserire questo nuovo gruppo di giovani aspiranti cooperatori/lavoratori del COSPE che in quegli anni avevano cominciato a prendere contatto con questa organizzazione. Molti di loro sono ancora al COSPE: Fabio Laurenzi, Anna Meli, Camilla Bencini e tanti altri.
4) Sono Sara Malavolti e sono l’assistente del dipartimento programmi estero, ormai in questo ruolo da vari anni. Però a COSPE ho fatto varie cose. Sono arrivata nel 1996, se non mi sbaglio, per fare una sostituzione alla segreteria. Dovevo stare solo un mese. Raffaella – la segretaria dell’epoca e anche attuale – era impegnata in altre attività e quindi mi avevano chiamato per fare una sostituzione. E poi… da cosa nasce cosa, sono rimasta fino ad oggi. Ho assistito anche al trasloco di COSPE da via della Colonna a dove siamo attualmente. Mi sono occupata anche dei corsi di italiano L2 al Centro Gandhi, per un periodo… un bel periodo, anche coi bambini. Era un lavoro che mi piaceva molto. Ho lavorato per molto del dipartimento che si occupava delle attività in Italia. Poi, non so bene quando, sono passata sull’estero e sono rimasta lì.
Pamela:
Avete ascoltato il numero zero di Jojoba, il podcast di COSPE.
CHIUSURA: Jojoba è una pianta che nasce e cresce nel deserto, può vivere fino a 200 anni e non appassisce mai. Jojoba è come COSPE, resistente, longeva e green e capace di rinnovarsi. Piantala.