Gaza: finalmente il cessate il fuoco ma ora aiuti e osservatori subito
Firenze, 17 gennaio 2025 – Con il cessate il fuoco entrato in vigore oggi tra Israele e Hamas, una pausa momentanea dalle devastazioni sembra finalmente possibile. Tuttavia, COSPE sottolinea che questo passo, benché essenziale, è tragicamente in ritardo per le migliaia di vite palestinesi distrutte dal genocidio israeliano. Per oltre 15 mesi, la popolazione di Gaza ha subito incessanti bombardamenti, sfollamenti e privazioni di beni essenziali, con un impatto devastante su un’intera generazione. Le testimonianze raccolte parlano di famiglie spazzate via, abitazioni rase al suolo e un sistema sanitario e infrastrutturale al collasso. Bambini e bambine hanno perso la vita per fame e per mancanza di cure mediche adeguate, conseguenze dirette del blocco illegale imposto da Israele.
Per garantire trasparenza e documentare le violazioni dei diritti umani, COSPE si unisce alle richieste di Amnesty International per l’immediato accesso nella Striscia di Gaza di giornalisti stranieri e osservatori indipendenti. La loro presenza è cruciale non solo per raccogliere testimonianze delle violazioni dei diritti umani, ma anche per verificare l’arrivo degli aiuti umanitari, che Israele ha troppo a lungo ostacolato.
Inoltre, è quanto mai necessario che il Governo italiano riprenda un ruolo maggiormente attivo nella risoluzione di questa crisi, attraverso la riattivazione del sostegno da parte del Ministero degli Esteri e dell’Agenzia italiana per la cooperazione italiana (AICS), sbloccando i fondi per l’emergenza umanitaria che le ong italiane in Palestina (attraverso le piattaforme AOI, AOI, CINI e Link2007, assieme alla Piattaforma OSC in Medio Oriente e Mediterraneo) stanno aspettando già da tempo per poter riprendere al meglio l’operatività a Gaza in Cisgiordania. Si tratta di 10 progetti di emergenza (5 a Gaza e 5 in Cisgiordania e Gerusalemme Est), già approvati dall’AICS nel giugno 2023 ma ancora fermi.
“Non c’è tempo da perdere. Gli stati terzi devono esercitare ora più che mai la massima pressione su Israele affinché rispetti i suoi obblighi internazionali” dichiara Anna Meli, presidente di COSPE. “È necessario consentire subito l’ingresso di aiuti, medicinali, cibo e materiali per la ricostruzione delle infrastrutture critiche, come gli ospedali. Va immediatamente ripristinato l’ingresso di un numero di 600 camion di aiuti al giorno, quota minima essenziale per poter rispondere alle prime esigenze umanitarie”.
Perché il cessate il fuoco non sia un semplice palliativo, COSPE ribadisce l’urgenza di affrontare le cause profonde del conflitto. Questo include la fine immediata del blocco illegale di Gaza e lo smantellamento del sistema di apartheid e occupazione imposti da Israele. Solo così sarà possibile costruire un futuro basato su diritti, uguaglianza e giustizia per palestinesi e israeliani.
Gli stati terzi, tra cui l’Italia, hanno un ruolo cruciale: devono porre fine all’impunità di Israele e assicurare che i responsabili di crimini contro l’umanità siano chiamati a rispondere davanti alla giustizia internazionale.
Per le vittime, giustizia e riparazione rimangono gli unici percorsi per iniziare a sanare le ferite profonde di questo conflitto.
COSPE continuerà a monitorare la situazione e a lavorare con le comunità locali per sostenere la popolazione di Gaza e promuovere soluzioni sostenibili e giuste per tutti.