Acqua e sovranità alimentare

a cura di Fundación Abril

Oggi, 22 marzo 2022, si celebra la giornata mondiale dell’acqua e vogliamo riaffermare como l’accesso all’acqua e la sovranità alimentare siano concetti correlati dal fatto che senza acqua non c’è possibilità di coltivare alimenti, essendo un elemento fondamentale per qualsiasi processo produttivo. Per esercitare la sovranità alimentare, l’accesso equo e l’autogestione di questo bene comune essenziale per la vita sono componenti strutturali e strategiche. Di conseguenza, la definizione delle politiche e delle pratiche di sovranità alimentare devono promuovere l’accesso all’acqua in quantità, qualità ed accessibilità adeguate, oltre ad un orizzonte di sostenibilità per il suo mantenimento nello spazio e nel tempo.

Per raggiungere una vera sovranità alimentare, l’acqua deve essere un elemento di autonomia e autogestione della comunità. Le pratiche e le politiche di gestione dell’acqua devono essere al servizio delle famiglie e dei piccoli agricoltori, devono adattarsi agli ecosistemi locali con tecniche e tecnologie adeguate da loro gestite, che hanno cura del territorio, della biodiversità e dell’ambiente, senza sprechi e contaminazione dei corpi idrici. Avendo come fine ultimo l’irrigazione di produzioni alimentari sane e diversificate, che alimentino la vita delle comunità in sicurezza alimentare, e non l’estrazione di materie prime o lo sviluppo dell’agrobusiness.

In questo senso, è importante rafforzare l’agricoltura familiare e le comunità contadine in modo che ottengano un accesso equo all’acqua sia in termini di infrastrutture e tecnologie, sia in termini di gestione e governance.

Con questa visione si sono sviluppate le azioni del progetto Pachamama. Le comunità e le organizzazioni di produttori coinvolte affrontano la scarsità d’acqua e lottano per mantenere l’irrigazione costante dei loro raccolti, per garantire la loro sicurezza alimentare e reddito economico. La Fundación Abril ha deciso di affrontare questi problemi attraverso l’implementazione di sistemi di raccolta dell’acqua piovana per garantire una fonte aggiuntiva di acqua di qualità e promuovere la capacità di stoccaggio e l’autogestione dell’acqua e quindi l’autonomia delle famiglie e delle comunità produttrici.

L’atto della raccolta dell’acqua piovana è un’azione proattiva e strategica di resilienza, resistenza e adattamento alla scarsità idrica, che consente fondamentalmente di immagazzinare acqua durante la stagione delle piogge per essere utilizzata nella stagione secca, ma allo stesso tempo fornisce alle famiglie e alle comunità capacità di stoccaggio dell’acqua. In questo modo si aumenta la disponibilità di acqua per usi produttivi, ma sostanzialmente si lavora con le famiglie e le comunità sull’importanza di generare soluzioni ai problemi a partire dalla partecipazione attiva e dal lavoro in comune in tutte le fasi di attuazione dell’acqua sistemi di raccolta dalla pianificazione, costruzione, funzionamento e manutenzione.

Nel corso del progetto sono stati realizzati 31 sistemi di raccolta dell’acqua piovana (famigliari e comunitari) beneficiando oltre 200 famiglie di piccoli produttori agricoli. L’acqua piovana è il bene comune. Non è più un privilegio dato dalla posizione geografica di una comunità vicino a una fonte d’acqua o dall’accesso ad infrastrutture idrauliche. La decisione sull’uso dell’acqua piovana spetta alla comunità, la costruzione e l’installazione dei serbatoi di raccolta dell’acqua piovana è comunitaria, così come la formazione e la sostenibilità del sistema per garantire una gestione e un funzionamento adeguati e responsabili di questi sistemi. I sistemi di raccolta dell’acqua piovana sono un’alternativa decentralizzata ed a basso costo che consentono anche una maggiore partecipazione delle donne nella gestione dell’acqua. Soprattutto le donne sono state beneficiate dalla raccolta dell’acqua piovana avendo un accesso autonomo a una fonte idrica, che innesca una serie di decisioni per l’uso dell’acqua, soprattutto finalizzato alla produzione agroecologica di piccola scala, per garantire la sicurezza alimentare delle loro famiglie e comunità, e contribuendo quindi alla sovranità alimentare.