Passaporti, Basta privilegi
COSPE aderisce alla campagna lanciata da Voci Globali e Articolo 21 e per le afgane a rischio chiede l’evacuazione immediata
Oggi si celebra la giornata internazionale del migrante, ma sappiamo che purtroppo il diritto alla mobilità così come il diritto di asilo sono ogni giorno violati in molti stati a partire dalla Fortezza Europa. “Famiglie intere portano sulla pelle i segni dello stesso rotolo di filo spinato che hanno cercato di attraversare più volte. Il ringhio che a volte sentiamo risuonare dalla televisione, la chiamata propagandistica all’odio che corre sui titoli di alcuni giornali, è solo un’eco lontana per quegli uomini e quelle donne e quei bambini che l’Europa costringe a vivere nel fango, a respirare gas lacrimogeno e a morire annegati nel mare come nei fiumi dei Balcani -scrive il Presidente dell’Associazione Carta di Roma, Valerio Cataldi, nella prefazione dell’ultimo Rapporto “Notizie ai Margini”.
Si moltiplicano i fondi destinati al “controllo delle frontiere” e poi si lanciano programmi di contrasto all’immigrazione irregolare, quando è ovvio che la prima misura di contrasto, anche per arginare l’odioso fenomeno del traffico di essere umani, sarebbe quella di aprire canali regolari di accesso, ripristinare flussi di ingresso regolari, insomma rivedere appunto le politiche sui visti.
Come si riporta nel testo della campagna “Passaporti, Basta Privilegi” – Non si tratta semplicemente di cittadini di serie A e cittadini di serie B. Il discrimine, piuttosto, è tra cittadini/individui liberi e cittadini/individui tenuti “in catene”. E per i quali, spesso, l’unico modo per liberarsi dal giogo è tentare la sorte, tirando a dadi lungo la strada del deserto, quella del Mediterraneo, quella dei confini armati, murati, spinati.
Stessa sorte che condividono con i migranti anche i richiedenti asilo, che nonostante la firma e ratifica degli stati delle Convenzioni internazionali vengono costretti alla fuga attraverso vie ulteriormente insicure, aggiungendo dramma al dramma della migrazione forzata.
“In tutto il mondo, gli individui coraggiosi e le loro organizzazioni in prima linea nella lotta per i diritti umani hanno un disperato bisogno di un rifugio sicuro e di urgenti aiuti umanitari salvavita, ma affrontano vaste barriere alla protezione“, ha affermato il relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti alla libertà di riunione pacifica e di associazione, Mr. Clément N. Voule.
Gli esperti delle Nazioni Unite e delle organizzazioni regionali in materia di diritti umani hanno rilasciato il 10 dicembre scorso una dichiarazione congiunta che invita gli Stati a rafforzare gli sforzi internazionali per sostenere e proteggere gli attori della società civile che sono sempre più presi di mira in ambienti repressivi e potenzialmente letali.
Il pensiero di noi di COSPE è andato immediatamente ai colleghi e alle colleghe afgane che non siamo ancora riusciti a far evacuare dal paese, ai familiari di quelli arrivati in Italia ad agosto, che si trovano tutti costretti a nascondersi e lanciano gridi di allarme quotidiani che non trovano la stessa attenzione mediatica e politica di questa estate.
Nella dichiarazione, gli esperti hanno invitato gli Stati a rispettare i loro obblighi internazionali e facilitare l’accesso alla protezione internazionale agli attori della società civile in fuga dalla violenza, compreso il riconoscimento dello status di rifugiato e altre forme di protezione, come il rilascio di visti di emergenza.
Lo scorso agosto, in coordinamento con AOI e insieme ad altre ong, siamo riusciti a far arrivare in Italia un gruppo di 42 persone tra attivisti e attiviste, giornalisti indipendenti, avvocate, collaboratori a vario titoli di organizzazioni internazionali. Sono le donne, rappresentanti di minoranze e le voci della società civile e tutti coloro che hanno lavorato per un’Afghanistan democratico nelle scuole, nella sanità, nella società e si sono da sempre opposti al regime totalitario e al pensiero integralista dei talebani.
Riteniamo oggi profondamente ingiusto che milioni di persone restino prigioniere nei loro Paesi e siano private della possibilità di beneficiare del diritto fondamentale all’asilo, come per altri al diritto alla mobilità di cui gode una parte esigua della popolazione mondiale.
È doveroso, come esseri umani, garantire loro sicurezza e libertà.
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Photo by Francesca Tirico on Unsplash