COSPE: la Giornata internazionale del migrante serva per ribadire che la libertà di movimento è un diritto.

Ogni lavoratore migrante e ogni membro della sua famiglia ha il diritto di essere riconosciuto ovunque come persona di fronte alla legge,” afferma l’articolo 24 della Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie, adottata dalle Nazioni Unite il 18 dicembre 1990 ed entrata in vigore nel 2003.

A più di 20 anni dall’entrata in vigore della Convenzione, il panorama mondiale appare segnato da crescenti violazioni, criminalizzazione e discriminazione nei confronti dei migranti. È urgente ribadire con forza la necessità di politiche basate sulla dignità, sull’uguaglianza e sul rispetto dei diritti umani universali, opponendosi a una deriva che privilegia la repressione e l’esclusione.

Le politiche europee sancite dal Patto sulla Migrazione e l’Asilo rappresentano un modello fallimentare. L’aumento delle misure di contenimento, detenzione ed esternalizzazione dei controlli non solo tradisce i valori fondanti dell’Unione, ma si è dimostrato inefficace. Dall’altra parte dell’Atlantico, negli Stati Uniti e in Messico, strategie simili, come il mantenimento del “Titolo 42,” continuano ad aggravare la crisi umanitaria, costringendo migliaia di persone a vivere in condizioni inumane nei centri di detenzione e a subire espulsioni forzate. In Sudafrica, politiche repressive e crescenti atti di xenofobia hanno peggiorato le condizioni dei migranti, molti dei quali fuggono da situazioni di estrema precarietà nei loro paesi di origine, come il Malawi, affrontando rischi enormi.

Queste politiche, sostenute da un’industria milionaria di sistemi di controllo e sicurezza, non fermano i flussi migratori ma contribuiscono a incrementare l’arbitrio delle forze di polizia, alimentare la fabbrica della paura e limitare drasticamente i diritti fondamentali delle persone. Le frontiere, invece di proteggere, continuano a uccidere lungo rotte sempre più pericolose.

Di fronte a questo scenario, si moltiplicano le richieste di visti regolari e procedure eque per l’ingresso legale. Salutiamo con favore e solidarietà le associazioni senegalesi, come la rete REMIDEV, che il 15 dicembre scorso hanno marciato a Dakar per chiedere procedure per il rilascio di visti giuste ed eque, offrendo un esempio di resistenza e speranza.

COSPE ribadisce il suo impegno al fianco delle associazioni e delle attiviste/i per garantire il diritto alla mobilità a tutte le persone, indipendentemente dalla loro origine o status giuridico. Crediamo fermamente che la giustizia e l’uguaglianza non debbano essere un privilegio, ma un diritto universale. Dobbiamo costruire un futuro in cui nessuno sia costretto a rischiare la propria vita per cercare dignità e sicurezza. Un futuro in cui la libertà di movimento sia una realtà, non un privilegio per pochi.

Nella foto la manifestazione di Dakar 15/12/2024 

16 dicembre 2024