Una vita in isolamento: tre rapporti e story map sulle condizioni di vita in Palestina

“Una vita in isolamento” è la prima di tre serie di rapporti redatti da COSPE in collaborazione con Giuristi Democratici, CNR-ISGI, Operazione ColombaAssociazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Aveprobi (Associazione Veneta dei Produttori Biologici e Biodinamici), insieme alle organizzazioni palestinesi Al Haq, PYU (Palestinian Youth Union) e ACAD  (Arab Center for Agricultural Development). I rapporti, realizzati tra il 2019 e il 2020, raccolgono e denunciano le violazioni dei diritti fondamentali perpetrati dallo Stato di Israele sulla popolazione palestinese, con specifico riferimento al diritto alla terra, all’accaparramento di risorse naturali, alla libertà di movimento, al diritto alla salute, all’accesso al lavoro. Da oggi i rapporti e le relative story map sono disponibili sul sito: palestina.cospe.org.  

Nel territorio palestinese occupato, le politiche e le pratiche di Occupazione portate avanti da Israele – riconosciuta formalmente dalle Nazioni Unite come Potenza Occupante dal 1967 in accordo al Diritto Internazionale- si concretizzano in una rapida e continua espansione di colonie ed avamposti illegali, che gradualmente frammentano il territorio palestinese, isolandone le comunità e disgregando la popolazione.

La frammentazione territoriale che vive la Cisgiordania è infatti un fenomeno che ha effetti devastanti sulla vita quotidiana dei palestinesi. La libertà di movimento è stata ridotta dal crescente numero di colonie, checkpoint, zone militari chiuse al transito e dal Muro di Separazione, che costringono gli individui a un’esistenza relegata in piccoli spazi, costringendo intere comunità a riorganizzarsi e a fare i conti con il loro isolamento. Nei casi peggiori, per molte persone, questo si traduce nella creazione di “non luoghi” di assoluta solitudine, in cui la propria casa o il proprio villaggio si trasformano in vere e proprie prigioni a cielo aperto.

Enclavi nelle enclavi, queste realtà sono tuttavia abitate ed animate, e se da un lato le storie di comunità, famiglie e individui raccontano sofferenze e continue difficoltà, d’altro canto le pratiche di vita quotidiana riflettono la determinazione e la volontà del popolo palestinese di continuare ad abitare la propria terra.

Le voci ed i volti delle storie che presentiamo, frutto di ricerche e di dati rigorosamente comprovati da fonti ufficiali di livello internazionali, raccontano di diritti negati, ma anche di storie di resilienza, una resilienza non-violenta con profonde radici nel passato, ereditata da padri e nonni, praticata nel presente, e proiettata nel futuro attraverso le nuove generazioni.

Questa prima serie è composta da tre documenti: “Intrappolati in uno spazio aperto: l’isolamento di Nabi Samwil e Beit Iksa”; “Lost Connection: l’incessante ricerca di serenità della comunità di Tuba”; “Famiglie spezzate e luoghi paradossali nei territori palestinesi occupati”.

Si tratta di tre rapporti accumunati da storie e voci raccolte sul campo, approfondimenti di tipo giuridico sui diritti violati, dati, una ricca biblio e sitografia e raccomandazioni finali per porre fine alle violazioni del Diritto Internazionale, indirizzate alla comunità internazionale, alla UE e alle istituzioni italiane. 

Altre due serie, composte di altri report e story-map, sono in corso di realizzazione e saranno rese pubbliche nel corso del 2021.


Sinossi prima serie –  “Una vita in isolamento”.

-Intrappolati in uno spazio aperto: l’isolamento di Nabi Samwil e Beit Iksa. (Guarda la story map)

I villaggi palestinesi di Beit Iksa e Nabi Samwil si trovano nell’area a Nord Ovest di Gerusalemme e sono situati su alture che dolcemente discendono in estese vallate e convergono naturalmente verso la vicina città Santa. Apparentemente in luoghi sereni ed estremamente piacevoli da vivere, in realtà le due comunità abitano in isolamento. Israele, in quanto Stato occupante di questi territori secondo il Diritto Internazionale, è il responsabile dell’isolamento di queste aree ed ha adottato politiche e pratiche che hanno alterato, in maniera negativa e sempre meno reversibile, la vita presente e la prospettiva futura di queste comunità, violandone i loro diritti fondamentali.

-Lost Connection: l’incessante ricerca di serenità della comunità di Tuba (Guarda la story map)

Dal villaggio palestinese di Tuba, la distesa di dune desertiche che lo circonda su due lati sembra quasi non avere fine. Il naturale isolamento del villaggio era, tempo fa, una vera benedizione per la sua comunità di pastori, fino a che l’inizio dell’occupazione militare israeliana ne ha stravolto totalmente l’esistenza. Oggi, gli abitanti del villaggio di Tuba, perso tra le colline a Sud di Hebron, nella Cisgiordania meridionale, ricercano la serenità perduta, vivendo sulla loro pelle discriminazioni quotidiane, tanto insopportabili quanto impunite.

-Famiglie recise e luoghi paradossali nei territori palestinesi occupati. Guarda la story map)

Nel territorio palestinese, l’occupazione militare e civile di Israele si sostanzia di politiche e pratiche di carattere discriminatorio, che nei fatti dividono il popolo palestinese e ne frammentano la terra natia. La conseguenza è evidente: disgregazione del tessuto sociale e rimozione forzosa di diverse comunità, assegnando e dedicando sempre più terra e risorse alle colonie ed agli avamposti illegali israeliani definiti tali dal Diritto Internazionale e da diverse risoluzioni ONU. Nel rapporto, si descrive la creazione di luoghi paradossali ed inabitabili, al limite dell’immaginazione.

I rapporti integrali e le relative story-map (versione virtuale con foto e video) sono state inviate a un’ampia mailing list di associazioni della società civile, istituzioni, rappresentanti politici e accademici ed è a disposizione sul sito palestina.cospe.org.

 

18 dicembre 2020