Ricordando Ali Rashid: voce lucida e instancabile per la giustizia e la pace
Con profondo dolore abbiamo appreso della morte improvvisa di Ali Rashid, avvenuta ieri a Orvieto, città in cui viveva da diversi anni. Figura autorevole e al tempo stesso profondamente umana, Ali ha rappresentato per molti — anche per noi di COSPE — un punto di riferimento imprescindibile nella comprensione e nella difesa dei diritti del popolo palestinese.
Nato in Giordania da una famiglia palestinese originaria di Lifta, cittadina simbolo della Nakba e della deportazione della popolazione palestinese del 1948, Ali ha incarnato per tutta la vita la memoria viva di quell’esilio forzato, trasformandola in impegno civile, politico e culturale. È stato Segretario Generale della Delegazione Palestinese in Italia, vero e proprio ambasciatore prima della costituzione dell’Ambasciata Palestinese a Roma. Prima ancora, era stato segretario nazionale dell’Unione Generale degli Studenti Palestinesi e membro dell’Unione Generale degli Scrittori e dei Giornalisti Palestinesi. In Italia è stato anche deputato con Rifondazione Comunista.
Molti anni fa gli proponemmo con gratitudine di diventare Socio Onorario di COSPE, un riconoscimento che accettò con umiltà e affetto, a testimonianza del legame che ci univa nei valori e nelle battaglie comuni. Anche se non direttamente attivo con noi negli ultimi tempi, ogni volta che ci incontravamo ci chiedeva con sincero interesse notizie sul nostro lavoro, segno di un impegno che non si è mai interrotto davvero.
Ali ha rappresentato un raro esempio di coerenza, chiarezza e coraggio. Lucido nelle analisi, sereno nei toni, fermo nelle sue posizioni pacifiste, è sempre stato in grado di denunciare le gravi responsabilità storiche e attuali dello Stato di Israele, della comunità internazionale e dei paesi arabi, senza mai giustificare o legittimare il ricorso alla violenza da nessuna delle parti coinvolte.
Vogliamo ricordarlo con le sue stesse parole, tratte da un articolo pubblicato pochi mesi fa su Articolo 21:
“Come in una discarica, sono finiti a Gaza gli abitanti della costa meridionale della Palestina, vittime della pulizia etnica. Secondo i nuovi storici israeliani, per svuotare ogni città o villaggio palestinese furono compiuti piccoli o grandi massacri, lo stesso è avvenuto nei luoghi dove sono sorte le nuove città e insediamenti intorno a Gaza che sono stati teatro degli ultimi eccidi compiuti da noi palestinesi.
Mi addolora il fatto che abbiamo adottato il terrore e l’orrore che abbiamo subito per affermare il nostro impellente diritto alla vita. Ma questa catena di morte è inarrestabile?
Eppure una volta eravamo fratelli e abbiamo provato la ricchezza e i vantaggi della convivenza e del rispetto reciproco.
Ci stiamo trasformando tutti in vittime e carnefici per la gabbia del finto stato nazionale con confini discriminatori sempre più stretti e selettivi e in nome di fasulle razze e convenienze, di banali appartenenze e schieramenti.
La ragione, l’umanità, la vita ci supplicano a dire no alla guerra! Non siamo condannati a farci a pezzi rassicurando tutti per un proprio futuro!”
In queste parole c’è tutto Ali Rashid: la profondità dello sguardo, il coraggio della verità, il desiderio intenso pace e dignità.
Oggi, 15 maggio, nella giornata della Nakba e durante il presidio per Gaza organizzato da Amnesty International davanti alla Farnesina, ricorderemo Ali e il suo impegno. Sarà il nostro modo per dirgli grazie, per onorare la sua memoria, per rilanciare il suo messaggio di giustizia, umanità e speranza.
Ali Rashid non è più con noi, ma la sua voce continua a parlare, e ci guida.
15 maggio 2025
(C) Foto: articolo21